Con l’emergenza sanitaria e le restrizioni era calato anche il gioco d’azzardo, ma ora i dati mostrano una risalita. Stamattina, 22 giugnoi, i referenti dell’Ulss 2 Marca Trevigiana hanno presentato gli interventi previsti nei prossimi mesi in territorio trevigiano dal piano regionale sul GAP (gioco d’azzardo problematico) verso i giocatori patologici e le loro famiglie, le istituzioni del territorio, le scuole, i medici di medicina generale, la comunità in genere.
Tra le novità che l’Ulss 2 ha messo in campo – come ha spiegato la dott.ssa Amelia Fiorin, psicologa dirigente referente Ambulatorio Gioco d’Azzardo Problematico – c’è il portale indipendo.it che ha l’obiettivo di facilitare l’accesso ai servizi di cura e trattamento attraverso il web, in modo che il dipendente possa superare la barriera del senso di vergogna che accompagna la dipendenza da gioco.
Indipendo.it è uno strumento molto ricco che contiene documenti, vademecum, informazioni per poter prendere consapevolezza della propria situazione o di quella di un proprio famigliare e correre ai ripari attivando gli aiuti che il servizio pubblico offre. Contrastare il gioco d’azzardo patologico si può e ora i Comuni hanno un incentivo in più per mettere a terra azioni concrete di salvaguardia di propri cittadini più fragili.
«È il momento di accendere di nuovo l’attenzione sulle ludopatie – afferma Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana -. Oggi il nostro territorio è più fragile perché le ferite inferte al corpo sociale dalla crisi pandemica, con l’aumento dell’ansia, della depressione, della rabbia, del disadattamento, rischiano di spingere le persone più in difficoltà a cercare cura del disagio in comportamenti patologici come il gioco d’azzardo. Serve pertanto rialzare la vigilanza sul fenomeno e mettere in campo azioni concrete secondo le proprie competenze. I Sindaci possono fare molto».
Effetto pandemia
Il lungo periodo pandemico ha dimostrato che, chiusi i punti gioco per le restrizioni anticontagio, l’azzardo è drasticamente diminuito. Non era scontato, come ha detto il dott. Marcello Mazzo, direttore del Dipartimento per le Dipendenze dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, questa mattina nell’ambito del convegno “Gioco d’azzardo. Dimensioni del fenomeno e possibili azioni di contrasto” promosso dall’Associazione Comuni della Marca Trevigiana. Si pensava che, con la chiusura dei punti giochi sul territorio, i giocatori si sarebbero riversati massicciamente on line, ma così non è stato. A passare dal gioco reale a quello virtuale è stata solo una percentuale bassissima di utenti. E anche il gioco online, durante il lockdown, è calato.
Ma ora sta nuovamente salendo. In assenza, al momento, di dati regionali e locali, sono i numeri di una recente ricerca dell’Istituto nazionale di Sanità, effettuata in collaborazione con altre istituzioni scientifiche, a evidenziare la tendenza: la pratica del gioco d’azzardo, dal 16,3% del periodo prepandemico, è scesa durante il periodo di lockdown al 9,7% per poi risalire al 18% nel periodo di restrizioni parziali. Il gioco d’azzardo nei locali fisici è diminuito dal 9,9% del periodo precedente la pandemia al 2,4% del periodo di lockdown, per poi risalire al 8% nel periodo di restrizioni parziali. Il gioco on line invece passa dal 10% del periodo precedente la pandemia all’8% nel lockdown, per salire al 13% nel periodo di restrizioni parziali.
Durante il lockdown, tra i giocatori il tempo medio dedicato al gioco è aumentato di quasi un’ora. Inoltre, l’1,1% di coloro che hanno dichiarato di non aver giocato prima della pandemia ha dichiarato di aver iniziato a giocare proprio nel periodo di totale restrizione, mentre il 19,7% di coloro che già giocavano ha incrementato l’attività totale di gioco e questo è accaduto più frequentemente ai giovani, ai fumatori, ai consumatori di cannabis e a coloro che avevano un consumo rischioso di alcolici. Anche l’uso di psicofarmaci, la bassa qualità della vita, la scarsa quantità di sonno, la depressione e l’ansia risultano significativamente correlati a un aumento dell’attività di gioco durante il lockdown.
I giochi maggiormente praticati in tutte le rilevazioni si confermano il Gratta e Vinci per il gioco d’azzardo terrestre e per il gioco on line le Scommesse Sportive, il Gratta e Vinci e le Slot Machines.
A conferma dei dati nazionali, gli accessi dei giocatori patologici ai SerD della Marca Trevigiana sono diminuiti di quasi un centinaio di unità nel 2020, rispetto al 2019 e agli anni precedenti: 234, è il dato assoluto, contro i 312 del 2019, ai 354 del 2018, ai 342 del 2017.
Gli interventi
Il gioco d’azzardo, insomma, non è una dipendenza come quella da alcol, droghe, fumo, la cui astinenza spinge il dipendente a ricercare sostanze alternative. Per il gioco vale più il detto popolare: “L’occasione fa l’uomo ladro…”. Eliminate le “occasioni”, il fenomeno diminuisce drasticamente. Per poi – e i dati della ricerca ISS lo evidenziano benissimo – risalire “come prima, più di prima” appena si allentano le restrizioni e si ritorna alla normalità.
