Dopo quasi due anni di sperimentazione dell’iPad come strumento in aula – coinvolti una ventina di centri professionali salesiani e oltre 2.500 ragazzi in Italia – le scuole e Apple, con la Direzione scolastica regionale del Veneto, tirano le somme.
Le sfide dell’iPadagogia – miscuglio di parole che danno vita a un termine coniato nel 2010 in Australia per indicare lo strumenta tablet + agogia (ritmo del cambiamento), in assonanza con "pedagogia" – sono argomento di attualità in Italia e all’estero. Quali sono vantaggi, svantaggi e cambiamenti necessari per le tecniche di insegnamento 2.0, fra scuole senza carta, classi senza banchi e studenti itineranti?
Incredibile a dirsi, l’Italia è già in buona posizione, e il centro San Marco di Mestre è già in corsa per essere accreditato come una delle nove "light houses" (ovvero scuole faro destinate a dare un segnale alle altre) di Apple in Europa.
Cnos-Fap (Centro nazionale opere salesiane – Formazione aggiornamento professionale) e Apple hanno organizzato a Verona l’incontro destinato a fare il punto sul progetto in corso. Qui si sono dati appuntamento esperti e docenti: fra gli altri, Allan Kjaer Andersen, dell’Ørestad Gymnasiun di Copenaghen, un centro europeo d’eccellenza pensato per studenti nomadi e non più sedentari.
L’iPadagogia capovolge l’insegnamento e l’apprendimento: la lezione è sempre meno frontale e più cooperativa, ma servono nuove linee guida didattiche. Il lancio del primo iPad risale a tre anni fa, già un anno dopo alcuni Centri di formazione professionale sono partiti con la prima sperimentazione. «La didattica con il tablet richiede dirigenti scolastici determinati a vincere resistenze legate a vecchie prassi – dice Gianni Filippin, direttore CNOS-FAP – La nostra esperienza è andata al di là delle aspettative sia rispetto alla risposta dei ragazzi sia degli insegnanti. Lo strumento tattile dell’iPad è particolarmente adatto alle esigenze della formazione professionale, dove c’è minore abitudine all’astrazione a fronte di una maggiore consuetudine al fare con le mani».
Per Andersen e la sua scuola, «l’utilizzo del tablet è legato al desiderio che lo studente sia produttore attivo di cultura e non consumatore passivo».
Gli Apple distinguished educator sono figure esperte, spesso docenti, formate da Apple per fare da guida nelle scuole: uno di loro è Massimo Tosi: «La didattica multicanale – dice – integrata è in grado di scardinare la staticità dei processi frontali mettendo in campo dinamiche di ricerca attiva e consapevole negli studenti che diventano padroni di una conoscenza che hanno fatta propria in modo strutturale e personalizzato. Le cosiddette "classi rovesciate" possono riqualificare il tempo scuola in una dimensione costruttiva e accattivante, riportando in ambito domestico dello studio le lezioni tradizionali e liberando tempo in aula per l’indagine e il problem solving».
A Nordest le sperimentazioni oltre a Mestre riguardano Udine (Bearzi), San Donà, Schio, Este. Una classe 2.0 è anche a Verona: Maria Grazia Ottaviani, dell’Istituto tecnico Einaudi, spiega che «nella nostra esperienza abbiamo verificato che, quando gli studenti utilizzano in modo strutturato all’interno del percorso scolastico strumenti che usano informalmente nella vita di tutti i giorni, diventano protagonisti della costruzione della conoscenza. Lavorando con i compagni, utilizzando piattaforme di e-learning, producendo podcast multimediali, la loro motivazione allo studio si rafforza e l’apprendimento migliora».
Alberto Grillai, direttore del San Marco di Mestre, e Aleen Kjaer Andersen dell’avveniristico Orestad Gymnasium di Copenaghen, hanno messo a punto 5 consigli in pillole per gli insegnanti e 5 per gli studenti. Eccoli:
Agli insegnanti:
1 abbiate voglia di sperimentare
2 aggiornatevi sulle tecnologie senza pregiudizi
3 "leggete" la classe, solo dopo "progettate" la vostra lezione
4 lavorate in team con gli altri docente: il prof non e più autoreferenziale
5 prestate attenzione alle conseguenze educative dell’uso della tecnologia
Ai ragazzi:
1 usate i nuovi strumenti per apprendere divertendovi
2 imparate a essere rapidi nel trovare soluzioni ai problemi, è una abilità che vale più dei contenuti teorici
3 siate curiosi: cercate e sperimentate le applicazioni tecnologiche che possono fare la differenza nel vostro futuro lavoro
4 w i social, ma nel mondo del lavoro contano più le utility come le email, saper usare applicazioni per gestire un database…
5 non tutto e possibile perché siete in rete: imparare la legalità reale del mondo virtuale e assolutamente necessario.