Così il rincaro della bolletta mette a rischio la sopravvivenza delle imprese

“Il rincaro della bolletta energetica mette a rischio non soltanto la ripartenza, ma addirittura la sopravvivenza di alcune aziende del comparto materiali da costruzione”. L’allarme è di Alex Luci (nella foto in basso), che guida il Gruppo Materiali da Costruzione in Confindustria Udine.

“Stiamo monitorando con preoccupazione l’escalation congiunturale dei prezzi delle principali commodity – conferma Luci -. Tra questi, c’è sicuramente il prezzo dell’energia elettrica. I costi energetici, infatti, hanno una rilevanza particolarmente forte per motivi intuibili: energia elettrica e gas metano (quest’ultimo a sua volta utilizzato massicciamente anche per la produzione di energia elettrica) sono indispensabili per le produzioni manifatturiere e colpiscono quindi, in maggiore o minore misura, tutte le aziende, con effetti a cascata sulle relazioni commerciali all’interno delle filiere e sul prezzo finale dei beni. Naturalmente, le più colpite sono proprio le imprese energivore, in particolare quelle del comparto dei materiali da costruzione, che ci stanno segnalando enormi difficoltà”.

Così, oltre al problema del costo e della reperibilità delle materie prime, che già sta causando difficoltà pesanti a molte imprese, il forte rincaro dell’energia rischia ora di mettere definitivamente in ginocchio molte attività produttive del settore.

“Bisogna tenere presente che per le aziende energivore, come ad esempio quelle che producono laterizi – ricorda Luci -, il costo del gas e dell’energia rappresenta circa il 40% dei costi complessivi. Da gennaio a ottobre, questi costi sono addirittura quadruplicati. Tale situazione è ulteriormente degenerata nelle ultime settimane causando danni incalcolabili. Nell’immediato, si corre il rischio di dover fermare la produzione ed anche le vendite fino a quando non si riusciranno a trasferire i maggiori costi di produzione sul prodotto finito, ammesso che ciò sia possibile”.

“Negli ultimi giorni – sottolinea il capogruppo – alcune imprese del settore stano ritoccando i propri listini, maggiorandoli di circa il 30%, ma tutto questo, ammesso che il mercato lo consenta, rischia di non bastare. Se le dinamiche non cambiano, infatti, tra circa un mese saranno costrette a rivedere i listini con un ulteriore 20% di aumento. Tutto questo, si badi bene, soltanto per recuperare gli aumenti di costo. Se il mercato interno, però, non recepirà questi aumenti le imprese non avranno alternative e saranno costrette a fermare la produzione entro l’anno. Senza contare il problema del credito, perché i fornitori, a seguito del fatturato mese più che triplicato, potrebbero chiedere alle aziende garanzie fidejussorie per continuare a fornirle. Se così fosse, le imprese semplicemente sarebbero costrette a chiudere”.

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Che fare? “Questi rincari energetici – conclude Luci – non devono assolutamente farci arretrare rispetto agli obiettivi di sostenibilità, né mettere a repentaglio lo slancio produttivo del Paese, soprattutto in questa delicata fase di ripresa. Come aziende del settore risentiamo tutte della situazione che si è determinata e che innesca tensioni sui mercati e nelle relazioni di filiera, anche se le imprese lavorano costantemente sul risparmio energetico e sull’efficientamento degli impianti produttivi. Ci aspettiamo, dunque, che il Governo si attivi per quanto è nelle sue possibilità. Serve un intervento tempestivo per mitigare il problema, perché le misure già adottate, pur utili, non sono né strutturali nel medio termine, né risolutive nel breve. A questo punto riteniamo che si dovrebbe varare urgentemente una compensazione per l’aumento del costo energetico, come è già accaduto per far fronte al caro materiali nei contratti pubblici nel Decreto Sostegni-bis di fine luglio”.