Svolta Ideal Standard: la multinazionale collabora alla ricerca di un investitore

La trattativa è iniziata subito dopo l’annuncio del 27 ottobre, quando Ideal Standard aveva comunicato al  ministero dello Sviluppo economico la volontà di chiudere il sito di Trichiana, Belluno. Una «giornata  drammatica per l’intera industria veneta», l’aveva definita l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan. Il confronto serrato, a volte duro, sempre serio – sottolineano i protagonisti – ha portato ieri ad annunciare un accordo modello, presentato allo stesso tavolo da Regione Veneto, azienda, sindacati e Rsu.

Nei giorni scorsi per Ideal Standard (e per ACC, l’altra crisi dello stesso comune bellunese) si era levato anche l’appello del papa.

L’azienda apre al subentro di un nuovo investitore, assumendosi l’onere di incaricare – fin da oggi – un advisor che selezionerà le offerte e le manifestazioni di interesse guardando alle prospettive industriali e al mantenimento dell’occupazione (450 persone). Oltre a questo c’è una dote finanziaria che include la cessione a un prezzo simbolico (un euro) dello stabilimento, del marchio (valore 2,5 milioni), dei macchinari, e una parte in finanza (10 milioni), per un totale di impegno che può raggiungere i 15 milioni. Nessuna preclusione al subentro di un operatore che produca, ancora, ceramica: questa è anzi l’opzione che i rappresentanti dei lavoratori vedrebbero con più favore, per non disperdere le competenze maturate, ma c’è anche la possibilità di una riconversione industriale, sempre destinata a salvaguardare i posti di lavoro.

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(la manifestazione di sabato 13 novembre)

La Regione è pronta ad accompagnare le politiche attive necessarie, ad esempio tramite corsi di formazione, per attivare se necessario gli ammortizzatori sociali. Anche il ministero si è detto pronto a sostenere l’eventuale investitore, che troverà dunque l’ambiente adatto, «ma soprattutto un capitale umano straordinario, fatto di persone che hanno saputo dimostrare grande unità e attaccamento all’azienda, consentendoci di arrivare al migliore dei risultati possibili», ricorda l’assessore Donazzan.

Nel 2015 i dipendenti rinunciarono a 170 euro al mese nella  busta paga, determinarono un risparmio di circa 8 milioni di euro che vennero investiti in un nuovo forno di ultima generazione, capace di permettere la produzione di ceramica di altissima qualità.

«Hanno portato avanti la produzione con responsabilità e professionalità», gli riconosce la stessa azienda per voce di Francesco Villani, Transformation director di  Ideal Standard International, che ha confermato la volontà di disinvestire dal Bellunese minimizzando l’impatto anche umano. La multinazionale produce prodotti innovativi e di design per l’ambiente bagno con sedi produttive in Europa, Medio Oriente e Nord Africa, commercializza in oltre 100 Paesi in tutto il mondo e a livello globale, conta circa 8. 500 dipendenti. Quello concluso è un accordo che ora apre a una nuova fase: un monitoraggio ogni due settimane seguirà ogni evoluzione.

«Un testo molto articolato, nonostante sia stato redatto in pochi giorni di intenso lavoro – spiega Mattia Losego, coordinatore operativo dell’Unità di crisi aziendali regionali- e che prende in considerazione tutti gli elementi strategici per chi potrebbe subentrare, dallo stabilimento al marchio. Dal punto di vista tecnico è uno dei migliori accordi mai sottoscritti, non solo in questa regione, e fornisce materiale interessante per la discussione in atto a livello nazionale su quale atteggiamento tenere con le multinazionali in Italia».

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Un accordo che è anche un modello «dal quale vogliamo partire per lanciare, dal Veneto, una proposta a livello nazionale», aggiunge l’assessore. Se fermare un piano di disinvestimento già deciso è nei fatti impossibile – è la tesi – quello che si può fare e che ancora manca a livello normativo  è vincolare le multinazionali a sedersi intorno a un tavolo per rendere possibile l’arrivo di nuovi investitori e una reindustrializzazione del sito, con obiettivo primario la salvaguardia dei posti di lavoro. E nel laboratorio Veneto questo è stato fatto più di una volta con successo, grazie alla  collaborazione con le Parti sociali, in particolare con i sindacati: fra i casi  da ricordare quello di Unilever a Verona, che si era attivata per la ricerca di chi potesse subentrare (l’azienda altoatesina Menz&Gasser) creando anche un rapporto di collaborazione su alcuni prodotti.