Il laureato che ha fatto dell’arte del cambio armadi e dell’ordine una professione

Ci fosse stato lui, non sarebbe capitato: di imbarcarsi nel solito, radicale cambio armadi giusto in tempo per ritrovarsi in maglietta nel bel mezzo della nevicata di aprile, la lana archiviata nel ripiano più alto – e meno raggiungibile – dell’armadio. Bastava seguire le istruzioni di Alessandro Cavallin, laurea in Economia e Gestione delle arti e delle attività culturali, una specializzazione in design d’interni. Professione, professional organizer, grazie a un corso organizzato dalla APOI (Associazione Professional Organizer Italia), il primo in Italia. Oggi Alessandro è uno dei dieci senior, ma nella organizzazione ci sono circa 70 specialisti, in (stra)grande maggioranza donne.

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Da piccolo la mia camera era sempre ordinatissima, tanto che mamma mi prendeva ad esempio per rimproverare il mio povero fratello maggiore. Il cambio degli armadi, la periodica rivoluzione degli scaffali e la cernita degli oggetti inutili erano tra i miei passatempi preferiti.

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Prima…

Ordinati si nasce, ma organizer si diventa. Alessandro mostra nel suo sito le immagini del prima e del dopo rispetto ai casi affrontati: l’armadio in cui sembra appena esplosa una bomba e quello perfetto, tutto al suo posto. Ma “non si tratta semplicemente di risistemare qualcosa: io lavoro a stretto contatto con il cliente, perché insieme dobbiamo trovare un metodo che funzioni, e che duri nel tempo“, spiega.

Dunque non immaginatevi di uscire e trovare, al ritorno, la perfezione: c’è da lavorarci su. A una tariffa oraria che poi, in realtà, “io non applico in modo rigoroso: parlo con il cliente, provo a identificare le esigenze, il tempo necessario, e poi insieme si decide una cifra adeguata”.

Fra i “casi risolti” c’è stata E, 35 anni, stanca del guardaroba sempre troppo pieno, nel quale però non riusciva a trovare mai nulla. Con lei è stata fatta un’operazione di space clearing, una cernita di tutti i capi di abbigliamento e degli accessori, dividendo quelli scartati in diversi gruppi: da vendere, da regalare, da dare in beneficenza, da gettare. L’armadio è stato diviso in zone precise e sono stati sperimentati diversi modi di riporre i capi fino a trovare quelli più funzionali.

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…e dopo

C’è stata S, 60 anni, alle prese con il trasloco dopo il divorzio in un nuovo appartamento molto più piccolo di quello in cui, da quarant’anni,  aveva accumulato centinaia di capi di abbigliamento, servizi di stoviglie e posateria, innumerevoli set di biancheria per la casa, oggetti appartenuti alle figlie ormai grandi e all’ex marito. C’è stata la casa ereditata e ingombra di oggetti da valutare – tenere, donare, gettare – e c’è stata l’abitazione di G, 39 anni, madre di due figli, tutto il giorno al lavoro e la sensazione di stare per essere sopraffatta dal caos nonostante provasse costantemente a tenere in ordine la sua abitazione.

“Non abbiamo fatto in tempo a vedere il primo sole di aprile che in tutti i blog che riguardano casa – organizzazione – vita domestica è stato un fioccare di post su come fare il cambio armadio, come riporre i capi invernali, come combattere le tarme, come piegare i maglioni e farli stare sotto al letto, come riporre adeguatamente le pantofole della nonna Teresa… – scrive Alessandro nel suo blog – Più proseguo nella mia carriera da professionista dell’organizzazione, più mi accorgo di quanto inutile, stressante e dispendioso in termini di tempo sia svolgere il processo del cambio stagione. Quante volte ci siamo maledetti per aver infilato la scatola con i pantaloni invernali proprio sopra l’armadio, dove arriviamo solo con la scala che è nello scantinato? E quante volte abbiamo indossato i maglioni di lana a metà maggio o le infradito fino ad ottobre per evitare la rottura immane di questo indegno lavoro? Ebbene, io ho concluso che inizierò a combattere la mia battaglia personale contro questo odioso appuntamento stagionale: d’ora in poi uno dei miei motti sarà “Stop al cambio stagione!”.

Cabinet full of leather shoesCome si fa? “La prima mossa per avere un armadio 4 stagioni (sì, come la pizza) è chiara e necessaria: quella di ridurre il carico degli oggetti; di fare spazio, quindi, a più non posso. Dai, tanto lo sai anche tu, quella t-shirt che non porti da due anni non la metterai più”. In fondo è una questione matematica: “Pensa che al tuo armadio si può applicare il principio di Pareto; chi era costui? Niente meno che un matematico che all’inizio del secolo scorso, studiando la distribuzione della ricchezza tra la popolazione, si accorse che l’80% della ricchezza era nelle mani del 20% della popolazione. E questo che c’entra col mio armadio, chiederai. C’entra, c’entra, perché questo rapporto 80-20 ritorna in un sacco di ambiti. Anche nel guardaroba. Infatti è stato dimostrato che per l’80% del nostro tempo indossiamo il 20% dei nostri indumenti. E quindi c’è un bell’80% di vestiti che teoricamente potrebbero essere candidati all’eliminazione”.

ale5E allora eliminiamo, senza pietà e con determinazione. Se poi la teoria non basta, ci sono le lezioni con tanto di esercitazione. Alcune le organizza Unis&F, la società di servizi e formazione delle Unioni industriali delle province di Treviso e Pordenone a cui appartengono oltre 3mila aziende: le prossime seminari saranno tenuti proprio da Cavallin.

Quattro sono i percorsi individuati “per aumentare la propria capacità di essere ordinati senza diventarne dipendenti“, e per aumentare il senso di efficacia di ciò che si fa senza perdersi. I corsi sono diretti a “tutte le persone che hanno interesse a migliorare il proprio stile di lavoro o di vita attraverso una migliore organizzazione del loro ambiente e delle loro abitudini”.

Si parlerà di Space clearing (come liberarsi dal superfluo per vivere meglio), Ufficio e scrivania (come riprenderne il controllo), la vita oltre il lavoro (come organizzare il guardaroba, con attività interattiva: metodi per piegare e organizzare i vari capi di abbigliamento) e infine la cucina perfetta (attività interattiva: organizziamo il frigorifero).