Con le percentuali di giocatori che tornano a salire, sono di conseguenza in aumento le persone che di gioco si ammalano. E, in base alle tendenze degli ultimi anni, possiamo ipotizzare che l’incidenza dei giocatori patologici, viste anche le ferite che il periodo pandemico ha lasciato sul corpo sociale, aumenti di parecchio. Già negli anni è, appunto, aumentata. Dati IPSAD rivelano che se nel 2003 i giocatori patologici erano l’1%, nel 2008 erano già saliti al 2,6%. La relazione parlamentare sulle dipendenze 2013-2014 conferma la tendenza all’incremento del gioco patologico. Se il 79% di chi scommette denaro per gioco è considerato esente da rischi, il 14% è classificato a basso rischio, il 4% a rischio moderato e l’1,6% a rischio elevato. Passando dalle percentuali ai numeri assoluti, il fenomeno acquisisce peso. I soggetti a rischio moderato sono 900mila, quelli a rischio elevato 256mila. Dunque, oltre 1,1 milione di persone, nel nostro Paese, può sviluppare comportamenti patologici legati al gioco d’azzardo, trascinando nel baratro intere famiglie.
È proprio ora, ora che i punti gioco hanno riaperto i battenti nell’Italia quasi tutta “bianca”, il tempo giusto per intervenire ed arginare il fenomeno. Per questo, l’Associazione dei Comuni della Marca, in sinergia con l’Ulss 2 Marca Trevigiana, si è mossa con questo convegno che ha l’obiettivo di stimolare nuovamente i Comuni a fare la propria parte attraverso gli strumenti operativi a disposizione come le restrizioni che la legge prevede e le relative sanzioni.
Comuni in difesa dei cittadini
A partire 2017 l’Associazione Comuni, grazie al Gruppo di lavoro Ludopatia, coordinato dall’avvocato Gigliola Osti, in assenza al tempo di leggi regionali, ha fornito ai Comuni trevigiani schemi di regolamento e ordinanze per poter regolamentare la collocazione dei punti gioco e gli orari di apertura sul proprio territorio. Sono stati oltre una cinquantina di Comuni della provincia di Treviso a raccogliere l’opportunità di salvaguardare i propri cittadini più fragili mettendo in campo restrizioni a norma di legge. Poi, nel 2019, sono arrivati due atti normativi della Regione Veneto che hanno uniformato gli interventi su tutto il territorio regionale: la legge regionale 38/2019 e la deliberazione della giunta regionale 2006/2019.
La normativa regionale ha introdotto tre finestre di interruzione di due ore ciascuna (per un totale di 6 ore) dell’attività dei punti gioco per tutelare le fasce più deboli della popolazione: dalle 7 alle 9, dalle 13 alle 15 e dalle 18 alle 20. Ha inoltre previsto il divieto di collocare apparecchi per il gioco in locali che si trovino ad una distanza inferiore di 400 metri dai luoghi sensibili, elencandoli. Ha previsto, tra gli altri, un sistema incentivante per i gestori che non installano o disinstallano tali apparecchi per il gioco d’azzardo, restrizioni alla navigazione internet attraverso la propria rete wireless per impedire l’accesso ai siti web di gioco d’azzardo on line, un’Irap maggiorata dello 0,92% per chi li mantiene, etc. Queste normative, insieme al regolamento e alla delibera proposti dall’Associazione Comuni, hanno la capacità di restringere la possibilità di contatto tra il gioco d’azzardo e cittadini.
«I Comuni che avevano adottato il regolamento e la delibera proposti dall’Associazione Comuni prima della normativa regionale – ha spiegato l’avv. Gigliola Osti – devono ora sostituire i precedenti atti con i nuovi schemi che abbiamo aggiornato integrandoli con le disposizioni regionali e inviato loro già a dicembre 2020. Per i Comuni che non hanno adottato questi atti, ricordo che le disposizioni regionali sono immediatamente applicabili in tutta la Regione senza la necessità di recepimento da parte dei Comuni. Auspichiamo comunque che vengano adottati anche i nuovi schemi di regolamento e ordinanza dell’Associazione Comuni rendendo la normativa finalizzata al contrasto del gioco d’azzardo più restrittiva».
Infatti, il regolamento proposto dall’Associazione Comuni prevede 15 ore di chiusura dei punti gioco al giorno, non solo 6 come la normativa regionale, stabilendone la chiusura anche dalle 22 alle 7 (periodo che poi si allunga fino alle 9 per la normativa regionale), oltre a disciplinare tutte le fattispecie dei giochi, dal lotto al gratta e vinci, sale scommesse, scommesse sportive etc.
Il Gruppo lavoro Ludopatia dell’Associazione Comuni, insieme al gruppo Attività produttive coordinato dall’arch. Gianluca Vendrame, ha inoltre prodotto un vademecum sulle sanzioni applicabili, facendo chiarezza nel ginepraio che nel tempo si è creato per la sovrapposizione normativa nazionale, regionale, locale.
«Le sanzioni sono uno strumento eccezionale in mano ai Comuni per regolamentare il gioco d’azzardo sul loro territorio, in presenza di una chiara volontà politica che miri a contemperare i legittimi interessi dell’impresa privata con il dovere di tutelare la salute pubblica – afferma Vendrame -. Sono comminabili sanzioni fino a 6mila euro per certe fattispecie di infrazioni, come ad esempio quella relativa alle distanze dai luoghi sensibili».
Il lavoro corposo effettuato dall’Associazione Comuni è un servizio eccellente per i Comuni trevigiani, perché li mette nelle condizioni di effettuare scelte che limitino il gioco d’azzardo sul loro territorio, a beneficio dei propri cittadini, in punta di legge, ovvero senza incorrere nel rischio di ricorsi da parte dei gestori o, nel caso venissero fatti ricorsi, di vincerli, come accaduto già al Comune di Montebelluna.