Il pulsante è stato premuto sabato 2 febbraio alle otto di mattina: ha dato il via all’operatività dell’ampliamento destinato ad aumentare del 130% la produzione di Pan Piuma. È l’ultima tappa di una crescita iniziata giusto 50 anni fa da un’idea, molta tenacia, un macchinario costruito su misura e un prodotto che oggi ha una riconoscibilità quasi totale nel suo segmento (come è stato per la Nutella che ha assorbito il nome generico di crema spalmabile).
“Mio padre, fornaio, ha lasciato ai due figli maschi due panifici – racconta Adriano Anzanello, fondatore di Arte Bianca – Il mio era a Mestre, in via Monte Nero, vicino alla stazione. Avevo 22 anni, subito dopo il servizio militare, e oltre al forno servivo altre rivendite e le mense delle aziende di Marghera: solo la Sava Alluminio ordinava 40 chili al giorno. Ma sapevo che il vero salto di qualità sarebbe stato rifornire la gastronomia che sfornava mozzarelle in carrozza e preparava le tartine per i ricevimenti in città e valeva da sola 120 chili di pane al giorno”, racconta.
La gastronomia aveva un altro fornitore di fiducia, “ma a forza di insistere ho ottenuto un appuntamento. Salivo le scale con i miei parallelepipedi di pane carrè e guardavo le donne al lavoro che affettavano il pane una fetta alla volta, necessariamente raffermo per poterlo tagliare senza rovinarlo”. Quel primo appuntamento finisce in un niente di fatto, ma l’idea è lì, sotto gli occhi. “Mi si è illuminata una lampadina, ma serviva l’attrezzatura giusta, e mica c’era internet per cercarla. Ho fatto arrivare una macchina da dei rappresentanti di Milano, e ho chiesto alla Gasparin di Schio di modificarla, ampliando il carrello della taglierina per poterci mettere il pane”. La Gasparin, fondata nel 1960, negli anni è diventata una multinazionale, specializzata nella produzione di macchine nel settore alimentare, più precisamente taglierine, confezionatrici e dosatrici, e firma le macchine dell’ampliamento di Arte Bianca.
Restava il problema del taglio preciso: “Ho fatto arrivare uno dei primi congelatori a cassoni, il pane entrava a 80 gradi ed usciva a 20 e dopo mezzora era pronto da tagliare. Così l’ho messo su un carretto e l’ho riportato alla gastronomia, quattro pacchi”. Anzanello ottiene l’incarico, il lavoro lievita come il suo pane: si trasferisce in via Torino, poi in via Altobello, infine trova lo spazio adeguato a Marghera. E cresce: da qui escono 80 tonnellate al giorno di prodotto, in sei ore passa dall’impasto al camion. Al lavoro ci sono 56 persone – diventeranno 80 per un ciclo produttivo di 24 ore (12 al sabato).
Il Pan Piuma è il pane morbido, senza crosta, quello delle mozzarelle in carrozza e dei tramezzini che secondo la tradizione sarebbero nati proprio a Venezia. C’è in diverse versioni (grano tenero, grano duro, integrale, biologico…) e gli ingredienti vanno dai cinque ai sette: “Manca lo zucchero ad esempio, che nella ricetta originale non c’è ed è stato aggiunto in fase in industrializzazione per accelerare la lievitazione. Noi non lo mettiamo, non ci serve, noi il pane lo facciamo lievitare naturalmente utilizzando un ingrediente naturale, IL TEMPO”. Non c’è anima viva a toccare il Pan Piuma, simbolo di passaggio da una produzione strettamente manuale come quella del pane a un concentrato di tecnologia: “E’ tutto meccanizzato, dalla miscela delle farine – che arrivano da quattro fornitori italiani – alla cottura. Perfino l’aria all’interno è depurata per tutelare la qualità. L’aumento della produzione – spiega Massimiliano, figlio di Adriano, in azienda come il fratello – servirà a puntare anche sull’estero, con un prodotto che è già presente in Spagna, Belgio, Olanda e Croazia”. Dal 13 febbraio il Pan Piuma si è presentata a Biofach, il salone del biologico di Norimberga.
La confezione, trasparente, riporta gli ingredienti, ma nessuna indicazione sull’utilizzo: “è una scelta – sottolinea Adriano – perché non serve solo per i tramezzini. Usiamo i canali social, Facebook, Youtube, e spesso sono i clienti a mostrare come usarlo”.
Dal 1968 il Pan Piuma è stato il primo prodotto in Italia senza crosta (quella che naturalmente si forma viene venduta per l’alimentazione animale); “Per dargli un nome abbiamo fatto una scommessa fra noi, ha vinto il ricordo del nome del pane che si faceva quando i panifici hanno cominciato a chiudere la domenica – prima non chiudevano mai – e aveva l’olio per restare morbido un giorno in più”. Un altro tassello della storia di famiglia, che ha portato l’impresa a un fatturato di 16 milioni (+17% rispetto al 2017) e otto assunzioni solo nell’ultimo anno.
Ma Arte Bianca è anche un esempio di azienda che si apre alla finanza per crescere: nel 2018 ha emesso il suo primo Minibond per complessivi 3 milioni di euro. L’operazione è stata perfezionata il 27 novembre 2018, ha scadenza in giugno. Banca Finint ha svolto il ruolo di arranger dell’operazione mentre TCO Innovation di Padova ha seguito l’azienda come advisor finanziario.
Il minibond, riservato unicamente ad investitori professionali, è stato sottoscritto per il 50% da Veneto Sviluppo, mentre la quota rimanente è stata sottoscritta dalla stessa Banca Finint, Neafidi, Banca Valsabbina e altre BCC del territorio. “Storicamente in Italia il canale bancario è quello principale – spiega Davide Mezzalira A.D. di TCO Innovation – e molte aziende si auto escludono da altre opportunità di finanziamento perché credono di essere poco strutturate o troppo piccole. In realtà è quasi più facile organizzare i minibond che accedere al credito tradizionale, e la lezione delle strette creditizie del passato anche recente stanno favorendo questo genere di operazioni”.
I proventi derivanti dall’emissione del Minibond verranno impiegati a sostegno degli investimenti volti all’internazionalizzazione nei mercati esteri, nonché a soddisfare la crescente richiesta di prodotti a marchio Pan Piuma con la nuova linea di produzione. Un’operazione da 9 milioni di euro che farà lievitare la produzione da 16 a 40 milioni di pezzi l’anno del pane da tramezzini e “Pan Piuma” .