“Un obiettivo prioritario della Banca Popolare di Vicenza in questa fase è quello di avviare un effettivo nuovo corso e riconquistare la fiducia dei soci e del pubblico. L’Offerta di transazione è un primo passo in questa direzione, in quanto credo che la proposta di 9 euro ad azione, considerata la situazione generale del sistema bancario, non sia da respingere a priori. Ci sono però anche alcuni aspetti che non mi convincono“.
Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, si riferisce alle aziende escluse di fatto da questa possibilità. “Nel testo del Regolamento, notiamo l’assenza delle società di capitali tra i soggetti che possono aderire all’Offerta. Un’assenza importante per il tessuto economico e che finisce col penalizzare molte imprese due volte: la prima appunto perché le lascia fuori dalla possibilità di accedere alle procedure di richiesta del rimborso tombale; la seconda perché queste società, trovandosi a dover mettere in bilancio le perdite legate alla Banca, potrebbero alla fine avere un impatto negativo a livello di rating bancario”.
Questo secondo aspetto – scrive Vescovi nel suo intervento – “rappresenta un danno potenzialmente grave, un “costo occulto” con riflessi non di breve periodo e a cascata sulle prospettive di sviluppo e le capacità di investimento delle aziende. Come ho detto in altre occasioni, ribadisco l’auspicio che tutto il sistema bancario consideri con le dovute attenzioni ogni specifica situazione nell’ambito della valutazione del rating aziendale. E mi auguro, a questo punto, che le società di capitali vengano inserite almeno nella categoria degli azionisti cosiddetti “scavalcati” che avevano presentato richiesta di vendita delle azioni, e che saranno oggetto di un’azione separata. In caso contrario alle società di capitali non resterà che proseguire nelle azioni legali già eventualmente considerate o intraprese”.
“Ora – conclude Vescovi – l’Offerta di Transazione porterà ognuno a fare le proprie valutazioni e decidere se ritenere o meno sufficiente il 15% di rimborso messo in campo. Si tratta anche di tener conto, realisticamente, che se tutte le azioni contro la banca dovessero andare avanti, di fatto ci sarebbe il concreto pericolo che la Popolare non possa avere quel futuro che invece tutti auspichiamo possa continuare ad avere. In questo senso comunque non mi piace la presenza della condizione sospensiva, fissata nell’adesione alla proposta da parte dell’80% degli azionisti. Pur capendo perfettamente il motivo di questa previsione, appare un po’ troppo come una spada di Damocle sulla vicenda, scaricando ulteriore tensione e preoccupazione sugli azionisti. Ne abbiamo già sperimentate abbastanza”.
AGGIORNAMENTO delle 19:26:
Anche la presidente degli industriali trevigiani, Maria Cristina Piovesana, prende posizione:
“La proposta di conciliazione presentata da Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza – dice – merita di essere valutata con attenzione dagli azionisti, anche in funzione delle aspettative future di riassetto di questi istituti di credito del nostro territorio. Vi è innanzitutto il riconoscimento morale del danno subito dagli azionisti, e questo è un primo elemento di valore. Inoltre, la proposta, ancorché le speranze degli azionisti fossero legittimamente per valori superiori, ha una sua dignità anche dal punto di vista finanziario. Proprio in questa prospettiva non è comprensibile perché siano escluse dalla proposta le società di capitali che detengono azioni delle due banche, spesso per importi significativi. Per queste aziende, e sono in molti casi le piccole e medie S.r.l. manifatturiere che caratterizzano il nostro tessuto produttivo, al danno della perdita si aggiungerebbe la beffa di un peggioramento del loro merito di credito. Anche la soglia da raggiungere, ben l’80% degli azionisti, per dare seguito alla conciliazione appare molto elevata e ci auguriamo non risulti irrealistica per gli obiettivi e il buon fine dell’operazione. Crediamo, invece, che per provare a ripartire, su basi e prospettive nuove, ogni transazione rappresenti un problema in meno e comunque possa dare quel messaggio di fiducia, che è il primo e vero capitale di cui queste banche hanno bisogno in questo momento”.