Le gelate tardive che hanno contraddistinto le ultime due notti sono state caratterizzate da temperature molto basse mantenute per parecchie ore, aspetto che ha determinato un danno alle colture ancora maggiore.
Melo e ciliegio
In Trentino le colture più colpite sono sicuramente il ciliegio ed il melo. I tecnici FEM (Fondazione Edmund Mach) fanno notare che quest’ultimo, nelle zone di fondovalle, ha raggiunto lo stadio fenologico di piena fioritura, molto sensibile alle basse temperature che determinano, nel caso di danno, la perdita irrimediabile del fiore o del frutticino appena formato. In collina ed in montagna lo stadio fenologico è quello da bottoni rosa-mazzetti divaricati fino a mazzetti affioranti in montagna, stadi che resistono a temperature di gelo inferiori. Ma le condizioni di questa notte hanno sicuramente determinato dei danni che dovranno essere quantitativamente verificati nei prossimi giorni.
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Gli agricoltori sono stati informati con i bollettini di previsione agrometeo emessi da Meteotrentino e, durante le due notti di gelo, allertati tempestivamente e frequentemente (nella notte tra il 6 e il 7 ogni 3 ore) con oltre 41mila sms inviati dalle 40 stazioni meteo FEM dotate di sensori antibrina. Dal 2020 gli oltre 1.200 utenti iscritti al servizio ricevono gli allarmi in base alla coltura (melo o ciliegio) che si attivano a soglie diverse di temperatura in base alla fase fenologica critica.
Come 1997 e 2017
Questa gelata così estesa e lunga ricorda gli ultimi eventi gravi del 1997 e, più recentemente, del 2017 che causarono importanti danni alla produzione di mele. Da una prima analisi meteorologica risulta che la gelata di questa notte ha avuto temperature simili al 1997, ma con durata decisamente maggiore. Infatti le basse temperature del 17-18 aprile 1997 si sono mantenute per circa 8-9 ore mentre stanotte hanno raggiunto le 13 ore. La differenza è rappresentata dalla diversa fase fenologica che potrebbe in alcune zone tardive aver limitato i danni.
L’azionamento degli impianti a pioggia sovrachioma antibrina, ove presenti, può aver ridotto, ma non azzerato, la percentuale di danno. Infatti la situazione complessiva di temperature molto rigide e di bassa umidità relativa, oltre al numero di ore di gelo, hanno messo in crisi anche un sistema ampiamente collaudato come quello dell’irrigazione antibrina.
La situazione
Il ciliegio è una coltura estremamente sensibile alle gelate primaverili, sia nelle fasi precoci ma in particolar modo nel momento della fioritura.
La fase fenologica della Kordia, la varietà più diffusa in Trentino, al momento delle scorse gelate è abbastanza diversificata: nelle zone più tardive, a seconda dell’appezzamento, lo stadio fenologico osservato è da punte verdi avanzate a bottoni fiorali visibili mentre in fondovalle e nelle zone collinari più esposte è la fioritura. Viste le temperature raggiunte (nelle zone altimetriche più elevate si sono registrati i -6 /-7°C), specialmente dove non è stata eseguita difesa attiva si osservano danni quantitativi abbastanza importanti.
I metodi adottati per la protezione dei ceraseti sono stati l’azionamento di impianti antibrina, principalmente in fondovalle, e l’accensione di stufette a pellet o di candele di paraffina (da parte di circa 40 agricoltori) soprattutto nelle zone collinari e montane. La gestione della difesa attiva è stata difficile per gli agricoltori, che si sono trovati ad affrontare temperature minime molto severe, gelate di lunga durata, spesso accompagnate da presenza di vento. Nei prossimi giorni, con ulteriori controlli sarà possibile avere un quadro più completo sia dell’entità del danno nelle varie zone che dell’efficacia della difesa attiva adottata.
Per quanto riguarda la vite, le valutazioni saranno fatte nei prossimi giorni, anche se i primi riscontri non sembrano così negativi come su altre colture.
In Veneto
La gelata era attesa, ma è stata più tremenda di quanto si temesse. In gran parte del Veneto la notte scorsa le temperature sono scese ampiamente sotto lo zero, con punte di meno 9 in alcune zone, non lasciando scampo a tanti alberi da frutta in piena fioritura e alle orticole. Sono ciliegi e kiwi a fare maggiormente le spese di questa gelata, ma anche viti, fragole, pesche, albicocche, mele e pere. In provincia di Verona i danni più importanti, ma anche nel Padovano, nel Vicentino e nel Trevigiano sono state parecchie le segnalazioni degli agricoltori relative alle colture letteralmente “lessate” dal freddo.
