Che cosa inventarsi per partecipare alla Hackaton, la maratona per inventori organizzata lo scorso gennaio al museo civico di Bassano del Grappa, sul tema dell'”internet delle cose”?
Mentre Alessandro Rizzo, studente di Informatica all’università di Trento, si arrovellava, sua mamma si precipitava a recuperare il bucato steso all’aria prima che piovesse (con qualche improperio all’indirizzo del meteo). Eccola, l’idea: si chiama Stenduino, ed è uno stendino modificato con Arduino, le schede elettroniche che permettono di portare internet negli oggetti di vita quotidiana. Così lo stendino consulta le previsioni, sente la pioggia, protegge il bucato coprendosi da solo, e grazie a dei sensori capisce anche quando i panni sono asciutti, pronti da stirare.
Con Stenduino il team – costituito da Alessandro con Mattia Fioraso, studente di architetture e cloud all’ITS Pordenone, e Nicola Dal Maso, università di Padova (Ingegneria informatica), in una parola il TinkerTeam – ha vinto quella maratona ed è partito alla volta della Maker Fair di Roma, dove ha lanciato il suo appello.
C’è una azienda disponibile a realizzare un prototipo in dimensioni reali (quello su cui i ragazzi hanno lavorato è in miniatura, come rinfaccia ogni giorno al figlio la mamma di Alessandro, che non ha ancora risolto il suo problema) dello stendino e procedere?
Basterebbe una azienda magari già inserita nel settore degli oggetti per la casa, ma anche un singolo o una organizzazione che decidessero di prendere sotto la propria ala il giovanissimo progetto, fino a portarlo alla produzione.
Mentre cercano un produttore per il loro Stenduino, il team ha continuato a lavorare su un altro progetto, anche questo pronto da realizzare. Avete presente i portatovaglioli che si trovano su ogni tavolino del bar? Collegarli a internet, con un display touch (i ragazzi hanno provato con quello di un vecchio cellulare, e hanno stampato in 3D il risultato) significherebbe che chiunque, seduto al tavolo, può cliccare su caffè o acqua minerale trasmettendo l’ordine direttamente al bancone.
Non solo: una memoria consentirebbe al piccolo box metallico di incamerare e fornire informazioni al titolare sulla propria attività: qual è il prodotto più richiesto? E quello che va meno? In quali orari il servizio va potenziato?
Nei momenti liberi il box metallico potrebbe invece trasmettere immagini pubblicitarie, generando anche qualche entrata aggiuntiva, e basta qualche porta Usb per metterlo in grado di ricaricare i cellulari. Anche in questo caso basterebbe il contatto con una azienda – anche una di quelle che mettono il proprio nome sui tovagliolini e gli accessori dei bar, magari una marca di caffè – per passare dall’idea alla realtà. Il progetto si chiama Origami, dettagli e contatti con gli inventori si possono avere a questa mail: main@tinkerteam.org.
Sempre più aziende aderenti alla Confartigianato di Vicenza stanno esplorando la possibilità di inserire la tecnologia anche in prodotti tradizionali: pochi giorni fa, al lanificio Conte di Schio, proprio l’innovazione a misura di piccola e micro impresa è stata al centro della manifestazione InnovArti, che ha richiamato anche i più dinamici Fablab del Veneto (tre i vicentini).
Intanto, il gruppo ICT di Confartigianato Vicenza – battezzato 100100 artigiani digitali – nato per far emergere le opportunità per le imprese artigiane legate al mondo della tecnologia e dell’informatica, ha raggiunto le 200 adesioni. Le iniziative come l’hackton di Bassano e il supporto ai progetti innovativi come quello Stenduino continueranno ad essere al centro delle attività del Gruppo 100100 ( www.centocento.org ).