In Veneto il 38% delle aziende zootecniche non è servito dalla banda larga: una stalla su 3 è senza connessione. Le reti infrastrutturali – fa sapere Coldiretti regionale – sono necessarie per rendere più agevole l’attività di allevamento, che si svolge spesso in aree disagiate, cogliendo le opportunità di vengono dalle nuove tecnologie dalla mungitura robotizzata alla gestione informatizzata dei pasti degli animali, dal controllo on line degli animali al pascolo contro gli smarrimenti fino alla verifica continua dello stato di salute della mandria.
“Nei territori dove il servizio di telecomunicazioni è assente – dice Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto – gli allevatori non possono neppure procedere con pratiche smart come la semplice iscrizione all’anagrafe zootecnico”. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Veneto sull’ultimo report dell’Istat sull’uso delle tecnologie negli allevamenti di mucche, bufale, maiali, pecore e capre.
La dotazione di reti infrastrutturali e servizi di telecomunicazione, accompagnata dall’accesso alla rete internet ad alta velocità (banda larga), è condizione essenziale – sottolinea la Coldiretti – per lo sviluppo delle zone rurali per ridurre l’isolamento, migliorare la qualità della vita e permettere agli agricoltori e agli allevatori di continuare a lavorare anche nelle aree più interne ed isolate del Paese. Una condizione per fermare l’abbandono delle aree interne e di montagna dove quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.
L’allevamento veneto – evidenzia la Coldiretti – è un importante comparto economico che vale oltre 2 miliardi di fatturato pari a 36,6% della produzione lorda vendibile agricola regionale. L’accesso a una connettività veloce e affidabile, la presenza di addetti e imprenditori con le competenze necessarie a usare strumenti tecnologici evoluti, la scelta del digitale come investimento necessario anche se costoso, sono – evidenzia l’analisi di Coldiretti – elementi di innovazione per la competitività e la sostenibilità delle produzioni delle aziende zootecniche, che però soffrono ancora un forte divario digitale. Per quanto riguarda i sistemi o i macchinari di zootecnia di precisione introdotti nell’attività produttiva, i più diffusi sono i sistemi informatici per la gestione della mandria (47,8%), seguono i sistemi per il monitoraggio dell’attività produttiva e riproduttiva della mandria (41,0%), quelli deputati alla gestione in remoto dell’identificazione degli animali (29,9%) e i robot di mungitura (21,4%).
“Per il rilancio dell’Italia nell’era post Covid è importante superare il digital divide che spezza il Paese fra zone servite dalla banda larga e altre invece no, fra città e campagne, per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “ogni giorno facciamo i conti con insostenibili ritardi sulle infrastrutture per questo occorre che la fibra e tutti i servizi connessi siano portati nelle aree rurali e messi a disposizione degli imprenditori agricoli per poter usufruire di tutte le opportunità dell’agricoltura 4.0” .
L’agricoltura italiana riveste è una risorsa strategica per avviare una nuova stagione di sviluppo economico e lavoro per il Paese per questo dobbiamo mettere in campo gli strumenti per aiutare tutte le aziende nei processi di innovazione e di maggiore sostenibilità” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “per la ripartenza del Paese è fondamentale l’investimento di 6,31 miliardi per le reti ultraveloci per colmare i ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane previsto dal Recovery plan”.