La Pitina friulana dalla “economia della sopravvivenza” alla Igp

L’iter per il riconoscimento della IGP-Indicazione Geografica Protetta della Pitina friulana si avvia ad una positiva conclusione. Che cos’è la Pitina? Wikipedia le dedica una pagina: una polpetta di carne affumicata originaria della Val Tramontina, a nord di Pordenone, nata per conservare la carne probabilmente fin dalla metà dell’800. Per altri è un “salame senza maiale”, un salume che riusciva nell’impresa di non sprecare nulla. Una polpetta perfetta da affettare, insomma.

Foto dalla pafina Territori Coop

Foto dalla pagina Territori Coop

Ora il ministero delle Politiche agricole – Dipartimento della qualità agroalimentare ha infatti comunicato all’Associazione dei produttori e alla Direzione centrale risorse agricole e forestali della Regione – che aveva in precedenza espresso il suo parere favorevole – di aver fissato per il 12 ottobre prossimo, alle 16, la “riunione di pubblico accertamento”, nel corso del quale verrà data lettura del disciplinare di produzione.

La Pitina, un prodotto a base di carni ovicaprine o di selvaggina ungulata, conservata grazie a un processo di affumicatura e ad uno strato protettivo di farina di mais, è diventata negli ultimi anni una vera “icona gastronomica” del territorio delle Valli Pordenonesi (val Tramontina e valli contermini), dove si è mantenuta attraverso i secoli una tradizione nata nel contesto dell’economia di sopravvivenza nella quale la carne – quando c’era – era un bene da conservare con cura e utilizzare con parsimonia.

Alla riunione – che si svolgerà a Maniago, nella sala di Montagna Leader in viale Venezia (zona industriale NIP) – parteciperanno i rappresentanti dei Comuni ricompresi nella zona di produzione, le organizzazioni professionali e di categoria e, naturalmente, i produttori e gli operatori economici interessati.

Gli inviati del ministero, accertata la regolare convocazione della riunione, daranno lettura del disciplinare di produzione, acquisendo le eventuali osservazioni e verbalizzando il tutto. Il passo successivo sarà l’invio da parte del Ministero della richiesta di riconoscimento alla Commissione europea, per la definitiva approvazione.