La salute entra nell’azienda dell’acciaio: dieta personalizzata, screening, postura corretta e sportello motivazionale

Un progetto che comprende diverse attività di monitoraggio e promozione della salute: il contrasto all’abuso di alcol e al fumo di tabacco, la promozione della sana alimentazione e dell’attività fisica, il controllo dello stress, l’igiene del sonno e altro ancora. Dove? In azienda, il posto in cui si passa buona parte della giornata, una situazione favorevole per raggiungere un numero consistente di persone e avvicinarle a buone pratiche. In questo caso si tratta dei 400 dipendenti delle unità produttive del Vicentino di Siderforgerossi Group, nato dalla fusione di sue realtà leader di mercato nel settore dei forgiatori, oltre 100 anni di esperienza nel settore. Oggi fattura 200 milioni annui, il 65% realizzato all’estero, con 600 dipendenti in  Italia (tre stabilimenti nell’alto Vicentino e un quarto nel Torinese).

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Niente di questo programma è lasciato al caso: il sonno, ad esempio, “con molti operai che per scelta, per avere le giornate libere, scelgono di lavorare la notte con molta frequenza, Per loro serve una efficace strategia di recupero”, spiega Luciano Giacomelli, presidente e legale rappresentante diSiderforgerossi Group Spa: “Mi sono appassionato a questo progetto fin dall’inizio perché fare prevenzione su un numero di dipendenti così importante sarà non solo positivo per le persone che vi parteciperanno, non solo per l’azienda – perché ci aspettiamo un impatto positivo su malattie, assenze e infortuni – ma anche per la comunità dell’Alto Vicentino, perché uno screening di tale portata può aiutare il territorio a capire come vive una sua comunità, che è quella legata alla fabbrica”.

Proprio la locale unità sanitaria ha da tempo alzato la guardia: si mangia in molti casi male, si beve troppo, si fa poco movimento. E la comunità intera presenta fattori di rischio più elevati rispetto alla popolazione generale.  “Siamo sensibili ai temi della salute e della sicurezza sul posto di lavoro e con questo progetto abbiamo pensato di fare qualcosa in più – dice Sergio Serraino, medico del lavoro in Siderforgerossi Group Spa – Il progetto si sviluppa secondo le linee ministeriali che implicano anche la necessità di incidere sugli stili di vita e il posto di lavoro può essere veicolo importante per portare un messaggio in questo senso sia ai lavoratori sia alle famiglie, ai bambini e alla comunità. A partire dagli studi dell’ULSS 7, sappiamo che la zona è a rischio per le malattie cardiovascolari e tumori. La nostra idea è intervenire su tutte le 400 persone che lavorano in azienda, con una campagna informativa per la promozione per quanto riguarda sana alimentazione, attività fisica e corretta postura oltre che per contrastare l’abuso di alcol e l’abitudine al fumo di tabacco. Promuoveremo lo screening per alcuni tumori e daremo indicazioni sulle vaccinazioni per lavoratori con particolari livelli di rischio, oltre che sull’igiene del sonno, soprattutto per i turnisti. Apriremo anche anche uno sportello psicologico per chi vuole cambiare vita e stili di vita. Quindi, su 100 persone, chiederemo l’adesione al progetto su cui l’azienda si impegna a proporre una dieta personalizzata”.

forge3L’azienda va vista come una squadra di calcio: “Se un dipendente si ammala è paragonabile ad un giocatore che viene espulso, tutti gli altri devono in qualche modo riorganizzarsi, coprire un ruolo che non è il proprio per supplire all’assenza. Se scopri alle 6 di mattina che manca una persona del tuo turno, lo stress può essere elevato”, spiega Marco Borgo, il direttore risorse umane che è un po’ l’allenatore di questo team e ne conosce ogni aspetto. Anche a lui è capitato di “inventare” ruoli che non c’erano in azienda – il tassista per gli spostamenti da uno stabilimento all’altro, ad esempio, l’adetto ai dispositivi di protezione individuali – per operai rientrati dopo una malattia: “Nella mia carriera finora ho visto persone che avevano iniziato a lavorare giovani andare in pensione a 58, 59 anni. Tutti lavoratori precoci: adesso invece ci capita di assumere ragazzi di 20/30  anni, quando arriva loro la busta arancione dell’Inps scoprono che dovranno lavorare fino a 71 anni e oltre. E parliamo di lavori fisicamente impegnativi, se ci aggiungiamo stili di vita negativi la strada è tutta in salita”.

Le aziende invecchiano, e si devono attrezzare per mantenere a lungo la salute e il benessere. L’iniziativa presentata poche settimane fa alle rappresentanze sindacali interne è piaciuta: “Tutto si svolge su base volontaria, ci basta arrivare a un numero di adesioni sufficiente per ottenere dei dati statisticamente significatici” spiega Borgo. Tutto il lavoro fatto sarà oggetto di studio in sinergia con l’ULSS, di modo che la mole di risultati possa avere una valenza scientifica per il territorio e magari per altre aziende che vogliono intraprendere un percorso di questo genere.

“Saremo parte attiva nel promuovere il progetto tra i lavoratori, sia tra i volontari ma anche tra gli altri perché l’obiettivo è il benessere in azienda che è un bene di tutti. Pensiamo ci sarà alta adesione” assicura Alessandra Dal Prà, in rappresentanza della RSU aziendale. In azienda il clima sindacale è buono, è qui è già entrato il welfare aziendale, con un bonus del 12% in più a chi trasforma il Premio di risultato in questa opzione (in sostanza: invece di 1000 euro in contanti tassati, il dipendente potrà utilizzare 1.120 euro in beni e servizi, dai libri per i figli, alla retta dell’asilo, dal mutuo per la casa al fondo pensione, dall’assistenza ai familiari ai corsi di lingua o ai viaggi).

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La salute in azienda inizia subito: sono già stati acquistati macchinari – quelli per misurare pressione e altri parametri, ma anche pedane per lo studio della postura e plicometri – con un investimento totalmente a carico della società. E fin da subito sarà aperto lo sportello per il counseling motivazionale, perché cambiare vita è questione di motivazione, anche e soprattutto per mantenere i risultati nel tempo. Così l’azienda ripensa il proprio ruolo anche nei confronti dei lavoratori, riformula modelli organizzativi: non per puro spirito filantropico, ma per ritrovarsi più efficiente, competitiva, attenta alle relazioni umane e alla soddisfazione, oltre che dei clienti, del personale. Più sana, insomma, nel senso più ampio del termine.

E a proposito di aziende sane: a Treviso la multinazionale Permasteelisa ha introdotto analisi, visite specialistiche e screening per i dipendenti: dall’inizio del progetto sono state svolte 1.900 visite, con una adesione fra i dipendenti dell’88,7%.

In azienda diagnosi precoce e riduzione dei rischi per 781 dipendenti, con lo screening in orario di lavoro

Un’altra azienda si è fatta capofila della mensa sana grazie a sinergie con la provincia veneta in cui l’azienda è fortemente radicata: l’attenzione ai rapporti con il territorio, le comunità di riferimento, i collaboratori e gli azionisti è confluita nel codice etico che colloca la società nell’elenco delle prime imprese socialmente responsabili del Trevigiano e si trasforma in utilizzo di prodotti biologici, di stagione e a Km zero, contribuendo a sostenere le produzioni agricole locali e a rispettare l’ambiente.

Food@work, il benessere entra nella mensa aziendale (con più farro e meno fragole fuori stagione)