In dieci anni, 5mila persone hanno frequentato i corsi di formazione organizzati dal Centro regionale migranti del Veneto, che ha messo a punto un programma e un iter formativo al momento unici in Italia. Dieci anni che raccontano una svolta: all’inizio gli italiani iscritti non superavano il 2%, oggi siamo a quota 60-70 per cento. Sono i comuni a segnalare l’opportunità di attivare un corso: metteranno a disposizione una sala e raccoglieranno una ventina di iscrizioni, al resto pensa la Regione, con docenti e materiale didattico, incluso un libretto verde – "Cultura veneta" – che spiega ricette tradizionali e modi di dire in dialetto a chi, magari proveniente da Ucraina o Nigeria, si trova ad assistere un anziano di cui non conosce gusti e abitudini.
IL METODO – Il corso veneto prevede 36 ore di frequenza e un test finale. Non c’è un attestato di sola frequenza, ma di merito, per dare modo di valutare il percorso di studi fatto. L’ultimo corso è appena iniziato a Marostica, Vicenza, seguiranno Vigonza, Grisignano, in valutazione ci sono anche Due Carrare e Piove di Sacco. "Siamo la prima regione a forma professionalmente la figura della e del badante - conferma l’assessore al lavoro del Veneto, Elena Donazzan, che ha tenuto a battesimo la prima lezione a Marostica, partipanti 57 persone inoccupate, per lo più donne, ma anche uomini, quasi la totalità italiani.
«A seconda della composizione dei partecipanti – spiega Mario Vettorazzo, direttore del progetto – si può puntare di più su una sezione. Elementi di geriatria, per la cura degli anziani, ma anche igiene e alimentazione del bambino, e una spiegazione delle malattie tipiche dell’infanzia, per chi vorrà proporsi come baby sitter. La prima lezione è comunque e sempre di educazione civica, serve agli italiani come agli stranieri».
Fra le persone che hanno frequentato in passato, qualcuna si è scoperta imprenditore o imprenditrice e ha dato vita a una società di servizi.
NUOVE FIGURE – La crescente richiesta da parte di uomini e donne italiani ha portato all’emergere di una nuova specializzazione: «Una sorta di dama di compagnia, che arriva al mattino, cucina, fa una partita a carte o accompagna in passeggiata, dà una mano in casa ma alla sera torna a casa», racconta Vettorazzo. Per chi non ha problemi di autosufficienza è quanto serve, e per le famiglie significa un risparmio dal migliaio di euro che richiede un/una badante ai circa 600 di questo affiancamento quotidiano. Il titolo rilasciato dalla regione prevede l’inserimento in albi che il datore di lavoro può consultare: «È capitato che chiamassero da fuori regione per verificare la formazione di una persona, e anche che altre regioni chiedessero informazioni sui nostri corsi», spiega il dirigente.
RISI E BISI – Fra chi oggi organizza le lezioni, c’è chi ha avuto un familiare bisognoso di assistenza: ecco come è nata l’idea di raccogliere in una guida quanto può servire a creare un legame fra persone di culture lontane, provenienti da Paesi diversi. Così Risi e bisi (difficoltà facile, 40 minuti, "è importante che i piselli siano abbondanti, così prenderà il colore tipico"), baccalà alla vicentina, bigoli in salsa e pasta e fagioli diventano materia di studio, insieme alle feste tradizionali, ai modi di dire in dialetto – il primo della lista: A chi no ghe piase el vin, che Dio ghe toga anca l’aqua –, alle filastrocche e nenie più conosciute, «e che anche molte persone cresciute qui oggi rischiano di dimenticare», spiegano ancora gli organizzatori.
I docenti arrivano per la gran parte dal corso di laurea in Infermieristica di Mirano, che fa capo all’università di Padova. Sono laureati in farmacia o in giurisprudenza, in scienze infermieristiche o altre discipline utili alla formazione degli assistenti familiari.
Fra gli iscritti agli ultimi corsi, non mancano persone laureate, anche in ingegneria nucleare: una situazione più frequente fra le donne straniere, per le quali il lavoro di cura è spesso la prima possibilità concreta di inserimento.
Info: segreteria CRM 041 5133560
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