Dove esportare biancheria intima? Uno studio trevigiano. E il pigiama vicentino va in Giappone (accorciato)

Biancheria a maglia e non, completini intimi: quali sono i mercati più interessanti all’estero? Una piccola azienda lo ha chiesto a Treviso Glocal, società per l’internazionalizzazione del sistema economico provinciale che fa capo alla Camera di commercio. La risposta è uno studio che rivela lo stato di fatto e le prospettive del comparto, con un occhio di riguardo a quei paesi che aumenteranno la domanda nei prossimi tre anni.

Finora l’export italiano di biancheria è stato indirizzato perlopiù verso Spagna (19%), Russia (15%) e Francia (13%), seguite dalla Romania (12%). Quest’ultimo Paese, insieme con Serbia, Portogallo, Polonia e Ucraina, non riceve principalmente prodotto finito, ma da trasformare e riesportare verso altre destinazioni. L’evoluzione del comparto mostra per indumenti e accessori a maglia (sottoveste, sottogonne, slip e mutandine, camicie da notte e pigiami, vestaglie e accappatoi da bagno per donna o ragazza) stime di crescita a livello mondiale consistenti soprattutto per Panama (20%) seguito sa Emirati Arabi, Hong Kong, Russia e Polonia, tutte intorno al 5 per cento. L’import dall’Italia vede invece al primo posto la Romania con un più 7 per cento. Nella categoria diversa da quella a maglia l’Italia esporterà sempre più in Russia (+4%) e Hong Kong (+3%), mentre la Serbia è al vertice delle destinazioni che cresceranno di più nella domanda di prodotto italiano delle tipologie reggiseni, guaine, bretelle, reggicalze e simili. Davanti a questo studio, l’impresa dovrà decidere se proseguire, con la definizione di una strategia e di un percorso verso l’export personalizzato e mirato sulle proprie caratteristiche, dimensioni, capacità.

Banane

Alla Ethel di Vicenza, si producono pigiami, oltre a una linea detta “Cruise” per il mare. La linea lingerie è stata presentata in alcune fiere, come quella di Parigi, e nel passaparola dei clienti sull’affidabilità dei tempi e del prodotto gli ordini sono arrivati da sempre più lontano. Negli ultimi anni le vendite in Russia sono raddoppiate: certo, occorre assecondare gusti ed esigenze, “Avevo mostrato la nostra collezione invernale, mi hanno fatto notare che lì il riscaldamento costa meno dell’acqua da bere” spiega Pierpaolo Lovato, al timone dell’azienda con la mamma Maria Wilma Crema, che l’ha fondata nel 1968, un anno prima di mettere al mondo suo figlio. Made in Italy? “di più, made in Veneto”, spiega Lovato, “difendiamo la nostra tipicità, ci affidiamo a laboratori di alto livello, non abbiamo mai superato una certa soglia di crescita, la dimensione artigiana”. I pigiami vicentini oggi vanno in Giappone, dove la lunghezza media del pantalone va accorciata di una decina di centimetri: in Turchia, invece, per far quadrare le taglie e renderle adatte a fianchi mediamente più morbidi occorre una vestibilità più ampia. Le camicie da notte per l’Arabia, invece, vanno allungate, perché si desidera che sfiorino il pavimento. Le vendite all’estero sono un’opportunità e una necessità: “Solo pochi anni fa realizzavamo crfesciote del 38% all’anno, poi il mercato interno si è fermato”, spiega Lovato, in partenza per la Russia, dove si svolge la CPM, la principale fiera russa della moda intima e degli accessori . “Questi eventi costano fra albergo, aereo, permanenza in città che hanno i prezzi di una capitale, ma servono per incontrare i clienti. Peccato che non ci sia nessun aiuto, a livello nazionale ma non solo; ho colleghi toscani e lombardi che qualche incentivo ce l’hanno”. Uno sforzo, ma anche una soddisfazione quando poi allo stand “si presentano clienti che non conoscevi, mandati da qualcun altro che li indirizza a noi: va là che i ga ea roba giusta”.

(Banane in pigiama, cartone animato)

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