L’autostrada delle startup: lungo l’asse del Brennero il 7,1% di quelle italiane (grazie a strade, imprese e università)

Tra la provincia di Bolzano e quella di Modena, passando per Trento, Verona e Mantova (ossia lungo l’asse del Brennero), si contano 477 startup innovative: in pratica, il 7,1% di tutte quelle presenti in Italia. Se questo territorio fosse un’unica, lunghissima provincia, sarebbe la terza – dopo Milano e Roma – per numero di startup innovative: una sorta di piccola Route 128 (il corridoio tecnologico di Boston, che prende il nome dell’autostrada Massachusetts Route 128).

A che cosa si deve questa concentrazione? In primo luogo alla presenza, lungo questa striscia di terra nordestina, di atenei di eccellenza quali Trento, Verona e Modena, di un tessuto imprenditoriale vivacissimo, ma anche di infrastrutture (autostradali e ferroviarie), che permettono una buona integrazione economico-sociale. E le infrastrutture contano: all’estero, un esempio del loro ruolo è ben spiegato dall’Öresund, il ponte che – dal 2000 – ha dato un grande sostegno al processo di integrazione fra due potenze del Nord prima in competizione, la Danimarca e la Svezia.

Un sistema complesso – un tunnel sottomarino e un ponte vero e proprio – di quasi 8 chilometri tanto famoso da avere ispirato il telefilm “The bridge”. I dati – si legge in questo report – dicono che nel 1999 i pendolari erano circa 3mila, e nel 2008 sono saliti a 20mila. Sono lavoratori e studenti, ma non solo. Oggi questo braccio di mare, grazie al ponte, unisce tre territori ricchi e sempre più integrati tra loro: le regioni danesi di Hovedstaden e Selandia, che hanno il loro fulcro nella città di Copenaghen, e la contea svedese della Scania, dove si trovano centri urbani vivaci come Malmö e Lund. Insieme, la regione dell’Öresund è diventata “una grande area metropolitana transfrontaliera ad altissima intensità di innovazione, e di futuro”.

Startup a Nordest

Come sono le startup innovative nordestine? Utilizzando Atoka, strumento messo a punto da Spazio Dati (a sua volta una startup) si è scandagliato questo mondo, esaminando anche ogni parola sui siti internet e sui social di queste realtà. Su 6.678 startup innovative italiane, 1.062 hanno sede legale in provincia di Milano, 530 in provincia di Roma, 288 nel torinese. Al quarto posto c’è il napoletano, con 219 aziende, e al quinto il bolognese, con 191. Nel G7 delle province italiane più startuppare, però, ci sono anche due province del Nordest: Padova, con 164, e Trento, la “Silicon Valley delle Alpi”, con 151. All’ottavo posto, c’è Modena, con 143 aziende.

Le cose cambiano un po’ se, anziché prendere in considerazione le province, si esaminano le regioni. In questo caso il Veneto è al quarto posto con 563 startup, preceduto dalla Lombardia (1.530), dall’Emilia Romagna (747) e dal Lazio (624), ma di fronte a regioni come Campania (454) e Piemonte (404). Il piccolo Trentino-Alto Adige, con 216 startup innovative, non è così lontano dalla Toscana (300) (che ha quasi quattro volte il numero di abitanti), mentre il FVG con 160 è dietro all’Abruzzo (164).

Nel complesso, le tre regioni del Nordest vantano 939 startup innovative, cioè il 14% di tutte le realtà italiane. Gran parte di queste startup sono srl (794), seguite da srl semplificate (106) e da srl con un unico socio (21); a chiudere 10 spa e 8 cooperative. In 443 hanno 2 anni o più, e delle 573 di cui si conoscono i ricavi soltanto in 6 hanno ricavi pari o superiori al milione di euro. In 168 hanno i ricavi in crescita, in 63 hanno in diminuzione.

Delle 939 startup nordestine nel complesso, 349 (cioè il 37,2%) sono attive nel settore dei servizi di informazione e comunicazione (una fetta significativa, per la precisione 255, sono nel segmento della produzione di software, consulenza informatica e attività connesse), 269 (28,6%) nel manifatturiero e 229 (24,4%) nelle attività professionali, scientifiche e tecniche.

