Il “95” nell’indirizzo mail rivela l’età della giovanissima malgara che sorride nelle foto: si chiama Sara, neodiplomata ragioniera. “Qui ci sono praticamente nata; mia mamma ha partorito a luglio, dopo una settimana ero con lei in malga”, racconta. Mamma è con lei anche adesso: il posto è la malga dei Larici di sotto, sull’Altopiano dei sette comuni di Asiago, dove da maggio a settembre si trasferiscono una settantina di vacche da latte che durante l’anno stanno nella stalla di famiglia, a Canove di Roana. Il latte viene venduto dalla stalla al locale caseificio, ma quando si sta in malga ci pensa lo zio casaro a produrre formaggio, burro, ricotta e caciotte (e ovviamente l’Asiago Dop).
“Questa è una delle zone a più alta densità di malghe: saranno un’ottantina racconta Sara – Io seguo l’attività di agriturismo, ma la sera spesso penso a cosa inventarmi di nuovo”. L’alba in malga, ad esempio: la prima, il 30 agosto, ha richiamato una quarantina di persone, anche una mamma con due bambini partita alle 2 di mattina dal Trevigiano per mostrare ai figli la bellezza dello spettacolo (e della colazione: latte appena munto, pane burro e marmellata, miele di alta montagna).
La prossima sarà il 6 settembre: nel programma c’è anche la prova di mungitura di Paloma, la “miss” della situazione: carattere docile, “al limite del coccolone: è una frisona bianca e nera, viene a trovarmi dal pascolo, si fa dare il pane, quando ho tempo facciamo una passeggiata”.
Tempo che qui non è mai troppo: “Non abbiamo la televisione: è una scelta, e poi non riusciremmo a guardarla con quello che c’è da fare” racconta Sara (dall’iPhone).
Ancora un ultimo scampolo di estate e poi sarà tempo della transumanza; gli animali arrivano alla malga in camion, ma il ritorno – 25 chilometri, tre orette – si fa a piedi, “tanto sono talmente contente di andare verso casa che quasi corrono”.
Una scelta per la vita? “C’è sempre qualcosa in più da sognare: magari un piccolo negozio vicino alla stalla, o una fattoria didattica, per poter avere sempre il contatto con le persone che è il bello di questo lavoro”.
In Veneto, secondo la Coldiretti, ci sono 640 malghe concentrate nella zona del Bellunese e in particolar modo sull’Altopiano di Asiago.
Si tratta di realtà particolari, un vero e proprio patrimonio di conservazione degli usi e tradizioni di montagna. Sono garanzia di presidio del territorio; spesso si trovano in aree marginali difficilmente raggiungibili anche dall’acqua, in periodi di siccità come è accaduto d’estate: al rifornimento idrico ha provveduto la Protezione civile per la quale gli agricoltori sostengono le spese. In molti casi sono queste strutture ad assicurare la manutenzione delle piste da sci durante l’inverno, un servizio gratuito che in agronomia si chiama buona prassi agricola.