Il “Giardino della Rosa” a Ronzone, il roseto pubblico più alto d’Europa, con le sue 10mila piante e le 500 varietà di rose: un luogo bellissimo che, ricorda il sindaco del paese Stefano Endrizzi, “non esisterebbe senza l’impegno e la bravura di una squadra di manutentori e di una signora addetta alla custodia, tutti ultracinquantenni”. Parole simili a quelle di Laura Dalprà, direttrice del Castello del Buonconsiglio Monumenti e collezioni provinciali: i 5 castelli gestiti dall’ente non potrebbero aprire contemporaneamente senza i 90 lavoratori del Progettone.
Progettone, ovvero un modello di un welfare inclusivo e generatore di servizi alla collettività. In pratica circa 1.600 lavoratori impegnati in Trentino – per un investimento da parte della Provincia di oltre 49 milioni di euro all’anno – in un lavoro che rende migliore il territorio.
Uno strumento che, nelle sue articolazioni, guarda ed è al servizio delle fasce più “deboli” del mondo del lavoro: disoccupati di lungo periodo, lavoratori anziani, ma ancora lontani dalla pensione o lavoratori con disabilità. Al tempo stesso il Progettone permette alle amministrazioni e agli enti che vi fanno ricorso di offrire molti servizi al territorio e alla persona, che vanno dalla manutenzione ambientale alla gestione di beni pubblici.
Circa 300 sono coloro che lavorano nelle istituzioni culturali trentine. “Grazie ai lavori socialmente utili – spiega Alessandro Olivi, assessore al Lavoro – le persone si possono sentire parte attiva della comunità in cui vivono e offrire un contributo di grande efficacia, al fianco delle pubbliche amministrazioni, a presidio dei beni comuni”.
A Ronzone, ad esempio, una squadra di lavoratori si occupa della sistemazione del Lago di Ruffrè e alcuni addetti alla manutenzione delle piste ciclabili dell’alta Val di Non: “E’ un attività di grande valore per le nostre comunità e non certo un modo di parcheggiare le persone, che al contrario, grazie al Progettone si sentono parte integrante della comunità” ha detto Olivi, sostenendo la necessità di valorizzare un’esperienza unica in Italia.
Uno strumento da monitorare, insieme ai sindacati e ai consorzi cooperativi, e da rimodellare garantendone la sostenibilità anche in futuro, a fronte di una possibile ulteriore crescita dei soggetti in mobilità. Ci saranno regole di ingaggio più selettive, per garantire maggiore equità, con l’obiettivo di aumentare il numero di lavoratori coinvolti, mantenendo inalterate le risorse a oggi assicurate. La Provincia punta anche a rafforzare i percorsi di formazione e riqualificazione dei lavoratori senior per consentire nuove chanche occupazionali prima di entrare nell’area del lavoro socialmente utile.
Qualche numero fin qui: per mezzo del Progettone vengono svolte attività produttive e non di carattere assistenzialistico in settori che vanno dal ripristino ambientale a quello culturale e dei servizi in genere, ad esempio la manutenzione delle piste ciclabili (450 chilometri frequentati da 2 milioni di appassionati all’anno), l’allestimento di spazi espositivi promozionali (anche Festival dell’Economia e Trento Film Festival), per non parlare degli oltre 400 chilometri del Sentiero della Pace che costituisce uno dei richiami per la ricorrenza del centenario della Grande Guerra. I lavoratori interessati provengono dalle liste di mobilità nazionale o ex mobilità regionale, hanno un’età minima di 53 anni per gli uomini e 49 anni per le donne e vengono assunti – attraverso cooperative sociali e di lavoro – con contratto a tempo indeterminato (la maggior parte) o determinato.
Finora sono oltre 1.600 i lavoratori assunti (925 uomini 675 donne) per 300 aree di sosta realizzate sulle strade provinciali, 450 km di piste ciclabili tracciati, 284 lavoratori impiegati nella custodia di musei e castelli; altri lavoratori hanno allestito lo stand ad Expo 2015, 17 sono stati assunti al parco dello Stelvio. Sono attive una collaborazione con la Procura e tribunale e una convenzione con MUSE (25 custodi fissi, 12 stagionali).