La rivincita della birra Pedavena: in 10 anni dal rischio chiusura al record. E ora apre la scuola

Nella foto in bianco e nero gli allievi del corso birrai maltatori, anno scolastico 1951/52: il primo di un percorso scolastico unico in Italia e che ha sfornato esperti fino ai tardi anni ’70 e che ha dato al mondo della birra molti bravi mastri birrai; la scuola lavorava in sinergia con la fabbrica di Pedavena, Belluno, dove le lezioni pratiche si alternavano a quelle teoriche svolte in classe.

Quest’anno il birrificio compirà 119 anni di storia: e lo farà ricercando gli insegnanti di quella scuola – chiusa nel 1978 per “eccesso di specializzazione”, con i docenti chiamati a lavorare dalle principali aziende del settore, oggi in pensione – per riportarli in cattedra. Insegneranno ai lavoratori della Pedavena, molti dei quali giovani, per dare loro ancora più specializzazione e far crescere l’azienda. I primi cinque hanno già accettato.

peda2La “nuova” Pedavena, è più giusto dire.

Luppolo

Luppolo

Esattamente dieci anni fa l’azienda sembrava indirizzata alla dismissione da parte della multinazionale Heineken. Era scattata la mobilitazione di un interio territorio, un pressing che aveva portato a rivedere il piano dall’inevitabile chiusura alla vendita dello storico stabilimento, dando il via a un modello di salvataggio poi più volte replicato su input della Regione.

È stato il primo caso di salvataggio aziendale compiuto in Veneto con questo metodo:  ancora oggi, quando una multinazionale lascia, si cerca di indurla a lasciare macchinari e attrezzature che, insieme ai dipendenti, possono far ripartire in fretta la produzione.

Il 10 gennaio 2006, al ministero, era stato firmato l’accordo che vedeva subentrare la friulana Birra Castello, azienda con base a San Giorgio di Nogaro, Udine: all’inizio si era limitata a spostare parte della pedaproduzione, poi ha iniziato a investire sui prodotti caratteristici. È il caso della birra Dolomiti, la prima a chilometri zero, che grazie a una cooperativa agricola di Cesiomaggiore ha rilanciato la coltivazione di orzo nella provincia di Belluno. Con risultati che hanno portato la fabbrica di Pedavena a chiedere nel 2015 il raddoppio delle superfici coltivate: da 40 a 80 ettari.

I dipendenti della multinazionale ai tempi della crisi erano 90, ridotti a 60 e poi a 40 con prepensionamenti e incentivi all’uscita. Oggi sono 50, «l’azienda è sana e crea lavoro», sottolinea il direttore (e mastro birraio, titolo al quale tiene ancora di più) Gianni Pasa con orgoglio. E la fabbrica  festeggia l’anniversario con il record di produzione: 410mila ettolitri.

  • erica |

    che storia! stavo cercando info perché non bevendo birra non so mai cosa comprare quando vengono amici a casa. ho visto questa marca a me sconosciuta su un volantino di un discount, https://www.portavolantino.it/md-discount/attuale-volantino-da-giovedi-25-07-2019/?page=17 e pensavo quindi fosse una sottomarca, eppure il nome mi era famigliare. bella la storia, davvero. quasi inizio a bere birra anche io

  • erica |

    che storia! stavo cercando info perché non bevendo birra non so mai cosa comprare quando vengono amici a casa. ho visto questa marca a me sconosciuta su un volantino di un discount, https://www.portavolantino.it/md-discount/attuale-volantino-da-giovedi-25-07-2019/?page=17 e pensavo quindi fosse una sottomarca, eppure il nome mi era famigliare. bella la storia, davvero. quasi inizio a bere birra anche io

  • Barbara Ganz |

    grazie a lei, se mi dà il nome completo lo inserisco

  • Barbara Ganz |

    grazie a lei, se mi dà il nome completo lo inserisco

  • Dario |

    grazie per aver messo il mio olio su tela…… il quadro dell’etichetta Pedavena

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