Quando arrivano i fornitori, chiedono: è uno scherzo? Non lo è, e nemmeno una coincidenza. La Biolab, fondata 25 anni fa da un 25enne che aveva lasciato un lavoro da dipendente per seguire un ideale, è specializzata in alimenti vegetariani e vegani. Oggi occupa 60 addetti (tra dipendenti, collaboratori e interinali), nello stabilimento di via dei Vegetariani, a Gorizia.
«Mi sono appassionato di cucina macrobiotica e vegetariana quando non c’era nemmeno una legislazione di riferimento – racconta Massimo Santinelli – Era più di una nicchia: una nicchia nella nicchia». Quello che era nato come un piccolo laboratorio alimentare si è evoluto in un’azienda che dal settembre 2014 lavora anche su un secondo stabilimento a 200 metri dal primo e che, a breve, da impresa artigiana si trasformerà in industria. Quando al festival Vegetariano – manco a dirlo lanciato da Santinelli, cinque edizioni alle spalle tutte all’insegna di una filosofia di vita basata sulla protezione e sul rispetto dei diritti di tutti gli esseri viventi, sulla possibilità di uno sviluppo sostenibile e su una crescita economica che sia, prima di tutto, etica – un assessore lanciò l’idea di cambiare nome alla strada dove si era stabilita la Biolab, pareva una battuta.
E invece, nel 2011, il cambio è stato registrato.
L’azienda ha investito sulla varietà – cotolette e spezzatini, polpette e veg ragù, oltre una trentina di prodotti ora anche surgelati – e sull’ambiente: in azienda c’è il compimento del ciclo di produzione del seitan con il recupero di tutta l’acqua di lavorazione (mista ad amido) e il suo conferimento a un impianto di biogas integrato, a pochi chilometri dalla sede aziendale. Lo sbarco nella grande distribuzione è del 1996, nel 2013 le prime mosse di export in Germania, Inghilterra, Francia. Mercati comunque maturi, dove vegetariani e vegani sono numerosi, mentre in Italia i dati mostrano una crescita. La vera sfida è rendere buoni prodotti come il tofu: «Ci riusciamo mettendo nelle nostre ricette il pomodoro fresco, l’olio extravergine, anche in ricette tradizionali come il frico friulano», spiega Santinelli.
La sede di via dei Vegetariani (ex via del Montesanto) è a 500 metri dal confine italo-sloveno; nessuna tentazione di farsi attirare dal vicino che promette una tassazione minore e burocrazia snella? «La tentazione c’è – ammette l’imprenditore, che ha dato vita anche all’azienda agricola Rosa di Gorizia, produttrice della prima Rosa (radicchio rosso invernale, tipico dell’area isontina, di altissimo pregio gastronomico) certificata biologica -. Ma nell’alimentare, il fatto di produrre in Italia ha ancora un valore riconosciuto».