Studenti spaziali: gli universitari di Padova progettano un razzo

Si chiama THRUST – Transdisciplinary Hybrid Rocket University student’s Training- ed è uno dei progetti innovativi studenteschi che l’Università di Padova finanzia annualmente per mettere alla prova i suoi più giovani talenti a realizzare le loro idee.

THRUST ha l’obiettivo di realizzare un razzo per competere agli “Europei dell’experimental rocketry” con la sua prima tecnologia, SFR I. Il team, composto da 45 studenti (qui il team al completo), sogna di portare la scienza dei razzi in Italia. Avviato nel 2020 il progetto mira a mettere a punto un missile capace di trasportare tre cansat, cioè mini satelliti delle dimensioni di una lattina, fino a un’altezza di tre chilometri.

Il team è in continua espansione, e aperto ai diversi tipi di abilità. Il progetto THRUST era presente nei giorni scorsi al Veneto Space Meeting nello “spazio” di Fondazione Univeneto, l’istituzione interuniversitaria che racchiude le quattro grandi realtà universitarie regionali e – attraverso rappresentanti dell’ateneo padovano – partecipa al Direttivo e coordina le scelte tecnico scientifiche della rete aerospaziale veneta rispettivamente con il prof Luciano Gamberini e il prof Carlo Bettanini.

È stato così possibile vedere da vicino i risultati dell’eccellenza nella ricerca aerospaziale del Veneto, frutto anche della collaborazione più che trentennale fra enti di ricerca e aziende del territorio, come nel caso degli strumenti sviluppati per le principali missioni internazionali dal Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali (CISAS) “G.Colombo” sotto la guida del compianto direttore Stefano Debei.

Erano presenti la “gemella” della Wide Angle Camera della missione Rosetta e quella dello strumento DREAMS della missione Exomars; accompagnavano l’ultima “creazione” del centro, il meccanismo di chiusura del telescopio JANUS, partita con la missione JUICE appena un mese fa per un viaggio di 11 anni verso le Lune ghiacciate di Giove.

Non poteva mancare il focus sul nuovo paradigma della “space economy”: lo spazio concepito come bene comune per lo sviluppo di servizi “downstream” accessibili gratuitamente a enti e cittadini; sono state presentate applicazioni di diversi dipartimenti di Unipd per il monitoraggio remoto delle coltivazioni e le applicazioni al settore vitivinicolo basate sui dati satellitari. Infine le molteplici potenzialita’ della mobilità avanzata, racchiuse nei progetti dello start hub dello IUAV di Venezia concentrati su sistemi di trasporto innovativi.