Interessanti poi le parole-chiave che caratterizzano le startup nordestine; esse sono il frutto dell’analisi semantica di una enorme quantità di sorgenti-dati associate alle startup stesse, prima di tutto i siti web e i social, sulla base di alcuni parametri di occorrenza predeterminati. Si tratta di un lessico nuovo, poco noto ai non-addetti ai lavori, e spesso lontano dalle parole-chiave del tessuto produttivo tradizionale. Ecco dunque che spiccano “contenuto generato dagli utenti, blockchain, Università Ca’ Foscari, trading online, apprendimento automatico, progettazione, Università di Trieste, crowdsourcing, implementazione, open innovation, Università di Verona, sistema informatico, gamification, interfaccia uomo-macchina, realtà aumentata, spinoff, nanotecnologia, APR [UAV], app, Università di Trento, ICT”.

Andando oltre ci si imbatte in altre parole dal sapore futuristico, ad esempio “genomica”, “computer vision”, “design sostenibile”. È da notare che l’unico aggancio (semantico) al territorio è rappresentato dalle università, che risultano davvero essere il ponte tra le nuove economie innovative, il tessuto produttivo e la comunità.

Ovviamente il tasso di digitalizzazione è relativamente alto: 496 startup innovative (52,8%) hanno un proprio sito web, 46 un e-commerce (4,9%).

Veneto: prevalgono informazione e comunicazione

Il Veneto è la prima economia del Nordest, e vanta il maggior peso demografico. Non stupisce dunque che esso sia il gigante dell’innovazione nordestina, con ben 563 startup innovative. È interessante notare che si tratta in gran parte di Srl (469), seguite dalle Srl semplificate (69). Delle 561 startup di cui si conosce l’età, 251 hanno almeno 2 anni (44,7%); solo 10 hanno ricavi pari o superiori ai 500mila euro, ma nessuna tocca il milione di euro. Gran parte delle startup innovative venete opera nel settore dei servizi di informazione e comunicazione (207), seguite da quelle attive nel manifatturiero (163) e nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (127).

Il tasso di digitalizzazione è lievemente più basso di quello delle startup del Nordest nel loro complesso: 50,4%. Le parole-chiave che più caratterizzano le startup innovative venete sono: “contenuto generato dagli utenti, Università di Verona, Università Ca’ Foscari, trading online, blockchain, crowdsourcing, profilazione criminale, progettazione, sistema informatico, gamification” Come si vede, è un lessico in gran parte sganciato dalle tradizioni industriali dei territori, atenei a parte; un lessico che è imperniato sulle ICT, e in particolare su tecnologie molto promettenti come il blockchain, che dovrebbe rivoluzionare l’intero settore finanziario.

La provincia con il maggior numero di startup innovative è Padova, con 164 aziende; il lessico delle startup patavine è ricco di rimandi all’alta tecnologia e alla ricerca scientifica (anche grazie alla presenza di un ateneo locale assai rilevante); non a caso tra le parole che più le caratterizzano ci sono “Università di Padova”, “ingegneria biomedica”, “nanotecnologia”.  È interessante notare che al secondo posto c’è la provincia di Treviso, che vanta 115 startup; qui emergono termini come “implementazione”, “prototipo”, “sistema informatico”, “problem solving”.

Al terzo posto figura la provincia di Verona, con 93 startup innovative. In questo caso il lessico delle startup scaligere rimanda, oltre all’ateneo locale (“Università di Verona” e “spinoff”), alla tradizione alimentare del territorio (“nutriceutica”). Venezia di startup innovative ne ha 81, delle quali solo 14 operative nel manifatturiero; qui emerge la parola-chiave “ebook”, segno della vitalità dell’industria culturale veneziana. In provincia di Vicenza hanno sede legale 76 startup; tra le parole-chiave, spiccano quelle collegate alle ICT (ad esempio “sistema informatico” e “web marketing”). Infine, le province di Rovigo e Belluno; la prima, con 25 startup innovativa, batte la seconda, che ne vanta solo nove.

