“Quello dell’imprenditore è un mestiere strano: si impara facendolo”: Udine laurea Colussi

L’Università di Udine ha conferito oggi, 8 luglio, la laurea magistrale honoris causa in Ingegneria meccanica a Giovanni Battista Colussi, 70 anni di Casarsa della Delizia (Pordenone), inventore e imprenditore leader a livello mondiale nel settore dei sistemi di lavaggio e sanitizzazione industriale. Il massimo titolo accademico onorifico è stato assegnato a Colussi, come recita la motivazione, quale riconoscimento “al profilo professionale, alle competenze maturate, alla capacità tecnica e imprenditoriale, alla creatività e all’ingegno, alla capacità di promuovere innovazione di prodotto e di processo”. L’assegnazione della laurea era stata proposta dal Dipartimento politecnico di ingegneria e architettura.

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La lectio

«Quello dell’imprenditore è un mestiere strano: si impara facendolo, giorno dopo giorno,…ciò che fa … è trasformare le intuizioni in passione incontenibile, irrefrenabile, rendendola il fulcro di una vita di lavoro». Così Colussi ha sintetizzato il senso del suo cinquantennale impegno nella lezione accademica seguita alla proclamazione e intitolata “Tecniche innovative nel processo per il lavaggio delle attrezzature e dei prodotti alimentari e farmaceutici”. «C’è un gusto del fare, dell’applicare la propria intelligenza ai problemi grandi e piccoli che, credo – ha spiegato –, sia un tratto distintivo dell’imprenditore, perlomeno dell’imprenditore manifatturiero».

Un’attività, la sua, che è partita dal settore alimentare per poi ampliare il raggio d’azione agli ambiti cosmetico, farmaceutico, ospedaliero, logistico e dell’automotive. Una dedizione assoluta al lavoro, allo studio e alla risoluzione dei problemi progettuali e industriali, che ha portato l’azienda di famiglia, la Colussi Ermes di Casarsa della Delizia, che guida dal 1983, a diventare leader globale in questi contesti. Le sue capacità progettuali, note fin dai tempi del “Malignani” di Udine dove si diplomò perito industriale meccanico, si sono tradotte in diversi brevetti industriali di impianti e dispositivi di cui è inventore unico.

giovanni_battista_-colussi1-fotociolQuesti sono stati e sono la base per l’innovazione e il miglioramento dei prodotti aziendali. Grazie quindi a esperienza, ricerca e know how, l’azienda, che conta 150 dipendenti e altrettanti collaboratori, ha realizzato oltre 5mila impianti di lavaggio e sanitizzazione per committenti in oltre 80 Paesi: dall’Europa all’Asia, dall’Oceania al Sud e Nord America (ha una sede anche a San Diego, in California).

Tre i punti cardine, i fari che hanno guidato e guidano l’azione di Giovanni Battista Colussi. Le intuizioni, «nate dall’osservazione della realtà, dall’esperienza o per caso», che poi danno luogo alle idee e quindi ai progetti. E poi imparare, è «la cosa più importante. Deve essere il nostro obiettivo, sempre. È solo così che possiamo affrontare i problemi…Io credo che l’esperienza ci dica che il modo in cui progrediamo, … in cui miglioriamo la nostra vita, è cercando di imparare sempre, applicando la nostra intelligenza con generosità a problemi diversi». Inoltre, la creatività. «La più grande ricchezza degli esseri umani …È la stessa creatività che ha consentito di lasciarci alle spalle i grandi problemi del passato…. È la creatività che…ci porterà fuori da questa pandemia e poi verso nuovi, inaspettati traguardi».

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La laudatio

Marco Sortino, professore di tecnologie e sistemi di lavorazione, ha tracciato, nella laudatio, “Giovanni Battista Colussi: dalla tradizione all’eccellenza nel lavaggio industriale”, la storia personale e professionale di Colussi. Un «esempio eccelso di imprenditore e innovatore» dotato di «capacità, passione e visione». In particolare, ha descritto le principali invenzioni che poi hanno dato luogo a specifici impianti e attrezzature per il lavaggio e la sanitizzazione di prodotti e attrezzature nei diversi ambiti richiesti. Tutto è partito dal brevetto (1981) dell’impianto automatizzato per il lavaggio dei prosciutti crudi per una nota azienda di San Daniele del Friuli, «una svolta storica per il settore».

Da allora, «la quasi totalità del prosciutto crudo prodotto nel mondo viene trattato con impianti della Colussi Ermes». Dal 1983, anno in cui Colussi iniziò a condurre l’azienda, la produzione prese a diversificarsi nei vari comparti dell’alimentare con richieste da tutto il mondo. L’azienda venne scelta dalla maggior parte del mercato alimentare e dai marchi più prestigiosi.

