Compressori, la fine del marchio ACC in Italia (ma resterà in Bangladesh)

Non una giornata di festa, ammettono tutti i presenti; ma solo qualche mese fa l’ipotesi più probabile era il fallimento definitivo. Invece il marchio ACC proseguirà: non più a Borgo Valbelluna, dove per 50 anni ha accumulato competenze e know how, ma in Bangladesh.

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(una manifestazione a Borgo Valbelluna)

Ieri, nella sede del Comune che tanti capitoli della vertenza ACC ha ospitato, si è compiuto uno degli ultimi atti: le linee produttive della storica fabbrica dei compressori ex Zanussi, poi passata a una proprietà cinese ma mai uscita dalla crisi (non una crisi di mercato, perché la domanda non è mai venuta meno), sono passate di proprietà. Il ministero dello Sviluppo Economico ha aggiudicato la gara internazionale per la cessione delle linee non comprese nell’offerta della Sest di Limana a Walton Group, produttore di elettrodomestici con sede in Bangladesh, che si avvia a un fatturato di 1 miliardo di dollari e a un organico di 30.000 dipendenti.

A sottoscrivere il contratto di cessione il Commissario straordinario di ACC, Maurizio Castro, e il Ceo e proprietario di Walton Group, Golam Murshed. Quella di ACC è stata una storia corale di mobilitazione per l’azienda: lavoratori, regione, sindacato, poi il Mise; in strada erano scesi anche i vescovi, e il papa aveva rilanciato l’appello per la dignità del lavoro. Dunque «non è una giornata di gioia», ha chiarito il sindaco Stefano Cesa, che ha invitato a riflettere sulle politiche industriali che non sono di fatto riuscite a trattenere in Italia una parte fondamentale della filiera del freddo.

I tempi però, spiega Castro, erano diventati stretti: «Meno di un mese per mettere a disposizione le prime aree dello stabilimento alla Sest di Limana (Belluno), che procederà a una reindustrializzazione completa realizzando qui un prodotto differente». L’offerta presentata a inizio febbraio da LU-VE Group, multinazionale varesina quotata alla Borsa di Milano cui fa capo Sest, riguarda infatti l’acquisizione del ramo d’azienda di Italia Wanbao ACC per l’installazione di linee di produzione di scambiatori di calore, già realizzati nella fabbrica bellunese oltre che in altri siti del Gruppo, con la previsione di investimenti complessivi nel sito pari a 6 milioni in tre anni.

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La prospettiva era smantellare e rottamare le linee «che significano 50 anni di fatica, competenza, innovazione e 180 milioni di compressori realizzati – ha spiegato Castro – vendendo i rottami a peso. Gli stessi dipendenti preferiscono che si sia evitata questa fine». L’offerta di Walton permette inoltre di incassare «quanto serve per ripagare il debito verso alcuni lavoratori, per circa 2 milioni, e anche per rispettare la promessa fatta ai fornitori industriali, soprattutto quelli del territorio, per non lasciarli indietro».

Walton è una «Samsung del futuro» nella definizione del commissario straordinario, una azienda giovane che punta sul ciclo completo: produce frigoriferi, televisori e altri elettrodomestici su ciclo completo, anche i singoli componenti come il compressore. Ha rilevato anche marchi e brevetti, perciò sarà possibile trovare il compressore K firmato ACC nelle future produzioni. Infine, una trentina di dipendenti ACC non riassorbiti da Sest saranno reimpiegati in Walton per lo smontaggio e rimontaggio delle linee e la successiva formazione in Bangladesh.

Un paese, due crisi

Borgo Valbelluna è un comune bellunese di 13.351 abitanti (fonte Wikipedia): è nato ufficialmente il 30 gennaio 2019 dalla fusione degli ex comuni di Trichiana, Mel e Lentiai, e si è dato un nuovo nome.

Qui si sono concentrate due crisi ad alto rischio per la tenuta anche sociale del territorio: a Mel c’è la ACC, a Trichiana invece c’è Ideal Standard. Anche per quest’ultima, con il lavoro dell’Unità di crisi della regione Veneto, si è aperto un tavolo di reindustrializzazione.