Granchio blu, una collaborazione per limitare i danni (e metterlo in tavola)

L’avvistamento più recente risale a pochi giorni fa, nel golfo di Muggia: e come ha scritto l’Area marina protetta di Miramare, un’oasi di biodiversità marina gestita dal WWF Italia fin dal 1986, è il “Primo avvistamento di Granchio Reale Blu a Muggia. Specie aliena originaria del Nord America e vorace predatore è ormai diffuso nella laguna di Grado e Marano, ma finora mai osservato nella zona di Trieste“.

Il granchio blu, specie aliena originaria della costa atlantica degli Stati Uniti, è arrivato anche in cima all’Adriatico, dopo avere colonizzato il resto della costa fino alla Puglia e oltre.

Un’avanzata inarrestabile, quella del Callinectes sapidus – nome scientifico del granchio dalle caratteristiche chele di un azzurro intenso – che, nel Mediterraneo, non ha trovato predatori, facendo razzia di vongole e altri piccoli molluschi, e distruggendo le reti dei pescatori. I quali, salvo sporadici casi, quando ci si imbattono, lo gettano in mare come un rifiuto.

Considerato alla stregua di altre specie infestanti, il granchio blu è diventato un problema serio per la gente che vive di mare. Ma il suo futuro, ora, potrebbe essere meno roseo, se avrà successo l’intuizione di una società benefit di Rimini tutta al femminile, Mariscadoras srl, che prende il nome dalle pescatrici galiziane abituate a battersi con la natura e i pregiudizi.

Per riequilibrare una partita a vantaggio del granchio blu le cinque socie hanno individuato un predatore temibile: l’uomo. E un alleato prezioso, una società veneziana, Tagliapietra e figli, specializzata nella lavorazione e nella commercializzazione di prodotti ittici per la grande distribuzione. Il granchio blu infatti è ottimo: il suo sapore ricorda la granceola, a patti di saper lavorare la materia prima, cosa piuttosto complessa.

Una serie di contatti ha così aperto un nuovo potenziale mercato, che ora conta però sul contributo delle cooperative di pescatori dell’Adriatico. Nell’immediato, infatti, si cercherà di sensibilizzare i proprietari delle imbarcazioni a raccogliere su larga scala il granchio blu, liberando le coste dal predatore per fornire la materia prima all’industria di lavorazione, che si occuperà poi di immettere il prodotto sul mercato. Gli acquirenti, del resto, sembrano non mancare, soprattutto in Estremo oriente dove il Callinectes sapidus è già apprezzato (non per l’aspetto, ma per il palato).