Un progetto di cooperazione a vantaggio delle municipalità libiche, che potrebbe diventare un’opportunità economica e commerciale per il settore regionale della pesca e dell’acquacoltura in Friuli Venezia Giulia.
Si chiama Nicosia, e in regione ci si lavora dal 2015. Obiettivo iniziale era favorire la collaborazione tra municipalità in conflitto, facilitando così il processo di pacificazione dell’area, e produrre posti di lavoro e limitare il fenomeno migratorio.
Nicosia potrebbe diventare ora la “porta d’ingresso” per lo scambio commerciale nel settore ittico FVG-Libia. L’obiettivo – ambizioso – è quello di fare dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari il punto di approdo e successiva distribuzione del pescato nel mare libico. A causa della guerra civile non si pesca in quelle acque da circa otto anni, e il mare risulta molto ricco di materia prima.
Grazie all’attività di cooperazione i pescatori libici sono stati formati con il coinvolgimento delle realtà di Duino Aurisina, Monfalcone, Grado, Marano Lagunare, su diversi temi: creazione di società cooperative nel settore, tecniche operative e gestionali delle stesse, trasferimento di tecnologie e know how per realizzare impianti di prima conservazione, percorsi sulla certificazione dei prodotti ittici. Con la regione collabora Informest, l’agenzia nata nel 1991, nel clima di rinnovamento e apertura verso Est degli anni seguenti la caduta del muro di Berlino, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo economico e i processi d’internazionalizzazione. Fra i fondatori la regione Friuli VG e il Veneto, e negli anni Informest – diretta da Sandra Sodini – ha realizzato progetti fortemente voluti dalle strategie di cooperazione delle Regioni associate, dal Ministero Affari Esteri e dal Ministero dello Sviluppo Economico.
“La nostra regione ha una solida tradizione nel settore della pesca – ricorda il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin – e con la Libia, ancora prima dello scoppio della rivoluzione, c’erano collaborazioni su diversi fronti”. In molti casi non è stata una storia a lieto fine (come nel caso delle aziende delle costruzioni che stavano lavorando a nuovi quartieri, e hanno dovuto fuggire finendo per ritorvarsi con una mole di crediti).
Di quella storia restano però amicizie, relazioni e contatti che ora tornano ad avere un valore, e che in prospettiva potrebbero mettere la regione in una posizione privilegiata: “Ci ha sorpreso vedere che, nonostante le tensioni ancora in atto, siamo riusciti a collaborare con i sindaci delle diverse parti – sottolinea Zanin -. Finora hanno lavorato le società cooperative di pesca della regione, come Friulpesca e la cooperativa di Marano, e il nostro servizio veterinario è stato sul posto per verificare le condizioni del pescato, la conservazione, le modalità di trasporto. Il passo più importante è quello di arrivare alla certificazione del prodotto libico, in modo che possa accedere al mercato dell’area Schengen, passando per il Friuli VG: si può pensare a campagne di pesca congiunte, visto che quel mare è molto meno sfruttato del nostro. Ma il pesce non è tutto: c’è bisogno di infrastrutture, servizi, barche, attrezzature da pesca, frigoriferi; il Friuli VG ha ad esempio un cantieristica minore fra san Giorgio di Nogaro e Monfalcone fino a Trieste. Si aprono grazie al percorso tracciato attraverso questo progetto nuove opportunità per le imprese del FVG lungo tutta la filiera”.
Non solo: riportare occasioni di lavoro lungo le coste serve conseguentemente a presidiarle, rendendole meno facilmente terreno di partenze per i trafficanti di essere umani.
L’occasione per fare il punto sul progetto sarà oggi, martedì 2 aprile e le presenze raccontano esattamente della capacità di Nicosia di parlare alle diverse parti in causa. Ci sarà Benedetta Oddo, Consigliere Strategico delle Municipalità libiche per l’Iniziativa di Nicosia; e per parlare del patrimonio materiale e immateriale nel settore della pesca in Libia Naser Assnousi, esperto del settore pesca per la regione centrale di Sirte. Delle tappe per la certificazione del prodotto pescato e i controlli di igiene e qualità, con Manlio Palei, direttore servizio sanità pubblica veterinaria, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, e Lucia Pelagatti, veterinario ufficiale, AAS2 Bassa Friulana Isontina, Servizio Igiene degli Alimenti di Origine Animale, e Dario Pandolfo, dirigente veterinario del Servizio Veterinario di Igiene degli Alimenti di Origine Animale, AAS n. 3, Regione del Veneto, ci sarà Abdulmajid Aboulmeedah, rappresentante della Autorità Nazionale della Pesca di Tripoli.
Ancora, di formazione degli operatori e il settore commerciale parleranno Gaetano Zanutti, coordinatore settore pesca di Legacoop FVG, Aurelio Zentilin, Almar – Acquacoltura Lagunare Marinetta Soc. Coop. Ar.L. e Mastour Jibreel, direttore del Dipartimento per le Risorse Ittiche del Ministero dell’agricoltura di Tobrouk.
Infine, sul tema Valutazione della cooperazione e sviluppi futuri: l’Iniziativa di Nicosia e l’osservatorio dei comuni libici come elementi di stabilizzazione del Paese si confronteranno il rappresentante della Delegazione dell’Unione Europea in Libia Abdirauf Beitelmal, Sindaco di Tripoli, e Alsaqar Abuwujawuri, Sindaco di Benghazi.
Secondo l’analisi socio-economica della filiera ittica del Distretto di pesca Nord Adriatico 2016 (analisi su dati 2015) in regione Friuli VG ci sono 364 pescherecci attivi, con tre mercati ittici: Grado, Marano lagunare e Trieste. Il transito complessivo merci nei tre mercati è stato di 3.293 tonnellate di pescato, valore 18 milioni di euro (di cui: pesce azzurro 677 tonnellate, valore 1,6mln euro; altri pesci 1.221 tonnellate, valore 8,6 mln euro; crostacei 200 tonnellate, valore 1,7 mln euro; molluschi 1.194 tonnellate, valore 6,2 mln euro). La produzione regionale è di 1.849 tonnellate di pescato, valore 9 milioni di euro. Le imprese regionali del settore sono 562, di cui 281 di pesca, 139 acquacoltura, 23 commercio all’ingrosso, 110 commercio al dettaglio, 9 lavorazione e conservazione prodotti ittici.
Maestranze: 1.005 le unità occupate, di cui 415 nella pesca, 198 nell’acquacoltura, 57 lavorazione e conservazione, 250 commercio al dettaglio e ambulante, 85 commercio all’ingrosso. Nel 2015 il saldo della bilancia commerciale era negativo per quasi 23 milioni di euro (più importazioni che esportazioni).