Nei decenni successivi, Colussi ha continuato incessantemente l’attività di ricerca e innovazione diventando autore di diversi brevetti, «espandendo le proprie soluzioni verso nuovi mercati e, nel contempo, perseguendo la riduzione dei consumi di acqua, energia e detergenti». Si va dai sistemi di lavaggio e sanitizzazione degli stampi di policarbonato per l’industria del cioccolato e del dolciario in generale, a quelli per i formaggi gorgonzola, grana padano e parmigiano reggiano, dagli impianti dedicati allo speck dell’Alto Adige a quelli per i salumi o per la bresaola della Valtellina, da quelli per cassette e cassoni per la frutta e la verdura, fino alle specifiche attrezzature per l’industria farmaceutica.
«Non a caso – ha sottolineato il laudatore – i principali marchi mondiali del settore alimentare considerano la Colussi Ermes …un partner da coinvolgere fin dalle prime fasi di sviluppo di nuovi impianti e prodotti». Infatti, ha spiegato Sortino, «quello che più colpisce di queste macchine è la loro apparente semplicità». Ma è proprio merito di Colussi «aver reso semplice ciò che prima era ritenuto complicato o impossibile». Il suo «percorso professionale dimostra – ha evidenziato infine Sortino – la capacità superiore individuale di congegnare sistemi meccanici innovativi…Le sue intuizioni e invenzioni hanno significativamente contribuito all’aumento dell’efficienza nei settori di applicazione dei suoi ritrovati, che sono divenuti eccellenza riconosciuta a livello mondiale».

La cerimonia di proclamazione si era aperta con gli interventi del rettore Roberto Pinton; del direttore del Dipartimento politecnico di Ingegneria e Architettura, Marco Petti, e di Alberto De Toni, già rettore dell’ateneo friulano.
«Con il conferimento della laurea honoris causa – ha detto Pinton – si riconoscono non soltanto i risultati dell’esperienza professionale o il successo imprenditoriale, ma anche i valori che sono alla base dell’operato di colui (o colei) che riceve l’onorificenza». Nel caso di Colussi, ha sottolineato il rettore, «credo che la curiosità, che porta all’osservazione attenta della realtà e alla continua ricerca di ulteriore apprendimento, sia il miglior substrato su cui una spiccata e innata intuizione ha potuto tradursi in creatività». Queste doti, «unite all’entusiasmo, al suo continuo desiderio di migliorare e alla tenacia con cui ha inseguito (e realizzato) i suoi sogni – ha evidenziato il professor Pinton – sono di esempio e stimolo per quei giovani che si accingono ad affrontare una sfida impegnativa come un percorso universitario o lavorativo e che se animati da simile entusiasmo e dedizione potranno raggiungere obiettivi altrettanto qualificanti e gratificanti».

Colussi, ha sottolineato Petti, «con abnegazione e profonda passione ha messo in piedi, passo dopo passo, una importantissima realtà industriale. Ha dimostrato grandi capacità progettuali, proprie di un bravo ingegnere meccanico, partecipando attivamente alla progettazione dei suoi impianti. Straordinario, inoltre, l’attaccamento alla sua terra, dimostrato dalla scelta di restare e sviluppare la sua azienda nella natia Casarsa».

giovanni_battista_colussi3-foto_ciol«Già a 16 anni Giovanni Battista Colussi prometteva bene», ha ricordato De Toni. Nei pressi di Valbruna, il campo scout estivo si riforniva di acqua del torrente. Un perdurante mal tempo aveva reso non potabile l’acqua. «Così Battista – ha raccontato l’ex rettore – si recò presso l’officina di suo padre e in due giorni mise in piedi una condotta e delle vasche/lavabo, e le portò al campo. A mezza montagna avevano individuato una sorgente. Lui realizzò un’opera di captazione rudimentale e un piccolo acquedotto con vasche di compensazione per regolare la pressione a valle. Il campo così ebbe la sua acqua potabile distribuita da tubi forati in una vasca, in modo da garantire a tutti la possibilità di bere e di lavarsi. E il campo poté svolgersi fino alla fine. Insomma – ha concluso il professor De Toni – una vera opera di ingegneria idraulica realizzata a 16 anni!».

La commissione di laurea, oltre che da Pinton, Petti, Sortino e De Toni, era composta dall’attuale e dall’ex coordinatore del corso di laurea magistrale in ingegneria meccanica, rispettivamente Pietro Giannattasio e Piero Pinamonti.
La cerimonia di proclamazione si è svolta a porte chiuse, causa Coronavirus, alla presenza di un ristretto numero di docenti e parenti del neo ingegnere honoris causa. L’evento è stato trasmesso in diretta streaming e si può rivedere su Playuniud (https://youtu.be/8qHgLryXx1A), il canale Youtube dell’Università di Udine.