«La mia esperienza parte dalle foreste del Tarvisiano. Così un sapere, necessario a quella che sarebbe stata la mia professione, mi si è offerto sin dalla più tenera età: si è imposto alla mia attenzione ed è divenuto scopo primario della mia stessa vita». Il maestro liutaio Gio Batta Morassi – artigiano, artista e studioso di origini carniche – ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa a Udine. È stato proclamato dottore in Discipline della musica, dello spettacolo e del cinema «per le sue qualità, riconosciute in tutto il mondo, di costruttore e restauratore di strumenti musicali ad arco e per le sue ricerche sul legno di risonanza».
Nato ad Arta Terme, classe 1934, tuttora attivo alla Scuola internazionale di liuteria “Antonio Stradivari” di Cremona, Morassi da oltre 60 anni dà lustro all’antica arte liutaria italiana, e anche a quella friulana che risale al 1600. E questo non solo attraverso la costruzione di strumenti musicali unici nelle loro caratteristiche sonore e la conservazione di patrimoni di notevole interesse storico-culturale, ma anche come studioso del legno per la fabbricazione e la manutenzione degli strumenti. Attraverso la sua attività Morassi «ha infatti saputo valorizzare la coltivazione del legno di risonanza dei boschi alpini, come quelli della foresta di Tarvisio dove crescono rare piante di abete rosso. Questo pregiato legno, già impiegato da Antonio Stradivari e da altri grandi liutai, ha pochi pari al mondo per le sue peculiari caratteristiche che ne migliorano la capacità di trasmettere il suono».
«La prima a parlarmi è stata la foresta – ha detto nella sua lectio Morassi – La frequentazione della natura ne indirizza l’osservazione. La curiosità favorisce il metodo induttivo. Si individuano aspetti particolari e comportamenti. La conoscenza matura nel tempo, l’esperienza guida. Il legno è il materiale che dà l’identità primaria a uno strumento. Si tratta di quell’imprinting che viene ancor prima della sua lavorazione. La frequentazione costituisce il punto di partenza per selezionare i legni per la liuteria. Un primo esempio riguarda proprio il bosco. Le piante protette dalla vallata hanno una crescita diversa rispetto a quelle che si trovano esposte al sole o al vento».
Ciò non significa – spiega – «non avere attenzione alle conoscenze tecniche e scientifiche. Oggi, più che mai, queste sono indispensabili. Il sapere va sempre tenuto in grande considerazione. La mia terra non mi ha dato solo l’opportunità di conoscere il legno. Mi ha offerto anche una ricca tradizione liutaria che risale al XVII secolo».
Per la costruzione degli strumenti, tre sono le regole base di Morassi: «La prima condizione è lo studio degli strumenti realizzati dai grandi liutai non solo della tradizione classica, ma anche della liuteria contemporanea. La seconda è la scelta dei materiali (legni, vernici) e le modalità tecnico-esecutive che consentono allo strumento non solo di “durare nel tempo”, ma di ottenere un timbro “unico”; e la terza condizione è costituita dal rapporto con il musicista che “vive” lo strumento come prosecuzione del proprio braccio. La sua scelta è il risultato dell’”empatia” determinata fra la personalità artistica del musicista e quella del liutaio».