Una lavanderia capace di lavare e stirare in un giorno fino a 50mila pezzi di biancheria piana, 15mila indumenti, 3.700 divise da lavoro. E di aumentare lo scorso anno il fatturato del +9,22 per cento. Eureka non è una azienda qualunque; è una cooperativa sociale di tipo B, con una struttura di 150 soci-lavoratori, di cui il 35% sono persone in situazione di svantaggio (con disabilità, disagio psichiatrico, oppure con problemi di dipendenza) e quindi soggetti fortemente a rischio di esclusione dal mercato del lavoro. Una realtà nata oltre vent’anni fa, ma che ha avuto un rilancio importante nel 2006, con alcune scelte organizzative e strategiche che oggi (20 marzo) ha mostrato in un open day nel nuovo stabilimento trevigiano.
Nella zona industriale di Castelfranco Veneto, Treviso, questa è la più grande lavanderia italiana per il settore delle case di riposo: oggi ha “in carico” 12mila posti letto.
Qui si concentrano innovazione e tecnologia, compreso un brevetto per la tracciabilità elettronica degli indumenti. Lo scorso anno, ad esempio, per andare incontro alla richiesta di noleggio di biancheria tecnica, Eureka ha sviluppato il “letto termoregolante”: lenzuola e coperte in grado di mantenere la temperatura naturale del corpo. In più, fornisce questa nuova biancheria da letto colorata, per portare vivacità ed allegria nelle stanze degli ospiti.
Prima ancora era stato messo a punto un sistema brevettato di tracciabilità elettronica Q-code degli indumenti degli ospiti delle case di riposo al quale si è aggiunto Metricon, un sistema automatizzato di asciugatura e selezione dei capi, l’unico di questo genere in Italia.
Eureka è organizzata secondo i criteri del “pensiero snello”, ha la certificazione Sistema Gestione Qualità, il sistema di analisi che assicura una sanificazione microbiologica dei tessuti, e si si sta certificando per il sistema di gestione ambientale. Fa capo al Consorzio In Concerto, che dà lavoro a circa 1.500 persone nel territorio della Castellana, attraverso una rete composta da 22 cooperative sociali di tipo A e B.
Oggi, all’open day, ha raccontato la sua storia di impresa sociale, che negli anni ha saputo fare rete con il territorio, creare posti di lavoro e generare economia.
Negli ultimi anni, la cooperativa ha consentito non solo l’occupabilità di soggetto svantaggiati (secondo la L.381/91), ma anche un’occasione lavorativa per molte persone disoccupate del territorio. «In particolare negli ultimi anni di difficoltà economica, Eureka è invece cresciuta e ha avuto la possibilità di offrire posti di lavoro a molte persone prive di reddito, a causa della chiusura di importanti aziende del territorio e spesso assistite dai Comuni di provenienza perché ridotte al lastrico – si legge sulla presentazione della coop – La cooperazione sociale si è dimostrata in questo caso una soluzione imprenditoriale adatta a soddisfare anche alle nuove emergenze della Comunità».
Una “impresa sociale”: che opera cioè nel mercato, inserita in un ambiente competitivo, dove deve cercare di emergere offrendo un servizio di qualità e a prezzi concorrenziali, cercando l’equilibrio economico e rapportandosi con norme, contratti e istituzioni tradizionali; ma sociale perché ha un obiettivo che ha a che fare non solo con il sostentamento economico dell’impresa e con la soddisfazione dei propri soci, ma guarda all’intero territorio.