Ucraina un anno dopo: i 22mila in Veneto, gli aiuti, i conti della guerra

Nelle notti dal 24 al 26 febbraio i palazzi comunali di Ca’ Farsetti e Ca’ Loredan a Venezia, e del Municipio e della Torre civica, a Mestre, saranno colorati con i colori blu e giallo della bandiera dell’Ucraina. E’ una delle molte iniziative per ricordare l’inizio dell’aggressione portata dalla Federazione Russa all’Ucraina, iniziata il 24 febbraio di un anno fa.

Veneto, il bilancio degli aiuti

Il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricorda il primo anno dall’inizio della guerra in Ucraina, cogliendo l’occasione per stilare un bilancio di quanto è stato fatto in Veneto

“Fin dall’inizio sono state ore difficilissime che hanno costretto intere famiglie ucraine a scappare: molte di queste hanno raggiunto l’Italia e anche il Veneto. La nostra Regione, anche grazie al servizio di Protezione Civile, ha dato prova dell’accoglienza di cui sono capaci i veneti. Creando in breve tempo una rete di accoglienza trasversale a istituzioni e associazioni”.

“Da subito la Regione ha avviato una raccolta fondi – ha sottolineato Zaia – e l’ampia solidarietà dei nostri cittadini ha permesso, alla fine dell’anno scorso, di raccogliere donazioni per circa 900mila euro. Importante anche la disponibilità dei veneti all’accoglienza: i privati, che sono rappresentati prevalentemente da famiglie, hanno messo a disposizione – nei mesi cruciali di richiesta di ricovero da parte degli ucraini che fuggivano dalla guerra – più di 4mila alloggi per un totale di circa 13mila posti letto”.

In questo contesto di ampia solidarietà veneta, Zaia fa il punto anche di quanto è stato fatto dalla Regione del Veneto in collaborazione con le Prefetture, i Comuni, le Province e la Città metropolitana di Venezia, il Dipartimento di Protezione Civile e gli Enti del terzo settore.

“In Veneto – ha spiegato – la popolazione ucraina presente è passata da circa 17mila a circa 22mila cittadini. La maggior parte di loro ha raggiunto la nostra regione trovando una collocazione autonomamente. Oltre 2.500 persone, i casi più complessi, sono stati invece gestiti direttamente dalla Regione Veneto, tramite la struttura commissariale attivata ad hoc. Molti di questi profughi, alcuni dei quali bambini, hanno avuto bisogno di assistenza sanitaria e hanno effettuato l’accesso nei nostri ospedali. Altri sono stati accolti presso gli ex ospedali che erano stati impiegati durante l’emergenza COVID-19, o attraverso altre strutture del terzo settore convenzionate dal Dipartimento di Protezione Civile”.

“Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, – ha ricordato Zaia – abbiamo voluto dare, con concretezza, aiuto anche nelle zone di guerra. La nostra Protezione Civile, in accordo col sistema nazionale, si è attivata per il trasporto in loco di materiale sanitario, tra cui farmaci, dispositivi medicali e attrezzature”.

Negli ultimi mesi il flusso dei profughi ucraini in Veneto si è notevolmente ridotto fino a raggiungere poche unità a settimana. Oggi sono 170 i posti letto delle strutture della Regione del Veneto disponibili e liberi per una prima accoglienza oltre ad altri 100 messi a disposizione dal Terzo settore nell’ambito del sistema dell’accoglienza diffusa.

La lettera dei sindaci

“Solidarietà e sostegno” e l’auspicio che si possa arrivare al più presto alla fine del conflitto. Ad un anno dall’invasione e dall’inizio della guerra russa all’Ucraina, le presidenti e i presidenti dei Consigli comunali delle grandi città italiane scrivono al sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, presidente dell’Associazione delle Città Ucraine, per manifestare a tutti gli amministratori e ai rappresentanti dei municipi ucraini “il nostro il pensiero a sostegno della coraggiosa battaglia del popolo ucraino”.
La lettera è stata sottoscritta dalle presidenti e dai presidenti dei Consigli comunali di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Palermo, Catania, Bologna, Firenze, Venezia, Genova, Messina, Reggio Calabria, Cagliari, Aosta, Ancona, Bolzano.

Il testo della lettera:

Gentile, Vitali Klitschko – Chair of the Association of Ukrainian Cities (AUC) and Mayor of Kyiv presidente Anci Ucraina.
Caro collega,
Il 24 febbraio 2023 sarà trascorso un anno dall’invasione russa in Ucraina; un anno di guerra, di violenze e devastazioni che non hanno risparmiato neanche i vostri bambini.Da subito la Nato, l’Unione europea, l’Italia si sono opposte politicamente all’aggressione e schierate a sostegno del vostro popolo oppresso. Oggi, in occasione di questo triste anniversario, vogliamo esprimerti la nostra solidarietà e la nostra vicinanza, e ti chiediamo di far arrivare questo messaggio e il nostro il pensiero a sostegno della coraggiosa battaglia del popolo ucraino alle colleghe e ai colleghi amministratori locali e rappresentanti dei municipi ucraini.
Con l’auspicio che un negoziato rispettoso frutto del lavoro della diplomazia internazionale possa portare al più presto alla fine del conflitto, ti salutiamo calorosamente. 

