L’alluvione, i quintali di prodotto perduti insieme alle materie prime ed ai macchinari, la mobilitazione per dare un aiuto: quello che sta accadendo nel caso del Pastificio Rummo di Benevento (qui la pagina Facebook dell’evento) è una spinta spontanea a incoraggiare un marchio di prestigio, storico, conosciuto. Qualcosa di simile si è innescato in Veneto, dove l’8 luglio il tornado che ha sconvolto la Riviera del Brenta ha messo in ginocchio anche lo storico Torronificio Scaldaferro, quattro generazioni (il titolare è Marco, 80 anni). Sono passati poco più di tre mesi, e i 13 dipendenti sono tornati al lavoro: “Abbiamo praticamente ricostruito 2mila metri quadrati, ci sono stati giorni in cui 18 muratori lavoravano 24 ore al giorno divisi in due turni, e noi ogni tanto li facevamo scendere per rinfrescarli visto il caldo terribile”, racconta Pietro, figlio di Marco.
Fosse accaduto solo pochi giorni dopo, la stagione natalizia sarebbe stata compromessa: invece il tetto è tornato al suo posto, laboratorio e cella frigorifera sono stati ricostruiti.
Resta il danno, quello sì irreparabile, del materiale perduto, come i 150 chili di miele al mandorlo già acquistati e completamente inutilizzabili. “Ci siamo sentiti molto soli: le assicurazioni, la burocrazia, nessuno ha fatto poi granchè per aiutarci”.
Una mano è arrivata da Torino, dalla Fondazione Slow Food che ha riconosciuto nel Torronificio l’azienda amica capace di una produzione di alta qualità, con frutta secca e materiali italiani, mieli rari come quello di ape nera sicula (Presidio Slow food, appunto), pistacchi di Bronte, mandorle di Toritto, nocciole gentili delle Langhe, e una lavorazione a mano che prevede 10 ore a bagno maria in vasca di rame. Ne è nato un gruppo di acquisto solidale per il Torronificio, con una Limited edition (da 24,50 euro più Iva e spese di spedizione) e un assortimento che comprende, oltre al torrone, monoporzioni ricoperte al cioccolato e dragees (38 euro). E poi c’è l’e-commerce, direttamente sul sito aziendale: il torrone rientra facilmente in ceste regalo e pacchi natalizi, il prodotto – che già vende anche in Stati Uniti, Australia e Francia – può trovare un nuovo slancio dopo il tornado.
“Vedere arrivare questi ordini, perlopiù dal Veneto, fa sentire meno abbandonati: per una azienda che lavora da 100 anni – dice Pietro, bisnipote del fondatore del Torronificio – è il segno che si è operato bene, e che non tutto è perduto”. Dal Veneto alla Campania uno sguardo di comprensione a chi è nella fase più acuta dell’emergenza: “Non posso neanche aderire alla campagna per l’acquisto della pasta Rummo, in famiglia siamo già loro clienti, possiamo solo continuare”, spiega Pietro.
(Qui il post delle aziende travolte dal tornado e degli aiuti mobilitati anche grazie ai social network, e qui un’altra storia di solidarietà che ha aiutato una produzione a ripartire)