Trentino-Alto Adige: la Silicon valley delle Alpi

Il Trentino è stato soprannominato “la Silicon Valley delle Alpi”, e in effetti con le sue 151 startup questa piccola provincia alpina, di appena mezzo milione di abitanti, si conferma come una star dell’innovazione tricolore. 64 delle startup innovative trentine sono attive nel settore dei servizi di informazione e comunicazione (42,4%), altre 46 nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (30,5%); nel manifatturiero 37 (24,5%). La stragrande maggioranza delle startup innovative trentine sono Srl (137), ma vi è pure una Spa.

Il tasso di digitalizzazione è alto: ben 95, cioè il 63% del totale, dispongono di un sito web, un dato superiore a quello medio nordestino; solo il 3,3% delle aziende dispone però di un e-commerce. Interessanti le parole-chiave: al primo posto “Università di Trento”, ennesima conferma del ruolo fondamentale svolto dagli atenei del territorio; al secondo posto, il termine “interdisciplinarietà”, sempre di sapore accademico; poi “FESR” e “spin-off”, altra parola che rimanda al mondo della ricerca; andando più avanti si trovano parole più futuristiche come “nanotecnologie” e “modellazione 3D”.

Le startup innovative con sede legale in provincia di Bolzano sono invece 65. Di queste 57 sono Srl, cioè l’87,7% del totale, e 25 di esse (38,5%) sono attive nel manifatturiero, 21 nei servizi di informazione e comunicazione (32,3%). Per quanto riguarda il tasso di digitalizzazione, il 44% delle startup con sede legale a Bolzano dispone di un sito web, ma appena il 3% di un negozio online. Quanto alla semantica che più caratterizza le startup altoatesine, varie parole-chiave rimandano al greentech e alle energie pulite, uno dei pilastri dell’economia locale: ad esempio “parco eolico”, “energia termica”, “biogas” e “cogenerazione”.

Friuli-Venezia Giulia proiettato nel futuro

In Friuli-Venezia Giulia le startup innovative sono in tutto 160. Di queste, 131 sono Srl e 21 Srl semplificate, ma vi sono anche 2 Spa. Ben 87 aziende hanno almeno 2 anni di età, ma soltanto una occupa più di 20 persone. Sono 57 le startup (35,6%) attive nel settore dei servizi di informazione e comunicazione, 44 (27,5%) nel manifatturiero. Per quanto riguarda il tasso di digitalizzazione, sono 86 le startup del Fvg dotate di un sito web (il 53,7%, un po’ sopra la media nordestina); quelle con un proprio e-commerce sono 9, cioè il 5,6%.

A livello semantico spicca “Università di Trieste”, seguita però da termini più specifici come “crowdfunding”, “nanotecnologie”, “ingegneria biomedica”, “batterio”, “realtà virtuale”. Un lessico, insomma, assai proiettato verso il futuro, e che dà grande spazio, in particolare, al biotech e al digital manufacturing.

La provincia più startuppara è Trieste, tallonata da Udine. Sono infatti 59 le startup innovative con sede nella città portuale. Tra le parole-chiave, oltre a “Università di Trieste”, che figura in testa, vi sono termini come “ingegneria biomedica”, “realtà virtuale”, “proprietà intellettuale”; termini che da un lato rimandano ad alcune delle tecnologie più promettenti del XXI secolo, dall’altro alla dimensione giuridica ed economica del fenomeno innovazione.

In provincia di Udine le startup innovative sono 50; rispetto al triestino, le parole-chiave qui sono più orientate al mondo della produzione e del business: ecco dunque emergere termini come “prototipo”, “valore”, “processi aziendali”. Nel goriziano le startup innovative sono 11: 4 di esse sono manifatturiere, non a caso il termine che le caratterizza è “progettazione”. Infine, la provincia di Pordenone: le startup innovative con sede legale nel territorio sono 40, la maggioranza delle quali manifatturiere; anche qui, come nell’udinese, domina un lessico innovativo ma di una certa concretezza: spiccano parole-chiave generiche come “tecnologia”, “sistema operativo”, “illuminazione”.

  • walter iasiello |

    concordo plenamente!

  • Barbara Ganz |

    grazie!

  • angy |

    bell’articolo siete l’unico giornale che valga la pena di essere letto! Non raccontate solo il Nordest delle tensioni o dei dissesti finanziari ma anche quello dell’innovazione e del progresso

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