A Istanbul, in Turchia, si è concluso il Vertice internazionale Umanitario. C’era anche una azienda veneta: Benetton Group, l’unica azienda italiana che è stata selezionata, insieme ad altre nove organizzazioni del settore privato, per raccontare il proprio impegno in progetti e azioni concrete volte al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda umanitaria mondiale al centro del forum convocato per la prima volta dal Segretario generale delle Nazioni Unite Ban-Ki-Moon per disegnare un programma d’azione umanitario internazionale.
Benetton ha portato al forum la propria testimonianza legata al WE Program (Women Empowerment Program), il programma di sostenibilità a lungo termine avviato nel 2016 e finalizzato a supportare l’emancipazione e la legittimazione delle donne in tutto il mondo, di fronte a una platea composta da esponenti istituzionali di tutto il mondo, rappresentanti delle agenzie delle Nazioni Unite e delle organizzazioni non governative. Per raggiungere gli obiettivi di uguaglianza di genere ed empowerment delle donne, sono state identificate cinque priorità, in accordo con l’agenda delle Nazioni Unite:
- mezzi adeguati per una vita dignitosa
- non discriminazione e pari opportunità
- istruzione di qualità
- assistenza sanitaria
- lotta contro la violenza sulle donne.
La portavoce al summit è stata Chiara Mio, presidente del Comitato di Sostenibilità di Benetton Group, costituito per definire e presiedere l’attuazione della strategia di sostenibilità dell’azienda, armonizzare le attività di sostenibilità e promuovere un dialogo con gli attori interni ed esterni sui temi della responsabilità sociale.
Dal forum è partita la campagna “Safe Birth Even Here”, promossa da UNFPA, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, e United Colors of Benetton. Perché la gravidanza dovrebbe sempre essere sicura, anche nelle situazioni di emergenza. Ma non è così. 500 donne muoiono ogni giorno prima del parto o durante.
L’obiettivo è duplice: fare sì che salute, sicurezza e dignità delle donne diventino priorità umanitarie a livello globale, e in secondo luogo mobilitare le persone e raccogliere fondi a supporto della salute femminile nelle operazioni umanitarie di tutto il mondo. Oggi il 75% delle persone colpite da situazioni di crisi nel mondo è costituito da donne e bambini. E proprio in presenza di una calamità, la salute e il benessere delle donne sono a forte rischio, a causa di mancanza di cure mediche, traumi, malnutrizione e violenza. La loro vulnerabilità è persino maggiore durante la gravidanza: 3 morti materne su 5 avvengono in paesi colpiti da conflitti o disastri naturali, o inclini a esserlo.
“Anche in tempi di pace e stabilità portare a termine una gravidanza in modo sicuro può essere un problema. Ma essere incinta in una zona di guerra, in un luogo appena colpito da un disastro naturale, in un campo profughi o rifugiati, può essere un’esperienza davvero spaventosa”, dice Babatunde Osotimehin, medico, direttore esecutivo di UNFPA. “Il nostro obiettivo è sensibilizzare la gente rispetto all’enorme lavoro che tuttora va fatto, in tutto il mondo, affinché le donne smettano di perdere la vita nell’atto di dare la vita. Anche nelle situazioni di emergenza, dato che non sono loro a scegliere quando nasceranno i loro bambini”.
Da quando ha cominciato a operare nel 1969, UNFPA cerca di costruire un mondo in cui ogni gravidanza è voluta, ogni parto è sicuro e ogni giovane è in grado di realizzare il suo potenziale. Per quanto riguarda United Colors of Benetton, l’impegno sociale è sempre stato al centro della filosofia del marchio, tramite campagne di comunicazione e le collaborazioni con celebri organizzazioni no-profit per sensibilizzare il pubblico rispetto a temi sociali di rilevanza universale.
“Tutte le donne dovrebbero poter avere accesso universale alla sanità sessuale e riproduttiva e ai diritti connessi alla riproduzione”, dice Chiara Mio, presidente del Comitato Sostenibilità di Benetton. Dal 2016, il Gruppo Benetton ha concentrato le sue azioni di sostenibilità sul raggiungimento della parità di genere e della legittimazione ed emancipazione delle donne in tutto il mondo con il Women Empowerment Program. Si tratta di un programma a lungo termine finalizzato a garantire a tutte le donne mezzi adeguati per una vita dignitosa, non discriminazione e pari opportunità, accesso a un’istruzione di qualità, assistenza sanitaria e la fine della violenza di genere.
I materiali creativi di “Safe Birth Even Here” sono stati concepiti e prodotti da Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton, con il patrocinio del Women Empowerment Program. Ci sarà anche un’installazione: tre immagini artistiche che interpretano la nascita in situazioni di emergenza e un video di trenta secondi in cui un bebè nasce al sicuro in una scena di completa devastazione. Oltre a creare consapevolezza rispetto ai bisogni sanitari di donne e ragazze, specialmente nelle crisi, “Safe Birth Even Here” mira anche a raccogliere fondi per attrezzature sanitarie, che potranno essere donati sul sito web della campagna.
Nell’aprile 2015 Benetton Group ha contribuito con 1,1 milioni di dollari al Rana Plaza Trust Fund, un importo doppio rispetto a quello consigliato in una valutazione indipendente da parte di Pricewaterhousecoopers (PwC) e approvato da Worldwide Responsible Accredited Production (Wrap), una delle principali Ong operanti nella social responsibility della catena di fornitura globale. Dopo che un fornitore era risultato coinvolto nel crollo del palazzo nel quale si svolgevano lavorazioni tessili, l’azienda ha avviato una iniziativa per migliorare le condizioni di lavoro e lo standard di vita dei lavoratori nel settore abbigliamento, attraverso progetti di sostenibilità attivati nella catena di fornitura a livello mondiale. Ai fornitori vengono applicati i principi specificati nell’Accord on Fire and Building Safety in Bangladesh, di cui il gruppo è stato uno dei primi firmatari nel 2013.