Il Veneto ha 11 nuovi operatori specializzati in agricoltura sociale.
“Per Coldiretti Veneto che ha promosso la prima legge regionale sull’agricoltura sociale, undici nuove fattorie sono una conquista imprenditoriale”, hanno detto i vertici dell’associazione degli agricoltori che nei giorni scorsi ha assistito, con la commissione d’esame, alla consegna degli attestati ai futuri imprenditori impegnati nella valorizzazione del carattere, anche solidale, della campagna.
Gli allievi del corso di formazione di Impresa Verde Verona hanno presentato dei progetti aziendali molto vari, mettendo in evidenza il supporto all’ emarginazione, integrazione e riabilitazione delle persone che potranno collaborare alla loro avventura. Dopo 100 ore di formazione ecco le promesse nel settore: Antonio, allevatore zootecnico in prossimità della città scaligera rivolge la sua attenzione ai migranti, Sabrina nella bassa veronese ha un agrinido senza eta’ per nonni e bimbi da 0 a 6 anni, Luciano con la sua passione green ha messo in piedi una rete di imprese per coltivare gli ettari dell’ospedale di Nogara insieme ai carcerati, sul Lago di Garda Alessandra propone tirocini per insegnare il lavoro dei campi ai giovani di buona volontà.
E ancora c’è Paola, titolare di una cantina apre le porte ai non vedenti, Marco, ortofrutticoltore che guarda all’accoglienza dei disabili, Laura di Sona è proiettata su una ludoteca aziendale per migliorare l’abilità motoria, Beatrice di Cologna Veneta mette a disposizione il suo circolo per sostenere le persone in difficoltà con il motoot «Ciò che ciò».
Maddalena di Castiglione nell’elemento terra vede nella sua corte ospitale il benessere per tutti.«Adoperarmi per il prossimo» è l’intento di Giancarlo, apicoltore e vera sentinella del disagio della comunità dove risiede. L’apiterapia è la sua ricetta naturale per ogni malessere.
“Un piccolo grande patrimonio professionale arricchito di nuova sensibilità e alimentato di cultura – ha detto Franca Castellani vice presidente di Coldiretti Verona presente alla consegna degli attestati – ricordo i primi passi per ottenere una legge regionale per riconoscere un ruolo a queste figure innovative che esprimono una marcia in piu’ per il primario. La continua richiesta di intraprendere questo tipo di attività merita riguardo da parte del legislatore regionale che può migliorare ulteriormente le norme per incentivare le iscrizioni all’albo della Regione Veneto”.
E poi c’è il progetto dell’Azienda agricola 2 mori che si trova a Pigozzo, nella zona della bassa Val Squaranto. L’azienda è costituita da un uliveto, da un vigneto e da un orto; la sua attività principale è quella di vendita diretta dei prodotti dell’orto. Qui da sempre al centro, come principio saldo, c’è il lavoro della terra; “Questa attività – racconta Serena, neodiplomata nel sociale – permette di far sopravvivere economicamente l’impresa e, indirettamente, fa sì che non solo nascano relazioni forti ma anche che emergano le caratteristiche uniche di ciascuna persona della famiglia che ruota attorno all’azienda“.
Un contesto ideale per pensare a un progetto destinato alle scuole: promuovere l’inclusione dei ragazzi più fragili inseriti nelle classi di ogni livello scolastico in ottica di prevenzione della dispersone scolastica e di un possibile disagio futuro. “Tale obiettivo – spiegano ai 2 mori – può essere perseguito soltanto dopo aver ottenuto il cambiamento delle modalità di relazionarsi reciproco tra il gruppo classe e il soggetto destinatario del progetto”.
In particolare al termine del percorsorso i soggetti:
- acquisiranno delle competenze pratiche e diventeranno autonomi nell’organizzazione e nella gestione dell’orto
- saranno accettati all’interno del gruppo classe dove verranno riconosciute le loro potenzialità.
Includendo i ragazzi all’interno del gruppo classe, si suggerirà alla collettività modelli di leadership positiva che non si focalizza sulla prevaricazione fisica o verbale. Sono stati identifiati dei Destinatari diretti, i principali fruitori dell’intervento saranno bambini e pre-adolescenti che riscontrano delle difficoltà all’interno del gruppo classe che dovranno dimostrare un attitudine verso il mondo della natura e nelle attività di tipo pratiche e manuali, e destinatari indiretti: il gruppo classe, compresi gli insegnanti, e le famiglie trarranno beneficio indiretto dello sviluppo in positivo del progetto.
Sono previste diverse fasi:
- realizzazione di un orto produttivo; ogni bambino/ragazzo assumerà delle competenze non solo a livello pratico, ma anche a livello personale (autoanalisi) e relazionale;
- la visita costante del gruppo classe all’orto dell’azienda realizzato dai compagni; questa attività permetterà ai bambini/ragazzi fruitori diretti del progetto di assumere un diverso ruolo agli occhi del gruppo classe e di far emergere dunque, non solo in azienda, ma anche in classe, le loro potenzialità.
Il progetto ha solide basi teoriche, spiegate dall’azienda: “L’approccio metodologico prevalentemente utilizzato si ispira al Learning by doing ideato da J.Dewey e rivisitato da Le Boterf (2000) che assegna all’esperienza pratica un ruolo fondamentale per l’apprendimento della persona. Un altro modello è quello della Peer Education, strategia educativa che permette di assegnare nuovi ruoli all’interno di un contesto già formato e che dunque favorisce la riqualificazione di soggetti poco considerati o considerati negativamente e la loro conseguente inclusione all’interno del gruppo. Al termine del progetto, i fruitori del progetto sapranno gestire il loro orto e avranno acquisito delle competenze relazionali e personali (senso di autoefficacia) da spendere anche al di fuori del grupppo classe. A sua volta il gruppo classe sarà in grado di includere i compagni e di vedere in loro non solo dei limiti ma anche e soprattutto delle potenzialità”.
Va ricordato che Coldiretti ha un’esperienza ormai ventennale con le scuole; nel caso di azienda solidale, poi, molto stretto è anche il legame con le aziende sanitarie locali.
Periodo di realizzazione
Da ottobre a giugno.