“È forte la preoccupazione per le gelate che stanno colpendo tutto il Veneto, in particolare nelle province di Verona, Padova e Vicenza dove le temperature hanno raggiunto punte mai viste in tutto l’inverno – sottolinea Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -. L’entità del danno si potrà capire tra qualche giorno e ci si augura che sia contenuta, dato che il Veneto è la prima regione italiana per la viticoltura e tra le più importanti per l’agricoltura in generale. Da alcuni anni siamo alle prese con cambiamenti climatici che comportano tempeste, grandinate, gelate tardive e bruschi sbalzi di temperatura, facendo diventare sempre più difficile il mestiere dell’agricoltore e causando cali alla produzione e costi sempre più alti a carico delle aziende”.
Ecco una panoramica delle segnalazioni per ogni provincia.
VERONA. Danni importanti in tutta la zona frutticola. Al momento pare che la produzione più colpita sia quella delle mele da Palù a Zevio, da Legnago fino a Bevilacqua, con perdite in certi casi anche totali. Danni ingenti anche per i ciliegi nell’Est Veronese. Segnalazioni di vitigni danneggiati, in particolare l’uva bianca precoce come lo Chardonnay. Nella zona di Villafranca colpiti kiwi, peri e meli.
PADOVA. A Montagnana segnalati danni su vite, patate e cipolle. A Conselve gravi danni sulle uve precoci come la Glera da Prosecco. Nell’Alto Padovano i danni sono soprattutto ai kiwi. A Pernumia, San Pietro e Monselice colpite fragole, pesche e pere. Tra Vighizzolo d’Este e Sant’Urbano perse centinaia di quintali di angurie e zucche.
VICENZA. Segnalazioni di danni ai vitigni di uve precoci, ai ciliegi e alle varietà di mele precoci.
TREVISO. Provincia colpita dalle gelate a macchia di leopardo. Le perdite maggiori sono per i kiwi, con picchi fino al cento per cento nella fascia pedemontana da Montebelluna a Nervesa e Volpago. Nella stessa zona danni anche agli asparagi. Ad Asolo grandi danni alle ciliegie, alle albicocche e ai melograni. Meno problemi per la vite, perché è in una fase fenologica ancora arretrata. Nell’area del Valdobbiadene nessun danno sostanziale all’uva Glera.
ROVIGO. Segnalazioni di danni alle frutticole: mele, pere, susine, albicocchi e peschi.
VENEZIA. Segnalazioni nel territorio del Veneziano Orientale soprattutto per danni all’uva Glera. Preoccupazione per la bietola, ma le eventuali perdite saranno da verificare nei prossimi giorni.
Asparagi e gelo
Al posto delle punte degli asparagi il ghiaccio. Questo l’amaro destino di alcuni dei prodotti trevigiani più rinomati, gli asparagi bianchi di Cimadolmo Igp e quelli bianchi e verdi di Badoere Igp che già stavano affrontando il problema dettato dal periodo siccitoso. Ma anche danni ingenti ad altre colture e soprattutto a rischio la ripresa vegetativa della vite.
Le gelate di queste notti (stanotte la temperatura è scesa fino a meno quattro) hanno garantito un duro risveglio ai produttori che si sono visti danneggiare i raccolti anche dei prossimi giorni. Il ghiaccio come detto non ha risparmiato gli asparagi coltivati a campo aperto, ma anche ad esempio le produzioni di kiwi da Povegliano a Ponzano Veneto, o la vite coltivata in varie aree trevigiane, da quella castellana a quella opitergina, che ha visto bruciati i germogli e messo a dura prova le piante. Se dovessero perdurare queste gelate primaverili i danni potrebbero diventare di centinaia di migliaia di euro.
“Il clima ormai non ci risparmia e in ogni stagione ci propone anomalie che creano non pochi danni alle imprese agricole ed agli stessi consumatori – spiega Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso – Le nostre aziende non possono non considerare ormai un costo fisso quello per assicurarsi, mentre ai consumatori dico solo di leggere attentamente le etichette per non incappare in prodotti che sostituiscono i prodotti nostrani di dubbia provenienza con un punto interrogativo sui metodi di produzioni che in certi paesi sono lontani dall’assicurare garanzie di salubrità.
La settimana scorsa gli operatori agricoli avevano già distribuito i tubi dell’irrigazione di soccorso a terra – ricorda Coldiretti Treviso – ora devono pensare a come proteggere le varietà precoci tipo susine, pesco, albicocche, ciliegie e anche come detto kiwi e vite. Occorre salvare le fioriture. Tutti questi sfasamenti stagionali hanno un costo per i produttori costretti ad un surplus di gasolio oltre che a strumenti sempre più tecnicamente avanzati per mettere in salvo verdura e frutta.
La situazione interessa tutta Italia – dice Coldiretti – siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.