E’ di 24mila unità lavorative il saldo positivo tra le assunzioni e cessazioni nelle aziende fino a 15 dipendenti. Ad analizzare l’incremento occupazionale delle imprese in regione è l’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Veneto, che ha rielaborato i dati INPS e ISTAT, tra luglio 2017 e giugno 2018, relativi alle assunzioni e cessazioni nelle realtà produttive.
Tale crescita ha contribuito a un +6% dell’occupazione, che pone la regione al di sopra della media nazionale ferma al +4,7% e al settimo posto tra le regioni. Ma, trattandosi di lavoro, è interessante sottolineare come, in valore assoluto, il numero di posti creati siano secondi solo a quelli della Lombardia (38.147).
Più approfonditamente il dossier ha rilevato, nelle imprese fino a 15 dipendenti, 246.113 assunzioni e 222.173 cessazioni, per un saldo totale di +23.940.
Tra le realtà con più di 16 addetti, le assunzioni sono state 435.668 contro le 412.260 cessazioni per un saldo finale di 23.408 unità lavorative. I due bilanci portano a un attivo di 47.348 posizioni. I dati percentuali rivelano anche come la crescita generale tra le imprese venete sia stata del 4%, rispetto al +3,3% della media italiana, percentuale che pone il Veneto al 7° posto assoluto tra tutte le regioni. Nelle aziende maggiormente dimensionate, con un +3%, la nostra regione ricopre la quarta posizione a parimerito con Umbria e Toscana.
“Questa analisi conferma come siano le piccole realtà a trainare la crescita dell’occupazione anche qui a NordEst – commenta Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – Questo risultato è sostenuto anche dal buon andamento dell’apprendistato, canale privilegiato per l’accesso dei giovani a un “lavoro di cittadinanza”. Le quasi 23mila assunzioni in apprendistato, pari al 9,2% del totale veneto ne sono la conferma oggettiva. Parliamo poi di un 18% di assunzioni a tempo indeterminato che sono oltre 44 mila posti di lavoro. Dati molto positivi quindi anche se, alla luce dell’evoluzione economica nazionale ed internazionale, nessuno deve esaltarsi perché le ferite della crisi devono ancora rimarginarsi”.
Nella tabella il Veneto mostra di avere meno contratti a tempo indeterminato della media nazionale, ma sono inferiori anche i contratti a termine; e poi c’è il dato positivo dell’apprendistato, anch’esso superiore alla media, e c’è chiaramente una incidenza maggiore degli stagionali e intermittenti (a causa del settore turistico): un quadro che potrebbe avere dei contraccolpi anche maggiori rispetto ad altre parti di Italia proprio a causa dei cambiamenti – annunciati e in atto – sia sull’apprendistato che legati al decreto dignità.