I dipendenti creano una cooperativa per gestire al meglio il welfare aziendale

Un esempio pratico: un conto è dare una certa cifra al dipendente che può spenderli in spese dentistiche, un altro è gestire un pacchetto di servizi per un numero superiore di persone. Con la stessa cifra, magari, si ottiene la pulizia dei denti anche per i figli, ed è solo un caso fra i molti possibili.

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Ecco spiegato come e perché sta nascendo un modello innovativo, capace di fare da capofila a NordEst – terra dove il welfare aziendale ha alle spalle anni di esperienza e innovazione – e a livello nazionale. Dopo una lunga fase di studio, è in fase di costituzione una cooperativa che vedrà quali soci i lavoratori e le lavoratrici di GAS Jeans e avrà il compito di gestire i servizi di welfare aziendale dei dipendenti di Grotto Spa, la società vicentina titolare del brand veneto della moda.

Il contesto è dunque quello di una azienda in concordato, e nel quadro di profonda incertezza vissuta dal marchio vicentino della moda e del tessile in generale: la sfida è stata appoggiata con convinzione dall’amministratore unico, Cristiano Eberle, che sta rimettendo le risorse umane al centro del progetto di rilancio basato su “valori e competitività”, ed è stata colta dai lavoratori di Gas Jeans come una significativa potenzialità che li trasforma in soci e portatori di interesse e consentirà loro di avere un ruolo attivo.

A fronte del pagamento di una quota (qualche decina di euro), il senso di appartenenza e di attaccamento al marchio Gas porta così i suoi lavoratori a proporsi come protagonisti e non subire passivamente la situazione di presente difficoltà. Con molti vantaggi. Adriano Rizzi (in foto), presidente di Legacoop Veneto, che ha affiancato azienda e lavoratori nel percorso di valutazione e accompagnamento dell’idea, spiega che i benefici sono tutti da definire: «La cooperativa favorirà di fatto una costruzione dei piani di welfare condivisa con l’azienda, sia nella loro definizione che nella gestione, e potrà avere maggiore capacità di trattativa nel convenzionamento con esterni per i singoli servizi, così da ottimizzare al massimo quanto l’impresa investe in welfare per i propri dipendenti».

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Legacoop Veneto supporterà anche nella fase di startup la nuova impresa che conta già sull’adesione di 70 lavoratori (della produzione come dei negozi monomarca) e avrà forma di cooperativa di consumo, ossia di cooperativa che ha lo scopo di garantire ai propri soci servizi a condizioni più favorevoli di quelle presenti sul mercato. Nasce così un modello fortemente innovativo di partecipazione, in Veneto e sul territorio nazionale: sarà, infatti, una delle prime cooperative nate all’interno di grandi aziende per sperimentare forme di coinvolgimento dei lavoratori. Non solo: in prospettiva la nascita della cooperativa potrà avviare un percorso più ampio di partecipazione dei dipendenti, diventando strumento di un loro possibile coinvolgimento all’interno della governance dell’azienda.

Un segnale di un cambiamento nel modo di pensare e di fare impresa di cui molti attori da tempo discutono, quale leva di innovazione delle relazioni industriali: a maggior ragione a fronte della accelerazione imposta su vari fronti dall’emergenza pandemia. «Perché dove l’impresa è vissuta come bene comune e il valore generato diventa condiviso, lì non solo aumenta il benessere dei lavoratori ma anche crescono le performance dell’impresa stessa e la sua capacità di reazione e adattamento alla crisi», spiega Rizzi sottolineando che questa esperienza aggiunge un altro tassello nella possibile “contaminazione” delle imprese for profit da parte del modello cooperativo, che porta iscritte nel proprio dna la mutualità, la partecipazione e la democrazia.

«Crediamo che, ben lontano dall’essere meramente un’idea romantica, questo possa rappresentare una via complementare per mantenere in salute l’economia di mercato e, al contempo, favorire uno sviluppo che non ha nel profitto l’unica ragion d’essere, ma sa coniugare benessere dei lavoratori, sostenibilità sociale e ambientale, dialogo con la comunità – aggiunge Rizzi – Anche il protagonismo dei dipendenti può essere uno strumento per ibridare l’economia di mercato e spingere a un innesto della “partecipazione” sul piano della governance, con l’obiettivo di generare ricchezza condivisa. Infine è una sollecitazione alle imprese a costruire legami generativi nelle comunità locali di riferimento, con un ritorno di accreditamento e di reputazione indubbio. Per tutte queste valenze condividiamo insieme ai lavoratori di Gas la sfida di questa nuova, futura cooperativa».