Il regista delle emozioni che trasforma il Veneto in un set. E a San Valentino racconta l’amore senza età

Un regista veneto – originario di Scorzè, ora vive a Istrana, Treviso – ha iniziato da alcuni anni un percorso artistico personale: un lavoro nel quale i luoghi veneti diventano lo scenario adatto per raccontare emozioni e introspezioni. Michele Pastrello, 42 anni, firma dei “microfilm” emozionali: non ci sono parole, solo immagini, rumori e musiche, solo attori e scenari veneti ma senza il racconto del “solito” Veneto che ci si può aspettare, a cominciare da Venezia o dalle piazze più conosciute. C’è un altro Veneto, quello naturale o metropolitano meno visto e sfruttato. Oggi – San Valentino – esce un nuovo microfilm, che parla di amore, anche questa volta senza niente di scontato.

Si chiama Nexus, dura 5 minuti, e il punto di vista non è quello da “baci perugina” dell’occasione, ma quello di un anziano di 82 anni (l’attore è il padre del regista) con il suo prendersi cura delle tracce di un amore perduto.

nexus-michele-pastrello-3 Anche la distribuzione non è convenzionale: non serve andare al cinema, perché “a differenza di un tempo non cerco l’approccio diretto col pubblico – spiega Pastrello – . Non passo più attraverso festival o altro (come facevo agli esordi), uso il web e metto i microfilm in diretta disponibilità col pubblico. Quello che mi interessa è arrivare alla gente, e non l’esclusività festivaliera”.

Che storia racconta Nexus?
michele-pastrello-registaNexus racconta una “non storia”. Di fatto nel film succede poco (un uomo anziano si alza il mattino e prende cura di tracce di un amore diviso dalla vita), è vero, eppure in quel poco succede tantissimo. Mi è stato detto che sembra un romanzo narrato in poche immagini. Quel che è certo è che Nexus racconta un tema con cui, prima o poi, tutti dobbiamo fare i conti: dove si posiziona l’amore quando l’oggetto del sentimento non c’è più? Quanto ci “condiziona”? Con Nexus ho messo in immagini un concetto del filosofo austriaco Martin Buber: ““La nostra autentica missione in questo mondo in cui siamo stati posti non può essere in alcun caso quella di voltare le spalle alle cose e agli esseri che incontriamo e che attirano il nostro cuore; al contrario, è proprio quella di entrare in contatto, attraverso la santificazione del legame che ci unisce a loro, con ciò che in essi si manifesta come bellezza, sensazione di benessere, godimento”. Poi c’è da dire che anche la scienza psicologica ha cercato di capire che cos’è il mistero del “legame” (Nexus, è dal latino, legame, appunto). Ci hanno provato gli studi della neuroscienziata Bianca P. Acevedo che, con macchine per la risonanza magnetica, ha registrato l’attività cerebrale di innamorati di fronte a una foto di un amore lontano; ed è recente lo studio su un gruppo di anziani vedovi ad opera del ricercatore Kyle Bourassa dell’università dell’Arizona, in cui si asserisce che “le persone alle quali teniamo continuano a influenzare la nostra vita anche dopo essere morte“. Ad ogni modo c’è anche qualcosa in più rispetto ad altri miei lavori precedenti. Di solito lavoro con attori professionisti, in questo caso no. Protagonista è mio padre, un uomo di 82 anni che non ha mai recitato prima e che si è trovato catapultato in questa avventura senza saperlo. Non è una storia reale anche se c’è molto di mio padre là dentro e di ciò che ha trasmesso a me: il prendersi cura dei ricordi, della propria “geografia” mentale.

Nei tuoi video si spazia dal Feltrino al monte Avena, da Sospirolo a Cavallino Treporti, da Jesolo a Padova, da Moriago della Battaglia alle Sorgenti del Sile, da PortoMarghera alla tangenziale di Mestre, da Valdobbiadene a Tarvisio, che diventano i luoghi di altrettanti stati d’animo. Perché proprio il Veneto come set?

nexus-michele-pastrelloSono affezionato alla mia terra: piena di bellezza, ma anche di contraddizioni e che non sa molto valorizzare i nuovi artisti. Però io sono un testardo, nel bene e nel male. Continuo a fare ciò che sento – e che sento avere un pubblico –  nonostante in Veneto ciò non sia totalmente riconosciuto. Riesco comunque a gestire questi progetti in solitaria, sfruttando le nuove tecnologie e con le mie risorse: così i microfilm arrivano alle persone più diverse che poi li condividono nei social e me ne parlano in privato. Rimango stupito quando la gente mi scrive in privato complimentandosi per i miei video, in numero ultimamente sempre più corposo. Quel che per me conta è parlare dell’essere umano, delle sue cadute, delle sue difficoltà, della sua ricerca della poesia, dei suoi amori e del suo bisogno (a volte straziante) di sentirsi vivo. Ultimamente questo modo di lavorare è stata “ricompensato” perché sempre più un numero discreto di videoclip musicali mi viene commissionato (che alterno con le produzioni video aziendali, tipo corporate o spot) ed io desidero realizzarli tutti qui in Veneto. Quel Veneto che, a ben vedere, offre di tutto: campagna, mare, zone industriali, montagne innevate, grotte, luoghi storici.

In qualche modo il tessuto produttivo veneto potrebbe interfacciarsi con l’arte per raccontare e promuovere se stesso?

Non solo potrebbe, ma dovrebbe farlo. I nuovi media ed i social (e già ormai da tempo il linguaggio cinematografico che ha contagiato quello della pubblicità) hanno creato – oltre alle più variegate possibilità di arrivare agli utenti – anche un pubblico comunque più esigente, sia dal punto di vista visivo che contenutistico. Non a caso, lentamente, tutto il modo di raccontarsi in video tradizionale, quello che passava per le TV locali per capirci, sta lentamente scomparendo. Ora, secondo me, per veicolare certi messaggi, certe emozioni, certe suggestioni, c’è bisogno di un professionista, certo, che però sia anche artista. Cioè che abbia la capacità, le visioni, la sensibilità di raccontare e quindi intercettare l’utente. Tutto ciò è possibile – come accenna lo storyteller Andrea Bettini, in un suo interessante libro -, e le aziende stesse dovrebbero sempre più comprenderlo. Tra l’altro le nuove tecnologie permettono risultati eccellenti, dal punto di vista dell’estetica visiva, facilmente abbordabili anche per le piccole aziende o startup. Ma non basta il mezzo, chiaro. Come diceva un famoso fotografo: “fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore.”