Dal colorificio alla fabbrica delle pizze, il primo giorno di green pass a Nordest

Il primo turno al Colorificio San Marco – 300 dipendenti in Italia, 200 nella sede principale a Marcon, Venezia – è iniziato alle 6, senza problemi legati al green pass. Il controllo è stato centralizzato in uno solo degli accessi, per evitare dispersioni. Saran Gardellin, della produzione, ha timbrato alle 8: “Da noi siamo tutti vaccinati, ma che io sappia negli altri reparti c’è qualcuno che non lo ha ancora fatto”.

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La percentuale di non vaccinati non supera il 15-18%, conferma Mariluce Geremia, vice presidente e responsabile Risorse umane San Marco Group,  azienda leader in Italia nella produzione e commercializzazione di pitture e vernici per l’edilizia professionale, un portafoglio di 6 marchi di proprietà e conta una rete di 8 siti produttivi e tre società commerciali. Il Gruppo ha chiuso il 2020 in crescita, con un aumento del +3% e un fatturato di 82 milioni di euro: “Ci è stato chiesto di offrire il tampone gratuito ai dipendenti non vaccinati, noi abbiamo spiegato che saremmo rimasti allineati alla posizione decisa dalle imprese e dal governo a livello nazionale, con il supporto e la responsabilità dei rappresentanti sindacali”.

Non è stato necessario riorganizzare squadre o uffici per fare fronte ad assenze legate alle nuove regole: “Però fin dall’inizio abbiamo alzato la sicurezza, riorganizzato spazi e distanze, lavorato in cluster perché le persone a contatto fossero sempre le stesse e un’eventuale positività rimanesse confinata. Ora stiamo gradualmente riducendo la percentuale di smart working”.

All’esterno dell’azienda una lunga fila di tir: “Ne partono 30-40 al giorno, e oggi nessun problema con i green pass degli autisti: certo, è venerdì, e non fa testo, ci aspettiamo qualche problema dalla settimana prossima – spiega Mauro Piovesan, direttore Operations – Tutti i nostri fornitori sono stati comunque preallertati due settimane fa: da controllare c’è anche tutto il personale delle ditte che stanno lavorando sugli ampliamenti in corso”.

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A preoccupare, qui, è soprattutto la stretta sulla disponibilità delle materie prime e la possibile paralisi dei porti e dei trasporti: sul primo fronte – che riguarda pigmenti, carbonati e resine – si è proceduto ad aumentare gli stock per gestire eventuali difficoltà garantendo le consegne. Sul fronte del movimento delle merci si guarda invece a quello che accadrà: i colori San Marco viaggiano all’estero per il 45%, diretti in 101 Paesi, via gomma ma anche passando dai porti di Venezia, Genova e Trieste.

Roncadin, 15% di assenti

Nel primo giorno di introduzione del Green Pass si è registrato qualche problema alla Roncadin di Meduno (PN), azienda con oltre 750 dipendenti specializzata nella produzione di pizze surgelate per il mercato nazionale e internazionale. Venerdì 15 ottobre, giorno dell’entrata in vigore dell’obbligo di certificato verde sui luoghi di lavoro, non ci sono stati allontanamenti o tensioni in azienda, tuttavia una quota pari al 15% degli addetti alla produzione non si è presentata ai tornelli.

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«Sapevamo che il 15 ottobre sarebbe stata una giornata critica e nei giorni scorsi ci eravamo preparati a predisporre eventuali riprogrammazioni dei turni di lavoro – spiega l’amministratore delegato Dario Roncadin –. Naturalmente nei primi giorni di introduzione della nuova norma ci sono sempre da mettere in conto dei problemi, e la scarsità di tamponi disponibili può aver messo in difficoltà i dipendenti che si sono attivati all’ultimo momento. Tuttavia non nascondo che c’è preoccupazione: se questa situazione si prolunga nel tempo, rischiamo di dover rallentare la produzione, con ricadute negative a catena sulla gestione di logistica, magazzini e materie prime. Lo scenario peggiore sarebbe diminuire l’attività al punto da costringerci a ricorrere alla cassa integrazione, misura che danneggerebbe gli addetti muniti di Green Pass presenti in azienda. È l’ultima cosa che vorremmo fare ma, se il volume di lavoro calerà oltre un certo livello, sarà inevitabile».

La prova del nove ci sarà a partire da lunedì 18 ottobre, quando i cancelli di Roncadin riapriranno dopo la pausa del weekend. ’azienda è consapevole che spesso prenotare in tempo utile i tamponi è un problema, perché le farmacie del territorio sono subissate di richieste. Ribadisce Dario Roncadin: «Da parte nostra, nei giorni scorsi, abbiamo fatto informazione e aiutato alcuni dipendenti che non riuscivano a reperire i tamponi. Continueremo a dare una mano a chi riscontra delle difficoltà, affinché i dipendenti siano messi nelle condizioni di ottenere il Green Pass».

Roncadin SpA con sede a Meduno (Pordenone), nasce nel 1992 per la produzione di pizza italiana di qualità per la grande distribuzione nazionale ed internazionale. Oggi in azienda lavorano circa 750 persone, il fatturato 2020 ha raggiunto i 140 milioni di euro e si producono 100 milioni di pezzi all’anno. Pizze e snack sono realizzati con un esclusivo metodo brevettato e con l’impiego del 100% di energia sostenibile certificata.

Trentino, consegne a rischio

Uno dei settori critici risulta essere quello dell’autotrasporto.  Stime alla mano, potrebbero mancare all’appello tra il 5 e il 15% degli autisti in città e fino al 25% nelle valli trentine. “Sono stime preoccupanti – dichiarano all’unisono il presidente di CNA Fita Alto Adige Juri Galvan e il presidente di CNA Trasporti merci Azem Celhaka  (in foto) – Si tratta ormai degli irriducibili, ovvero di lavoratori che non vogliono né vaccinarsi, né effettuare i tamponi. Per il dato preciso dobbiamo aspettare domani, ma è chiaro a questo punto che ci saranno, in particolare dalla prossima settimana, rallentamenti nella consegna delle merci”.

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Ritardi che, sottolinea il presidente di CNA Trentino Alto Adige Claudio Corrarati si ripercuoteranno inevitabilmente sulle imprese e sul rispetto delle scadenze. “Che ci sia uno zoccolo duro tra i lavoratori che ha deciso di non rispettare l’obbligo del Green Pass è ormai appurato. Il rischio – afferma Corrarati – è quello di una catena di contenziosi. È necessario prevedere sia nel pubblico che nel privato una moratoria sulle scadenze. L’azienda che non riesce a rispettare i termini di consegna dei lavori per la mancanza di personale o per ritardi nella consegna delle materie prime deve poter contare su una proroga”.