Dieci aziende italiane, del distretto orafo di Vicenza ma anche di Napoli, Spoleto e altre città, sono state abbinate con designer cinesi: realizzeranno le idee Made in China con competenze, tecniche, know how made in Italy. Il risultato? Prodotti che della contaminazione fra due mondi fanno un punto di forza, e che possono ambire a una clientela molto maggiore di quanto potrebbe fare un gioiello al 100% italiano o cinese.
Il progetto “Designed in China & Made in Italy” 2014 è partito, e già si pensa a una seconda edizione. I designer sono stati all’ultima fiera orafa di Vicenza (nella foto l’arrivo a Venezia), hanno incontrato gli imprenditori, visto i loro catalogo e le produzioni. Sul sito http://chinesedesignmadeinitaly.tumblr.com
l’impresa viene seguita e aggiornata passo a passo da Virginia Busato, vicentina, che con il socio Carlo Beltramelli ha dato il via all’idea trovando la collaborazione di Confartigianato, nazionale e vicentina.
Proprio per Vicenza, secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi della Confartigianato provinciale, il Paese asiatico rappresenta il sesto mercato dell’export manifatturiero (per un ammontare di quasi 611 milioni), e ancora Vicenza è la prima provincia italiana per incidenza dell’export in Cina sul valore aggiunto (pari a 2,6%).
Dal 2007 al 2013 le esportazioni dei prodotti vicentini verso quel mercato sono cresciute dell’80,9 per cento, e fra i settori che trainano – ed evidentemente piacciono ai consumatori cinesi – spicca il comparto orafo (24,7%), seguito dagli articoli in pelle (con il 22,8%, esclusi abbigliamento e simili), macchinari e apparecchiature (22,3%).
Ecco perché il mercato cinese della gioielleria può rappresentare uno sbocco a elevata potenzialità anche per le piccole imprese. Ad accompagnare le aziende su un mercato così complesso, oltre a Confartigianato, l’ITA (Italian Trade Agency, ex ICE).
«La rappresentanza istituzionale è importante per la mentalità cinese – spiega Busato (nella foto in un selfie con gli operatori) – Creare sbocchi commerciali per prodotti con un contenuto di made in Italy apre a grandi opportunità, e non solo per queste linee create insieme: una volta aperto il canale, per le aziende sarà più semplice proporre l’intera gamma del proprio catalogo».
Quello che rimane per niente semplice è l’approccio: oltre alla complessità della lingua, ci sono le differenze culturali e di mentalità da conoscere, per valutare se tentare questa strada.
Per questo Virginia – classe 1976, laurea come Interprete e traduttore in lingua cinese a Ca’ Foscari e in Lingue e istituzioni economiche e giuridiche dell’Asia Orientale, da anni al lavoro in Estremo Oriente per conto di aziende del Vicentino, autrice fra l’altro del sito www.conoscereicinesi.it e della guida “Come vendere il riso ai cinesi” – ha messo a punto un decalogo.
10 CONSIGLI PER LAVORARE IN ARMONIA CON I CINESI
1. Non generalizzare: i cinesi non sono tutti uguali, non hanno gli stessi gusti ed esigenze
2. La gerarchia è molto rigida e i ruoli ben definiti
3. Le dinamiche di gruppo hanno la precedenza e l’individuo ha il timore ad esporsi e prendere posizioni autonome, deve sempre chiedere autorizzazione al suo superiore
4. In Cina l’etichetta è importante, stiamo attenti a non offendere rifiutando una richiesta senza neanche fingere di prenderla in considerazione
5. Il concetto di “faccia” è importantissimo, non rischiamo di perderla o farla perdere
6. Il network è centrale per risparmiare tempo e fatica, coltiviamolo!
7. Sfruttiamo le occasioni extra ufficio per costruire un rapporto di fiducia, quindi non rifiutiamo mai gli inviti a pranzo e cena, perché i cinesi li considerano momenti fondamentali per conoscersi meglio e consolidare la relazione personale alla base del futuro business
8. Il nostro galateo è diverso dal loro, ci vuole un po’ di pazienza a volte…come a tavola, dove i sonori rutti esprimono semplicemente un genuino apprezzamento per la pietanza gustata
9. Ricordiamoci che i cinesi sono molto orgogliosi del loro Paese, della loro storia e cultura, e anche noi dobbiamo esserlo, ed esprimerlo sempre e comunque quando parliamo non solo con i cinesi, ma con tutti gli stranieri
10.Se non sappiamo come comportarci…imitiamoli
(magari, senza rutti)