La scalata del sigaro veneto, la ripresa del tabacco italiano: un lavoro all’85% femminile

Le mani delle donne – che compongono praticamente la totalità (sono l’85%) dei 40 dipendenti – sono il valore aggiunto del sigaro veneto: una idea nata nel 2013, in un settore regolato praticamente da un monopolio,tanto che la prima difficoltà è stata proprio trovare la materia prima: il tabacco.

Per partire è stato scelto uno dei tanti capannoni lasciati vuoti dalla crisi nella campagna veneta: qui – a Orsago, nel Trevigiano – nel 2013 è iniziata l’avventura del sigaro veneto, con il Moderno Opificio del Sigaro Italiano (Mosi) Srl e due soli soci: Cesare Pietrella, da 30 anni nel settore, e Andrea Casagrande.

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I numeri: il primo anno sono stati lavorati 2mila chili di tabacco, per 400mila pezzi. Nel 2016 si è arrivati a 2 milioni di sigari, 4 milioni e mezzo nel 2017, 7 milioni e mezzo nel 2018 “e per quest’anno prevediamo di arrivare oltre i 10 milioni“, spiega Casagrande. Nel 2018 il fatturato è arrivato a 3 milioni, e a fine anno sono state inserite tre nuove figure commerciali: “Curriculum ne arrivano sempre: occorre avere passione, e accettare di lavorare anche il sabato, su due turni, dalle 6 del mattino alle 22“. Il tabacco utilizzato viene dall’Italia, privilegiando le zone più vocate – Veneto, Toscana, Campania – e dal Nord America, Kentucky e Tennessee: la produzione è in parte manuale e e in parte meccanica A Verona c’è una piantagione – il terreno argilloso è ideale per la coltivazione della qualità Kentucky – e anche la cura a fuoco viene fatta in loco, utilizzando solo legni pregiati. In questa parte di Veneto il Moderno Opificio del Sigaro Italiano coltiva più di 8 ettari di tabacco che utilizza al 100% per i propri sigari.

Dopo la raccolta le foglie del tabacco vengono trasferite in locali di “cura” e seguono diverse fasi: l’“ingiallimento”, quando le foglie consumano le proprie sostanze di riserva perdendo velocemente acqua, che dura circa 72 ore, si svolge a umidità elevata e con temperatura intorno ai 30°C; poi l’“ammarronamento”, che dura un paio di giorni: la foglia vira di colore a partire dai bordi, tendendo al marrone. La temperatura, viene gradualmente aumentata verso i 40°C; questa trasformazione avviene con l’apporto di calore e fumo (umido) generato dalla combustione di legna di quercia o rovere. Terminato il processo di cura, le filze vengono “smontate” e le foglie selezionate per integrità, colore, uniformità e consistenza. Le foglie destinate a costituire la fascia esterna vengono “ammannocchiate”, cioè legate a mazzetti da 10 a 20 pezzi, e depositate in contenitori.

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I diversi gradi destinati a ripieno vengono disposti alla rinfusa negli scatoloni: termina così la fase agricola della filiera del tabacco Kentucky. Prima dell’impiego, le foglie destinate alla fascia del sigaro devono essere private della nervatura centrale. Il tabacco da ripieno, invece, deve essere fermentato, in massa o in contenitori dopo un cospicuo “bagnamento” per 10- 20 giorni, in funzione della composizione della miscela. Al termine della fermentazione il tabacco viene battuto e ridotto in pezzatura per il successivo impiego. La produzione del sigaro avviene arrotolando la fascia sul ripieno, precedentemente dosato.

I sigari vengono controllati a campione con un’apposito strumento per garantire uniformità di peso e tiraggio corretto; non troppo serrato, non troppo aperto. Una volta pronti, i sigari vengono allineati su appositi telai e trasferiti in camere a condizioni termodinamiche (umidità relativa e temperatura) controllate, dove subiscono l’essiccazione e una breve fermentazione. Completato il periodo di essiccazione, i sigari hanno una umidità idonea per essere manipolati. Seguono le operazioni di selezione, taglio e inscatolamento per gli ammezzati e primo condizionamento per i sigari interi. L’inscatolamento dei sigari Ambasciator Italico avviene rigorosamente a mano, per garantire un elevato controllo di qualità.

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Le lavorazioni successive dipendono dal tipo di prodotto. Generalmente i sigari astucciati vengono depositati in appropriate camere per completare la maturazione. Fra sigari naturali, aromatizzati ed edizioni limitate oggi l’azienda produce 10 tipologie di sigari, fatti a mano o con l’utilizzo di macchinari storici che risalgono agli anni ‘60 (ma per poter aumentare velocemente le quantità in base alla richiesta sono stati aggiunti macchinari più moderni).

Il prodotto di punta è l’Ambasciator Italico Superiore (premiato come migliore sigaro italiano) che segue la centenaria tradizione italiana. La fascia esterna è di Kentucky Nordamericano, mentre il ripieno è un blend aromatico di foglie Americane ed Italiane. L’intero processo è monitorato, dal seme al prodotto finito. Il processo di fermentazione innovativo ed la lunga maturazione sono stati studiati per donare un gusto intenso: un complesso aroma di caffè, cuoio, legno e liquirizia. Il periodo di maturazione è di almeno 12 mesi. L’Ambasciator Italico Classico è invece il primo sigaro prodotto nel Trevigiano, mentre l’Ambasciator Italico Tradizionale è “la massima espressione dello stile MOSI nella realizzazione di un Sigaro Italiano utilizzando solo tabacco Kentucky nazionale. E’ evidente l’equilibrio tra la vivacità della fascia di tabacco di Verona con la morbidezza del ripieno fermentato di Benevento. La forza è media per esaltare la carica aromatica e conferire alla fumata il giusto equilibrio. La forza di questo sigaro risulta gradevole e non aggressiva, ideale per una fumata spensierata ed appagante”.

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Attualmente la quota di mercato è del 6 per cento in Italia, ma c’è spazio per pensare anche a una parte di export. Chi fuma il sigaro oggi? “Abbiamo una clientela maschile, ma non troppo avanti con l’età: diciamo dai 30 ai 60, perchè chi è abituato al gusto forte del toscano difficilemente lo lascia. Noi offriamo una fumata più gentile”. E varia: “Classico gusto del tabacco Kentucky ed un retrogusto di consistenza media con note di pepe e legno” nella descrizione dell’Ambasciator Italico Il Buttero, “il piacere della fumata di un buon sigaro italiano con quello di sorseggiare il liquore all’anice (stellato) per l’Ambasciator Italico Ammezzato Bianco Stellato, una “percezione leggera di note aromatiche che variano dalla vaniglia alla frutta fresca, gusto delicato per una fumata rilassante” per l’Ambasciator Italico Giallo Soave.