Esiste una correlazione diretta tra il buon clima aziendale e i livelli di produttività di un’impresa. E sempre più spesso le imprese si fanno carico di alcune delle necessità che i lavoratori manifestano nella loro vita di tutti i giorni. Istanze a cui – fino a qualche tempo fa – rispondeva lo Stato, e che oggi hanno una risposta alternativa: il Welfare aziendale, cioè l’insieme di beni e servizi forniti dall’azienda ai propri collaboratori, con l’obiettivo di aumentarne il benessere e di contribuire a rendere migliore il loro equilibrio tra lavoro e vita privata.
Confindustria Venezia Rovigo – in collaborazione con Great Place to Work® (società leader mondiale nell’analisi e nella valutazione di Best Workplaces) – nel 2015 ha promosso un progetto pilota, che restituisce una prima valutazione della situazione delle aziende. Hanno aderito in cinque: Colorificio San Marco (di Marcon, Venezia, già strutturata sul fronte welfare fra piste ciclabili e cinema); Blue Jeans Lavanderie Industriali (di Cavarzere); Gruppo H.n.h. Hotels and Resorts (Venezia); Iniziative Venete (società di consulenza in ambito di outsourcing dei servizi, zona Tronchetto) e Lafert Group (progettazione, produzione e fornitura di Motori Elettrici (di San Donà).
Sono stati distribuiti 1.437 questionari, con 982 risposte ottenute (pari al 68%).
Quale risultato ha dato l’indagine?
Molto positiva la percezione, da parte di dipendenti e collaboratori, nei confronti dell’atteggiamento di “imparzialità” con cui vengono trattate le persone dal punto di vista dell’origine etnica, dell’orientamento sessuale, della disabilità, delle pari opportunità e anche del valore dell’appartenenza all’azienda (orgoglio e sicurezza del posto di lavoro).
Più bassa, invece, la valutazione ottenuta dalle aziende rispetto agli strumenti di welfare che potrebbero essere adottati per venire incontro alle nuove esigenze: programmi culturali e ricreativi, servizi di supporto finanziario (tipo garanzie e contributo per mutui), supporto per l’assistenza sociale e familiare (dalle badanti ai nidi aziendali) e infine rispetto al reale ruolo del merito per la crescita professionale.
Dall’analisi dei commenti emerge che i punti di forza delle aziende del territorio sono principalmente: il senso di squadra tra colleghi; l’umanità e la disponibilità dei datori di lavoro; la regolarità nel pagamento degli stipendi; la competenza dei singoli responsabili tecnici; la dinamicità e l’orientamento all’innovazione dell’azienda e l’orgoglio per la qualità dei prodotti a cui si lavora.
Buoni margini di miglioramento vengono individuati relativamente alla collaborazione tra reparti e tra sedi; la gestione dei carichi di lavoro, e quindi dei riconoscimenti e dei meriti; atteggiamento di responsabili di reparto «che fanno il buono e il cattivo tempo»; le opportunità di formazione e di aggiornamento; la disponibilità di una mensa o di buoni pasto.
Infine, tra i servizi di welfare più “desiderati” dai dipendenti, risultano ai primi posti: la flessibilità oraria, specie per chi ha famiglia; la possibilità di avere premi di produzione; le convenzioni con strutture mediche e il rafforzamento di servizi logistici per gli spostamenti come i parcheggi aziendali e le convenzioni per i pendolari.
«Stiamo vivendo una nuova rivoluzione industriale (la “fabbrica intelligente”) ed è giusto che anche le relazioni industriali compiano un passo in avanti – commenta Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia Rovigo – La centralità della persona e la condivisione del valore, concorrono a rendere indispensabile inediti ed efficaci sistemi partecipativi, capaci di responsabilizzare e coinvolgere i collaboratori affinché contribuiscano al successo dell’impresa. Diverse sono le motivazioni alla base della diffusione del welfare aziendale: la volontà di riequilibrare il rapporto tra il salario, la tassazione e una maggiore offerta di servizi; il tentativo di migliorare il rapporto fra impresa e lavoratori, rafforzando la collaborazione e favorendo la fidelizzazione del capitale umano, che rimane il bene più prezioso per un’azienda».
«Nelle aziende veneziane che hanno partecipato al progetto – ha aggiunto Alessandro Zollo, ad Great Place to Work® Italia – si notano le stesse luci e ombre delle aziende italiane in generale. Un grande orgoglio delle persone per il proprio lavoro e per i prodotti venduti, il senso di squadra e la disponibilità dei colleghi, la capacità e la credibilità del management. C’è ancora da lavorare sul coordinamento delle persone, sulla meritocrazia e sul welfare. In quest’ultimo caso direi che il Governo sta dando l’opportunità anche fiscale di investire, sarebbe probabilmente il caso di approfittarne».