Allo stadio Menti il ricordo di Armando Frigo, calciatore eroe vittima del nazifascismo

“Ricordiamo Armando Frigo non come calciatore, ma come vittima del nazifascismo. E in consiglio comunale abbiamo riconosciuto all’unanimità la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, la quale porta tramite me i suoi saluti a tutti i cittadini. Liliana Segre è il simbolo di ciò che è stata la violenza degli stati totalitari e della posizione molto chiara dell’amministrazione contro ogni totalitarismo e ogni forma di fascismo. Da oggi il ricordo di Armando Frigo rimarrà per sempre nella storia della città di Vicenza. Abbiamo scelto infatti di porre la lapide muraria nella facciata d’ingresso, vincolata dalla Soprintendenza e salvaguardata anche a fronte di eventuali ristrutturazioni”.

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Queste le parole pronunciate nei giorni scorsi dal sindaco di Vicenza Francesco Rucco (foto sopra) davanti allo stadio Menti nel corso della breve cerimonia di scoprimento della lapide muraria dedicata alla memoria di Armando Frigo, giovane calciatore del Vicenza ed eroe dimenticato della Seconda guerra mondiale.

Parole dette in vista del 25 aprile, festeggiato e celebrato con una breve cerimonia al Museo del Risorgimento e della Resistenza. La lapide è stata posta in prossimità dell’ingresso dello Stadio e all’esterno delle mura. Alla cerimonia di scoprimento hanno preso parte, oltre al sindaco, il consigliere comunale Ivan Danchielli, il sindaco di Roana Elisabetta Magnabosco, il direttore generale del LR Vicenza Paolo Bedin e alcuni parenti e amici di famiglia di Armando Frigo, tra i quali la nipote Donata Frigo.

Nato a Clinton nell’Indiana nel 1917 da genitori emigranti originari dell’Altopiano di Asiago, Armando Frigo rientrò in Italia all’età di 8 anni con la famiglia e si stabilì a Vicenza, dove intraprese una brillante carriera di calciatore giocando nel Vicenza, squadra con cui debuttò come professionista nel 1935, nella Fiorentina, con la quale vinse la Coppa Italia insieme all’amico Romeo Menti, ed infine con la Juventus e lo Spezia.

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Arruolatosi nell’esercito nel 1941 pur potendo beneficiare della dispensa in quanto calciatore professionista, Armando Frigo fu inviato in zona di guerra nell’attuale Montenegro, alle Bocche di Cattaro, sull’allora costa dalmata. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, gli fu ordinato di difendere con i suoi uomini la strada tra Crkvice e Ledenice, ma a distanza di un mese fu costretto ad arrendersi alle truppe di occupazione tedesche per la mancanza di munizioni e viveri.

Rifiutatosi di togliere le mostrine da ufficiale, nonostante le richieste dei suoi soldati e ben sapendo che, dopo l’8 settembre, la sorte degli ufficiali italiani che venivano catturati era irrimediabilmente segnata, Armando Frigo fu sommariamente processato e fucilato dai nazisti il 10 ottobre 1943, sacrificando la sua vita per salvare quella dei suoi uomini, che per un mese avevano resistito eroicamente a Crkvice, consentendo agli Alpini della “Taurinense” di mettersi in salvo e arrendendosi solo dopo aver sparato l’ultima cartuccia.

Dei quattro ufficiali che sacrificarono la propria vita solo uno, per ragioni legate alla procedura burocratica di conferimento, fu decorato con la medaglia d’oro al valor militare, mentre il vicentino Armando Frigo è rimasto uno dei tanti eroi dimenticati della Seconda guerra mondiale.

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