Per far fronte alla carenza di manodopera in agricoltura, acuita dall’emergenza coronavirus, l’ente bilaterale veronese per l’agricoltura Agribi, di cui fanno parte Coldiretti, Confagricoltura, Cia , Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, avvierà da questa settimana un progetto per agevolare l’incontro trasparente tra la domanda e l’offerta di lavoro. Un ruolo che si svolgerà in collaborazione con Veneto Lavoro, ente della Regione Veneto che si occupa di programmare e favorire le politiche del lavoro.
Si tratta di un progetto pilota in Italia nel settore primario, già programmato da alcuni mesi per far fronte al fabbisogno di manodopera nel periodo delle raccolte stagionali, ma accelerato a fronte della pandemia Covid-19, che ha reso ancor più pressante il problema. Molti operai agricoli stranieri, infatti, hanno fatto rientro nei loro Paesi d’origine e altri che sono disponibili a venire, anche perché in possesso di contratti già firmati con le aziende, non riescono ad arrivare perché trovano difficoltà ad attraversare determinati Paesi, come i lavoratori dell’Est Europa.
“Abbiamo settori cardine, come quello orticolo e frutticolo, che rischiano di rimanere completamente bloccati a causa della carenza di braccianti – spiega Luigi Bassani (in foto), presidente di Agribi Verona -. Perciò è urgente reperire manodopera anche da quei settori, come quelli della ristorazione e del turismo, che , essendo del tutto fermi, hanno dovuto mettere in cassa integrazione i dipendenti o non assumere gli operatori stagionali. Già da questa settimana avvieremo un progetto di incrocio tra le offerte di lavoro delle aziende agricole di Agribi con la banca dati di Veneto Lavoro, che raccoglie le richieste dei lavoratori in cerca di occupazione, tra cui disoccupati, cassintegrati e percettori del reddito di cittadinanza. La presenza nell’ente delle tre maggiori associazioni datoriali e dei tre sindacati dei lavoratori potrà garantire il monitoraggio della trasparenza e della correttezza dei servizi offerti, svolgendo inoltre attività di contrasto dei fenomeni di lavoro nero e sfruttamento del lavoro in agricoltura”.
Tiziano Barone (in foto), direttore di Veneto Lavoro, spiega il progetto nei dettagli: “Nel nostro database abbiamo 140mila disoccupati e 12.500 beneficiari del reddito di cittadinanza, che fanno capo ai 39 centri per l’impiego del Veneto gestiti da Veneto Lavoro. Noi selezioneremo le offerte di lavoro, in base alle località e alle esigenze delle aziende, coinvolgendo in prima battuta chi ha avuto già esperienze in campagna e verificando la loro disponibilità. Con questo sistema potremmo dare i nominativi dei lavoratori nel giro di pochi giorni. È un’attività che già abbiamo svolto in passato, ma in maniera occasionale. Ci auguriamo che, al di là dell’emergenza Covid-19, questo sistema diventi una costante anche per il futuro. L’importante è che ci sia una regia accorta e puntuale dell’ente bilaterale, in grado di garantire sia la formazione e la sicurezza, sia gli spostamenti dei lavoratori. Con questo cambio di paradigma potremmo ridurre lavoro nero e caporalato, garantendo più controlli che, in quest’emergenza coronavirus, vanno a vantaggio sia delle aziende che dei lavoratori stessi”.
Giuseppe Bozzini, vicepresidente di Agribi e segretario regionale di Uila-Uil, esprime il punto di vista dei sindacati dei lavoratori: “Migliaia di persone hanno perso il posto di lavoro e un’altra fetta consistente è a casa in cassa integrazione nei settori bloccati dall’emergenza, e rischia di non avere prospettive per il futuro. Sull’altro fronte abbiamo il settore agricolo a cui, in questo momento emergenziale, viene richiesto uno sforzo massimo per consentire agli italiani di avere il cibo sul tavolo. Siamo alla vigilia della fase di raccolta, ma il blocco delle frontiere impedisce di avere il contributo essenziale della manodopera straniera. C’è perciò la necessità impellente di reperire braccianti, ma abbiamo un mercato del lavoro burocratizzato e immobile. In questo contesto si inserisce l’intuizione di Agribi di orientare la manodopera in maniera flessibile, a seconda delle esigenze del settore. Per far questo occorre lavorare sulla formazione e soprattutto avere dei centri per l’impiego efficienti. L’ente bilaterale per l’agricoltura, già accreditato dalla Regione Veneto, con Veneto Lavoro sigla ora un protocollo per rendere operativa la possibilità da un lato degli imprenditori agricoli di mettere in evidenza le richieste di lavoro, dall’altra di Veneto Lavoro di mettere in rete le disponibilità e i curriculum dei lavoratori interessati a cercare occupazione, sfruttando al massimo gli strumenti già esistenti. L’ente bilaterale Agribi avrà il compito di verificare quante e quali offerte di lavoro si potranno incontrare, non lasciando al caporalato spazi per assolvere al reperimento della manodopera. Noi in questo frangente dovremmo dotarci anche di capacità formativa, rendendo appetibile il lavorare in agricoltura, che sarà un settore sempre più strategico, potenziando la sicurezza e incrementando le retribuzioni. In questo modo diventiamo agenti che favoriscono e creano la cultura della sicurezza anche in piena emergenza coronavirus”.
Il problema della carenza di manodopera nei campi negli ultimi anni è diventato particolarmente pesante anche a causa del numero sempre più limitato di braccianti di provenienza extracomunitaria autorizzati dal decreto flussi ministeriale. Fino al 2015 gli stranieri assegnati alla provincia di Verona per le raccolte stagionali erano 1.200, mentre poi il numero è stato ridotto drasticamente a 300. Un numero assolutamente insufficiente rispetto alla domanda di manodopera. In Veneto le offerte di lavoro in agricoltura arrivano per il 40 per cento dalla provincia di Verona, con 28.000 occupati a tempo determinato e 2.000-2.500 a tempo indeterminato.
LE ORGANIZZAZIONI COINVOLTE
AGRIBI: L’ente bilaterale per l’agricoltura veronese ha tra i suoi scopi l’integrazione dei trattamenti assistenziali di legge, in caso di malattia o di infortunio degli operai agricoli, l’erogazione di prestazioni a sostegno del reddito, la promozione di misure per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro e la promozione della formazione per gli operai e le aziende del comparto agricolo. Inoltre si adopera per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore primario e sostenere azioni di contrasto ai fenomeni di lavoro nero e sfruttamento in agricoltura.
VENETO LAVORO: Ente della Regione, collabora con le strutture regionali competenti in materia di lavoro in tema di programmazione, gestione e valutazione degli effetti delle politiche del lavoro; favorisce la qualificazione dei servizi per il lavoro, attraverso attività di ricerca, studio e documentazione; promuove l’attuazione di specifiche politiche per i settori in crisi o per le aree territoriali caratterizzate da declino industriale, che coinvolgano le istituzioni locali e le parti sociali, avvalendosi dell’assistenza di soggetti accreditati pubblici e privati, anche attraverso specifici accordi di area.