Uno psicologo al Pronto soccorso per le donne che subiscono violenza

Un femminicidio ogni tre giorni.  In vista della giornata dedicata ai diritti, spesso negati, delle donne, l’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia, che da molti anni si sta impegnando con iniziative di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne e nella realizzazione di occasioni formative per i suoi iscritti, rialza la voce per formulare due precisi appelli alle Istituzioni regionali: gli psicologi siano presenza fissa in tutti i Pronto Soccorso per garantire l’accoglienza delle donne: inoltre la violenza di genere venga inserita come materia di insegnamento nei corsi di laurea in area sanitaria e sociale.

foto via Pixabay

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Per quanto riguarda il primo appello, lo psicologo in Pronto soccorso, si tratta di una “richiesta ribadita in accordo con le Procure, come quella di Udine, le forze dell’ordine e gli operatori sanitari impegnati in prima linea”, spiegano il Presidente dell’Ordine Roberto Calvani e la psicologa Lucia Beltramini del Comitato nazionale Pari Opportunità dell’Ordine la quale evidenzia come “più di un progetto sia stato sottoposto alla Direzione Generale e Sanitaria di Udine (ASUFC) non ottenendo però ad oggi alcuna risposta”.

A sollecitare ancora una volta una rapida programmazione per inserire stabilmente queste figure professionali nelle aree di emergenza delle strutture sanitarie è il Presidente dell’Ordine degli Psicologi FVG Calvani. Dal 2020 è stato costituito il Comitato Pari opportunità interno all’Ordine che, insieme al Consiglio, continuerà a promuovere iniziative di sensibilizzazione e formazione, nonché azioni di coordinamento e protocolli di lavoro con Tribunali, Procure, Pronto soccorso. Per quanto riguarda i Pronto soccorso, esistono linee guida sia a livello nazionale sia regionale, e negli ultimi anni singole realtà hanno portato avanti progetti “sperimentali”, come il Progetto Sostegno donna Trieste. E’ necessario però non limitarsi a singole iniziative o a progetti spot.

Relativamente alla seconda istanza (l’introduzione della materia ‘violenza di genere e femminicidi’ nelle Università), la psicologa Beltramini rimarca: “Riteniamo fondamentale l’erogazione di formazione già negli Atenei, con corsi rivolti a studenti e studentesse di corsi di laurea di area sanitaria e sociale, ma anche giuridica e pedagogica”. Se all’Università di Trieste si trovano alcuni di questi insegnamenti – la psicologa Beltramini è docente a contratto di “Violenza alle donne e ai minori” per il corso di laurea in Infermieristica – ancora mancano azioni strutturate in tutti gli Atenei: “il cambiamento che si osserva negli studenti e nelle studentesse anche solo dopo un breve corso universitario è risultato molto incoraggiante”, fa sapere Beltramini.

Queste urgenze verranno ribadite dagli psicologi del FVG in occasione dell’evento “Orfani di femminicidio, l’altra faccia della violenza sulle donne” che si terrà in videoconferenza  l’11 marzo con gli interventi, fra gli altri, proprio degli esperti Calvani e Beltramini. Al riguardo Beltramini: “Fino a pochi anni fa, nessuno si occupava dei figli e delle figlie delle donne uccise. Mi verrebbe da dire di più: fino a pochi anni fa, nel nostro Paese, non vi era alcuna fonte ufficiale che rilevasse il numero dei femminicidi. Per molto tempo è stato solo grazie al lavoro dei centri antiviolenza che è stato possibile “vedere” queste uccisioni. Ora le cose stanno, seppur lentamente, cambiando, anche se si riscontra il forte rischio che dal silenzio su queste violenze si sia passati ad un parlarne con toni troppo sensazionalistici. Quando però l’attenzione mediatica si spegne, spesso le vittime, gli orfani, i genitori di quelle donne, si ritrovano soli e abbandonati”.

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