È un Primo Maggio diverso, quello di quest’anno.
Cassa integrazione record
“Tutto da costruire e forse da ricostruire. Il nostro primo pensiero va ai lavoratori che oggi sono in prima linea, in particolare quelli del socio-sanitario e delle case di riposo, che stanno reggendo il colpo della fase acuta del contagio, coscienti del loro ruolo e che subiscono il continuo calare dei tagli al servizio, che oggi si materializza nell’assenza di organici necessari alle turnazioni e ai riposi”, dicono nella sede della Cisl Belluno Treviso.
E poi c’è chi teme per il proprio posto di lavoro, e chi lo ha perduto.
Il sindacato ha messo a confronto alcuni dati; fra 2018 e 2019 si sono contate 2mila assunzioni in meno: “Già sul finire dell’anno si stava materializzando una curva occupazionale decrescente, figlia di una decrescita economica che aveva fatto rivedere a ribasso il Pil italiano e anche quello veneto. Si registrava comunque la buona tenuta dei due macro settori dell’industria bellunese, sia nelle assunzioni a tempo indeterminato che nel saldo finale che risulta importante nel Made In Italy, probabilmente per effetto delle stabilizzazioni Luxottica”.
Qualunque analisi salta con l’avvento del Covid-19 e “a partire da febbraio accadono forti evoluzioni nelle imprese e nelle dinamiche occupazionali; per altro non esistono dati che riescono a fotografare l’esistente e le stime sono riconducibili ad una visione nazionale al massimo veneta”. Ma se a livello nazionale una stima dell’aumento della cassa integrazione ordinaria è +400%, proprio la presenza di Luxottica in provincia (che fa capo al centro di costo bellunese anche per gli altri siti italiani) fa segnare a Belluno la soglia di +2.400%, pari a un milione e 300mila ore autorizzate. Una enormità.
“Ci si aspetta una caduta dei redditi da lavoro, per chi ha perso l’impiego e anche per chi, con gli ammortizzatori sociali, non riceve il 100% dello stipendio – spiega Rudy Roffarè, segretario generale aggiunto UST CISL Belluno-Treviso -. E la nuova organizzazione del lavoro ci impone di ragionare su temi come la conciliazione vita-lavoro. Ma sarà anche necessario guardare con più convinzione alla riconversione delle imprese che possono creare sbocchi occupazionali in questo momento, rimettendo al centro le politiche attive del lavoro”.
Il lavoro che non c’è
Con 29.192 richieste ad oggi il Veneto è la regione ad aver presentato il maggior numero di domande di cassa integrazione in deroga, dopo il Lazio. E la Direzione regionale Inps di Venezia è la sede regionale ad aver lavorato il maggior numero di pratiche, Lazio compreso. Ne dà notizia l’assessore al lavoro del Veneto, Elena Donazzan.
Al ritmo di 2.800 pratiche al giorno la task-force Regione-Inps ha già autorizzato tutte le domande pervenute entro lunedì 27 aprile e prosegue il proprio lavoro anche nei giorni festivi e semifestivi di questo ponte di maggio: il direttore regionale Antonio Pone calcola che entro lunedì 4 l’Inps del Veneto avrà dato risposta a tutte le domande giacenti.
“I numeri sono impressionanti – commenta l’assessore – Nella festa del Lavoro che non c’è oggi contiamo le assenze che fanno rumore nel silenzio. Ai 113 mila i lavoratori in cassa integrazione in deroga che non lavorano, si aggiungono i 50mila posti di lavoro che non ci sono più, nonché i lavoratori sospesi dell’industria, dell’artigianato che usano ammortizzatori ordinari, a cui andranno sommati i lavoratori stagionali del turismo che avrebbero dovuto iniziare a lavorare in queste settimane. Un immenso popolo di lavoratori che non lavora e che reggeva l’intera nazione. E’ nel doloroso silenzio delle piazze vuote che si ricorda, e non festeggia, il Primo Maggio”.