Vino digitale
Ieri, venerdì 21 ottobre, al parco Vega di Venezia la startup Grow The Planet in collaborazione con Ca’ Foscari Challenge School ha organizzato un evento per discutere di agrifood e digitale con i protagonisti del settore: Food Meets Digital 2016.
Il prosecco ha partecipato con Hashtagbook Prosecco Vinitaly 2016, quando i post diventano libri. Sotto questo titolo il Consorzio di tutela del Prosecco Doc partecipa al per presentare un’opera inedita che raccoglie le 250 più interessanti immagini selezionate dalle oltre 8mila raccolte (tra Tweet e Istagram) nel corso dell’ultimo Vinitaly in una sorta di concorso lanciato nella rete.
La manifestazione, quest’anno arricchita dalla collaborazione di Ca’ Foscari Challenge School e del suo Master in Cultura del Cibo e del Vino, ha proposto una trattazione trasversale analizzando il tema della digitalizzazione a partire dalla terra per arrivare al piatto del consumatore.
Vino e poesia
Oggi, sabato 22 ottobre, alle 16.30 alla Cantina Valpantena di Verona (Via Colonia Orfani di Guerra, 5/b – Quinto, Verona) si premia il 4° concorso “Premio Poesia Cantina Valpantena”.
Già da qualche anno, la Cantina veronese si impegnarsi nel coniugare l’ambito enologico e quello poetico-artistico, con il coinvolgimento di un numero sempre maggiore di adesioni. L’edizione 2016 ha visto arrivare oltre 600 poesie.
Un’occasione aperta al pubblico: i diretti interessati, ma anche a tutti quelli che hanno il desiderio di assistere alla premiazione. Tematica fondante di quest’anno è stata “una parola nel silenzio”, proposta per dare voce alla vena poetica di chiunque voglia esprimersi. Come le sensazioni gusto-olfattive evocano ricordi, così i versi poetici tendono a renderli indelebili, trasformando la piacevolezza di un buon bicchiere di vino in un’esperienza multisensoriale fuori dal comune.
“Vino, arte e poesia sono sempre stati argomenti intimamente legati tra loro – spiegano alla Cantina – poeti, narratori e artisti di ogni epoca hanno formulato pensieri dalla forte intensità espressiva, raccontando attimi di vita e il valore dei piaceri quotidiani”. “Cantina Valpantena Verona, da sempre attenta alla promozione e alla valorizzazione delle tradizioni e del territorio, continua a organizzare iniziative come il Premio di Poesia, per coinvolgere le persone e condividere con loro i segreti dell’arte e della qualità dei nostri vini” dice Luigi Turco, presidente.
I primi tre classificati riceveranno la targa ricordo dell’evento e un relativo premio del valore di
€ 1.200, € 600, € 300 in vino e olio di Cantina Valpantena Verona. La poesia giudicata vincitrice del primo premio verrà stampata sull’etichetta di un prodotto di punta della Cantina, a testimonianza del profondo legame che esiste tra vino e poesia.
Prima i veneti (lieviti)
Lorenzo Palla, produttore dell’Asolo Prosecco Docg (Loredan Gasparini), racconta la sua idea di utilizzare ormai solo lieviti indigeni:
La vigna più vecchia che abbiamo in collina è stata impiantata nel ‘75 a Giavera del Montello. Essendo su di un falso piano a metà collina, è un vigneto che si è arricchito di molte sostanze minerali per effetto del dilavamento, rispetto ad altri che abbiamo sulle rive del Montello. Troviamo sempre che il prodotto ha degli estratti superiori, analizzando il suolo risulta proprio che c’è una maggiore ricchezza rispetto alle altre zone, perciò abbiamo iniziato a tenere queste uve separate, vinificandole da sole. Dopodiché, dalla stessa vigna, abbiamo provato ad effettuare anche una fermentazione spontanea e così è nata un’altra selezione: Cuvée Indigene, che ci è servita poi per riuscire a selezionare un nostro lievito dell’Asolo. Abbiamo lasciato che una vasca fermentasse per conto suo, in maniera ‘wild’, del tutto spontanea e naturale, in pratica come si faceva una volta. Il problema è che quando si riprendono queste pratiche e magari si usano lieviti selezionati in cantina, non si è mai sicuri che abbia fermentato proprio un lievito indigeno piuttosto che un lievito usato nella vasca di fianco. Allora, da lì siamo partiti chiedendoci “ma abbiamo fatto una fermentazione spontanea vera e propria o è stata una fermentazione di un lievito che avevamo già usato?” Con analisi approfondite ed il DNA, la ricerca ha dimostrato che c’erano dei lieviti non commerciali, lieviti nostri, in quanto non corrispondevano a lieviti già presenti sul mercato.
L’idea di utilizzare i lieviti indigeni è nata così:
“Il progetto di migliorare la percezione del nostro vino è nato ormai più 5 anni fa quando, supportati da un laboratorio di ricerca all’avanguardia nel settore, abbiamo iniziato uno studio sulle capacità e caratteristiche dei lieviti che si sviluppano naturalmente sulle uve in vigneto. Abbiamo quindi effettuato numerosi campionamenti, sia dell’uva che del prodotto fermentato, giungendo alla fine a selezionare un lievito dell’Asolo Prosecco. Così, nel corso degli anni, abbiamo messo a punto il nostro lievito ed ora possiamo considerarlo come uno degli elementi naturali che riescono a far realmente esprimere il vero carattere delle nostre uve e l’unicità del nostro territorio. I lieviti selezionati dall’industria fanno un ottimo lavoro, ma purtroppo creano sempre una certa gamma di aromi definiti, che ormai noi riconosciamo anche come tipici di un certo prodotto ma purtroppo non hanno nulla di tipico, sono semplicemente un’omologazione del gusto. Invece, con l’utilizzo dei lieviti indigeni inizi a scostarti, ad aprire delle strade inconsuete e cominci a scoprire delle sensazioni affascinanti che non si è più abituati a percepire”.