Le Presidenti e i Presidenti dei Consigli comunali di Venezia, Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Palermo, Catania, Bologna, Firenze, Genova, Messina, Reggio Calabria, Cagliari, Aosta, Ancona, Bolzano.
Venezia, 23 febbraio 2023

I conti del conflitto

Un milione di export in meno al giorno verso Ucraina e Russia nei primi 9 mesi del 2022 (-267 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per un -21,8%). La guerra, come era prevedibile, ha impattato fortemente nei rapporti commerciali tra le imprese del Veneto ed i due Paesi. E, ad un anno dal conflitto la preoccupazione sta in una possibile escalation. E’ necessario che la Comunità Europea lavori per la pace”.

Lo afferma Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto a commento dei dati elaborati dall’Ufficio Studi della Federazione.

“365 giorni drammatici – prosegue – che hanno caratterizzato negativamente l’attività delle nostre imprese: bollette per l’energia più che raddoppiate, difficoltà nel reperimento di materie prime, aumento dei costi del trasporto via container e, ovviamente, la riduzione delle esportazioni verso Russia e Ucraina che ha “fermato” il nostro manifatturiero a 955 milioni e mezzo di euro (primi 9 mesi del 2022) con un calo del 21,8%. Nello stesso periodo del 2021 avevamo esportato merci per 1 miliardo e 222 milioni di euro. Di fatto, rispetto a nove anni fa – prima dell’invasione della Crimea – le nostre esportazioni verso le aree del conflitto si sono dimezzate. Un duro colpo per le nostre imprese che, pur essendo esposte con una quota non così rilevante pari all’1,6% del nostro export (attestatosi a quasi 59 miliardi nei primi 9 mesi del 2022), contribuiscono in modo rilevante su scala nazionale: siamo la 3a regione con un peso del 18,3% sul totale nazionale esportato nei due Paesi”.

I dati dell’export: Il Veneto verso Russia e Ucraina esporta principalmente macchinari e apparecchiature n.c.a. (28,0% del totale delle esportazioni manifatturiere verso i due Stati), abbigliamento anche in pelle e pelliccia (12,5%), apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (8,0%), prodotti in metallo (7,5%) e mobili (6,4%).

Tutti questi principali settori hanno registrato una forte contrazione nei primi 9 mesi del 2022 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Sono aumentate invece le esportazioni made in Veneto di prodotti alimentari (+28,0%), prodotti della metallurgia (+35,6%) e di altri mezzi di trasporto (da 12 mln di euro a 29,5 mln di euro).

“I primi 5 settori, che pesano per oltre il 62% di tutte le nostre esportazioni manifatturiere verso Russia e Ucraina – spiega Roberto Boschetto – sono tutti made in Italy a grande concentrazione di MPI in cui lavorano 16.365 imprese artigiane venete, il 53,4% del totale manifatturiero artigiano”.

Crowdfunding for freedom

Crowdfunding for freedom è l’iniziativa di Ginger Crowdfunding per sostenere le organizzazioni che stanno aiutando la popolazione ucraina a rispondere in modo resiliente alla guerra, ma anche le donne e gli uomini iraniani a continuare a lottare per i loro diritti e che vogliono evitare che si riduca la soglia di attenzione pubblica su questi eventi epocali.

Ginger gestisce Ideaginger.it  la piattaforma di crowdfunding con il tasso di realizzazione dei progetti ospitati del 95%, il più elevato in Italia. Dal 2013 i Campaign Manager di Ginger hanno aiutato i progettisti di oltre 900 campagne di crowdfunding a progettare, realizzare e
promuovere raccolte fondi online efficaci.

“Lanciare una campagna di crowdfunding può essere semplice nei primi giorni di un’emergenza, ma diventa più complesso quando la stessa si protrae per tempi apparentemente lunghi per chi la vive sui social o in televisione ma decisamente brevi per chi sta scrivendo la storia” ha dichiarato Agnese Agrizzi, ceo di Ginger Crowdfunding, che ha aggiunto “Perché da un lato il bisogno di aiuto delle popolazioni colpite aumenta, ma dall’altro gli spazi mediatici si riducono ogni giorno. E proprio ora che il passare del tempo rende tutto più difficile sentiamo sia necessario metterci a completa disposizione”.

Per questo motivo durante tutto il 2023 Ginger offre senza costi opportunità formative al crowdfunding dedicate, il supporto dei propri consulenti e la piattaforma Ideaginger.it alle organizzazioni che stanno aiutando la popolazione ucraina e quella iraniana. Si comincia con il webinar Crowdfunding for freedom, che si terrà il 27, il 29 marzo e il 5 aprile, dalle 16:30 alle 18:30.

I Campaign Manager di Ginger affiancheranno poi i partecipanti con percorsi di consulenza dedicati, per aiutarli a utilizzare il crowdfunding per massimizzare i fondi raccolti e coinvolgere il più alto numero possibile di donatori. Partecipare è semplicissimo, basta compilare il modulo per candidare un progetto nel sito di Crowdfunding for freedom https://forfreedom.ideaginger.it

“Con il nostro lavoro siamo a fianco delle battaglie civili del nostro tempo. Per celebrare i dieci anni di attività di Ginger la cosa più giusta da fare ci è parsa offrire la nostra esperienza, passione e tecnologia senza costi a chiunque voglia usare il crowdfunding per raccogliere le risorse economiche per intervenire concretamente, ma anche per costruire una comunità coesa di persone che,
donando, si alzano in piedi e diventano ambasciatrici del diritto alla libertà delle donne e degli uomini in Iran e Ucraina” ha concluso Agnese Agrizzi.