Lo scorso 8 luglio il tornado era arrivato in un momento particolare per molte aziende. Dopo anni di crisi, c’era chi dopo essere arrivato a un passo dalla chiusura stava ritrovando ordini e fiducia, e chi stava già preparando la produzione dei torroni per le prossime feste. I danni strutturali avevano reso inagibili interi stabilimenti fermando la produzione e creando, oltre ai danni economici, l’incertezza sui tempi necessari a ripartire. Quello che si è mosso fin dai primi giorni è stato un movimento prima spontaneo, poi organizzato tramite pagine Facebook e gruppi, per smistare materiale edile, tegole, arredi, e raccogliere la disponibilità di tanti professionisti a fare ore di consulenze gratuite. Il Collegio dei geometri di Venezia e l’Associazione nazionale geometri protezione civile, ad esempio, hanno completato in tempi record le schede per l’agibilità in sicurezza degli edifici. E mentre la ricostruzione procedeva, si incrociavano le storie di solidarietà, come quella della giovane parrucchiera con il negozio distrutto che ha continuato a lavorare ospite di un altro salone. Proprio nei giorni scorsi ha riaperto anche la fioreria simbolo della devastazione: anche in questo caso con l’aiuto determinante di centinaia di volontari.
Anche fra le aziende c’è chi si è mosso per aiutare a ripartire al più presto chi era in maggiori difficoltà. Fra le più colpite la Neon Stefanello srl, che a Dolo produce e installa insegne da 45 anni. La forza del tornado ha divelto la copertura dello stabilimento di circa 4metri quadrati. Il crollo ha provocato oltre 300mila euro di danni e ha frenato la produzione proprio nel momento in cui, dopo un periodo di crisi, importanti commesse da evadere facevano sperare in una buona ripresa.
“Ci siamo sentiti abbandonati dallo Stato, puntuale solo nella riscossione dei tributi ma assente di fronte a emergenze di questo tipo – denuncia Sonia Stefanello, amministratore di Neon Stefanello-. Le istituzioni non ci considerano una priorità, ci siamo dovuti arrangiare. A tenderci una mano è stata un’altra azienda, Colorificio San Marco Spa: il suo contributo ci ha commosso e ci ha dato la carica per ripartire, più forti di prima.”
Le due realtà hanno delle affinità: settori diversi, ma stesso radicamento nel territorio, e stessa attenzione alla qualità della vita di chi lavora. Il Colorificio – che a Marcon non è stato danneggiato dal maltempo – fra i suoi progetti recenti ha una pista ciclabile, un asilo nido che servirà l’intera area e non solo i dipendenti, e una serie di strumenti di welfare pensati per rispondere alle esigenze di single e famiglie.
In questo caso si è scelta la strada di un contributo economico che servisse ad accelerare i lavori.
“Di fronte a questa catastrofe ci è sembrato naturale attivarci in prima persona per dare un aiuto – spiega Federico Geremia, presidente di Colorificio San Marco, fondato il 14 maggio 1962 da Pietro Tamburini e da sua figlia Alessandrina, un fatturato consolidato 2014 di 70 milioni con sei siti produttivi e tre società commerciali in Italia e in Europa – Non si può rimanere indifferenti e aspettare: ricominciare a lavorare e a produrre deve essere una priorità per tutti. La rete d’imprese venete, modello d’eccellenza italiano, va sostenuta non soltanto con le parole ma con gesti concreti”.
I lavori di rifacimento alla Neon Stefanello si sono conclusi nel mese di agosto. In questi giorni è stata finalmente ottenuta l’agibilità per ripartire.
Fino al 15 settembre è attivo il numero solidale 45500, creato in collaborazione tra il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, la Regione e gli operatori di telefonia mobile, per rendere possibile la donazione di 2 euro da tutta Italia, inviando un sms o telefonando al 45500 da rete fissa, per contribuire alla ricostruzione della Riviera del Brenta.