Nota: Questo post è una intervista, fatta da Gigliola Camponogara (formatrice e consulente del progetto Cercando il lavoro) a una amica giornalista malata di sclerosi multipla. Non un post in cui si parla strettamente di occupazione, di come trovare o ritrovare un lavoro, ma più in generale di come reagire a una situazione difficile e a una disabilità che non passerà. In questo senso, di risorse umane.
—
Noria Nalli nasce a Montagnana (Padova) 51 anni fa, e racconta, durante la nostra chiacchierata, di sentirsi proprio come la sua città natale, fortificata dalle sue mura. Nel suo nuovo libro “Avventure semiserie delle mie gambe”, Golem Edizioni, dialoga con la parte del corpo colpita dalla sclerosi multipla da quando non aveva nemmeno trent’anni e una bimba di quattro da accudire.
Laureata in Filosofia, sposata e madre di due ragazze di 15 e 24 anni, ha frequentato la scuola di giornalismo Carlo Chiavazza di Torino e ha un passato di cronista radiofonica alla Radio Torino Popolare. E dalla sua malattia arriva l’ispirazione per i suoi due blog: La stampella di Cenerentola su La Stampa.it e Sclerotica su Vita.it. Conduce una rubrica settimanale sul tema della disabilità su Radio Flash di Torino.
Come nasce l’idea di raccontarti? le chiedo, via Skype.
Ho sentito il desiderio di narrare quello che accade alle mie gambe. Leggere un libro come il mio è un’esperienza forte, spero non lo sia troppo anche se in realtà non accade niente di così tragico rispetto a quello che accade nel resto del mondo. Scrivere della mia condizione è un modo per far emergere situazioni che possono essere di stimolo anche alle altre persone che vivono la mia malattia.
A dirla tutta – prosegue Noria – da piccola volevo fare la ballerina, ero ispirata da Carla Fracci, ed è lei che ha curato la prefazione del mio libro! Poi, quando ero alle medie, vidi una pubblicità che riguardava i giovani orientati al giornalismo, mi appassionavano i telegiornali degli anni ’70 e ’80.
E nel 2011, proprio durante un lungo ricovero per un attacco di sclerosi, inizia a collaborare con La Stampa. Attraverso il suo lavoro, raduna competenze e desideri personali, per vincere su qualcosa che vuole essere più forte, così affronta, e ha la meglio, su una malattia che, dice la scrittrice, ti colpisce dove vuole.
Questo libro è la chiusura di un capitolo, una parte della mia vita in cui prima sperimentavo la vita normale, poi quella con più difficoltà, fino a scoprire di non poter fare delle cose. Sì, è arrivato il momento di considerare la disabilità come qualcosa che non passerà.
Più scrive, più Noria trova estro per narrare anche delle fatiche nell’utilizzo del deambulatore, quest’ultime però non sono abbastanza forti da fermare la sua inesauribile capacità di far fronte a sfide e difficoltà .
Un’opera densa e vera, dove le difficoltà prendono nuove direzioni, con un messaggio che può servire a molti altri. Come si legge in questo estratto del libro.
«Mi appoggio ai muri. Le pareti di casa mia sono ormai tutte macchiate». Pietro stava spiegando al telefono all’amico Umberto come fosse abituato a camminare in casa pur di non fare uso nè di carrozzina nè di stampelle. L’uomo si era sempre più chiuso in se stesso, non voleva vedere gente e nemmeno utilizzare ausili per muoversi meglio. «Almeno permettimi di coprire le manate con un po’ di colore» gli disse Umberto. Un po’ riluttante Pietro acconsentì. «Fai pure, ma tanto si sporcheranno subito» disse all’amico. Dopo qualche giorno, Umberto iniziò il suo lavoro di imbianchino. Invece di coprire le impronte le evidenziò e le colorò, in modo che risultassero in rilievo sullo sfondo. I palmi delle mani sembravano quasi degli uccelli in volo. Preso dall’ispirazione, il pittore improvvisato decorò anche le stampelle e i braccioli della carrozzina. Pietro, sconcertato, col tempo si abituò alla situazione. I suoi movimenti erano faticosi e un po’ tristi, ma almeno avevano conquistato il piacevole e luminoso accompagnamento dei colori dell’arcobaleno».
A noi, il compito di leggere e immergerci nelle sue Avventure semiserie delle mie gambe pronte a rievocare tutta la forza dell’autrice. E che forza!
Gigliola Camponogara