Mestre, un emporio solidale per rivoluzionare la lotta alla povertà

E’ sorto come un fungo, in appena dieci mesi di lavoro, nell’area commerciale che a Mestre ospita ipermercati, grandi catene e centri direzionali. Diviso in tre aree per le diverse tipologie che offre in una superficie di 3.300 metri quadrati: da una parte gli alimentari, nelle altre il “non food”, ovvero mobili, casalinghi e abbigliamento maschile e femminile.

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Avrebbe dovuto chiamarsi emporio – o ipermercato – solidale, poi per non dare l’idea della concorrenza con i centri commerciali che sorgono dall’altra parte della strada, si è pensato a un nome diverso: “Centro di solidarietà cristiana Papa Francesco”. Così circa trecento persone, guidate dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, si sono ritrovate sotto il sole a Mestre per l’inaugurazione del complesso che, primo in Italia, si pone come punto di riferimento per chi si trova in difficoltà economica.

Al centro, che riunisce in un’unica sede attività diverse aperte da circa vent’anni, faranno riferimento clochard, stranieri colpiti dalla crisi che ha azzerato attività che a Venezia davano lavoro sicuro (come hotel, ristoranti e cantieri navali) e indigenti nostrani, colpiti da difficoltà improvvise come la perdita del lavoro o una separazione.

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Beninteso, all’emporio solidale – perché ormai la gente lo chiama così – non si regala nulla, o quasi. Solo chi può dimostrare di non avere mezzi può fare self service, gli altri “clienti” pagano una cifra simbolica, da un euro in su in relazione al valore della merce, che può essere un armadio, una mela o un vestito (ce ne sono 20mila, usati o meno, sotto la supervisione di un ex direttore di Coin, azienda che peraltro ha la sede poco distante). Ad alimentare l’emporio sono supermercati, dove si raccoglie la merce prossima alla scadenza, cittadini che regalano i mobili di casa o capi d’abbigliamento, che vengono ritirati, vagliati, lavati e stirati da un esercito di circa trecento volontari riuniti nell’associazione “Il Prossimo”.

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A realizzare il complesso, del resto, sono stati i cittadini stessi con le offerte che, ormai da decenni, alimentano la Fondazione Carpinetum, dal nome del quartiere urbano Carpenedo dove tutto è nato all’ombra del campanile. Qui il parroco don Armando Trevisiol, oggi 91enne, ha cominciato negli anni Ottanta a raccogliere offerte per realizzare un complesso di mini-appartamenti dove ospitare anziani soli autosufficienti.

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L’operazione è stata un successo, tanto che dopo il primo centro, intitolato a un vecchio prete, don Valentino Vecchi – ne è sorto un altro, nei cui sotterranei sono nati i primi centro di smistamento di alimentari, mobili e vestiti. Con il tempo, e con offerte, donazioni e lasciti ereditari, i centri don Vecchi sono diventati sette, per ospitare anziani, malati, padri separati, familiari di lungodegenti ricoverati nel vicino ospedale. Alla fine, dato che i sotterranei dei centri non bastavano più, è nato l’emporio solidale, salutato dalla parole rotte dall’emozione di Brugnaro, di don Armando, del presidente della Fondazione Carpinetum don Gianni Antoniazzi e di un esercito di volontari che ora aspettano i primi “clienti”.

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Il progetto di Vicenza

Intanto a Vicenza, grazie a 34 mila euro messi a disposizione dalla Fondazione Cariverona e l’individuazione dei partner del terzo settore, l’emporio solidale promosso dal Comune si avvia a diventare rapidamente realtà.

In questi giorni, al mercato ortofrutticolo sono iniziati i primi lavori di sistemazione degli spazi che saranno dedicati all’emporio, mentre la commissione incaricata di verificare le manifestazioni di interesse del privato sociale interessato ad aderire all’iniziativa ha accolto la proposta di coprogettazione presentata da Croce Rossa Italiana Comitato di Vicenza e associazione Diakonia onlus, assieme a una ventina tra parrocchie , congregazioni di San Vincenzo e altre associazioni.

“Se c’è una cosa buona che il Covid ci lascia – è il commento dell’assessore alle Politiche sociali Matteo Tosetto – è l’importanza di fare squadra. Nel pieno dell’emergenza, infatti, abbiamo dovuto riorganizzare in modo totalmente nuovo la tradizionale distribuzione delle borse della spesa, mettendo a fattore comune le energie di ognuno. Con questo progetto mettiamo in piedi in modo stabile una rete organizzata in cui pubblico e privato sociale operano insieme per raggiungere in modo efficace e in sicurezza chi ha bisogno”.

L’emporio solidale vicentino sarà dunque realizzato in un’area di 400 metri all’interno del mercato ortofrutticolo e non sarà solo un grande negozio di beni alimentari e di prima necessità provenienti da eccedenze o donazioni, ma anche un luogo dove ascoltare e aiutare le persone in difficoltà a rendersi di nuovo autonome. I lavori di allestimento dell’emporio andranno di parti passo con la progettazione del servizio, con l’obiettivo di inaugurarlo a settembre.

Nell’ambito della coprogettazione saranno definite nel dettaglio le modalità di accesso al servizio. Chi avrà diritto a “fare la spesa” all’emporio potrà contare su una card che conterrà punti per l’approvvigionamento caricati mensilmente sulla base dell’Isee e dei componenti del nucleo familiare.
L’iniziativa porterà peraltro molteplici benefici all’intera comunità in termini economici (ottimizzazione degli aiuti), sociali (potenziamento della rete della solidarietà) e ambientali (riduzione degli scarti dovuti alle eccedenze alimentari).