Fare il produttore di olio d’oliva in Veneto è sempre più difficile

Si avvia verso la conclusione la campagna olearia 2023, con gli ultimi giorni di raccolta in Veneto. La qualità è buona e l’olio registra delle ottime rese, anche se la quantità non è ai livelli delle annate migliori.

“Per certi aspetti il 2023 è stato migliore dell’anno scorso, segnato dalla siccità che aveva casato una forte cascola – spiega Leonardo Granata, presidente degli olivicoltori di Confagricoltura Veneto e produttore dei Colli Euganei -.  La situazione, tuttavia, è disomogenea anche negli stessi areali: ci sono aziende agricole che portano a casa una buona produzione, mentre altre non hanno prodotto nulla o quasi. Diciamo che, in media, si prevede un bilancio con una percentuale del 50-60% di raccolto rispetto al 45% del 2022. Ringraziamo le piogge, che hanno favorito la buona qualità delle olive, anche se ci sono stati danni consistenti da grandine, soprattutto in aprile, che hanno colpito ampie fasce della Pedemontana veneta: dal Garda a Vittorio Veneto, passando per i Colli Euganei. D’altra parte, la situazione climatica è questa e dobbiamo abituarci, se pensiamo che negli ultimi cinque anni c’è stata solo una stagione che si è salvata pienamente senza soffrire gelo, grandine o siccità. L’olio veneto, comunque, è di altissima qualità grazie all’impegno forte dei produttori. Chiediamo però più attenzione sulla ricerca e sulla promozione, per diffondere una cultura sul prodotto olio esattamente come si fa con il vino”.

Il tavolo regionale

La Regione Veneto ha convocato un tavolo tematico sull’olio per affrontare le principali criticità. “Bisogna riconoscere che l’ente regionale ha riportato l’attenzione sull’olivicoltura – sottolinea Granata -. Penso anche a Veneto Agricoltura, che ha finanziato un progetto dedicato ad alcuni aspetti dell’oliveto, in modo particolare a fioritura, allegagione e cascola. È partito un monitoraggio su oliveti campione tra Garda, Valpolicella, Colli Euganei e Alta Trevigiana per capire quali interventi fare, a livello di concimazioni, per mitigare fenomeni come quello della cascola. Segnalo anche che l’Università di Verona sta studiando i problemi causati a chiome e cortecce da insetti come l’euzophera. Importanti segnali di interesse verso l’universo oleario, che però ci auguriamo siamo solo il primo passo di un percorso costante e duraturo, perché fare il produttore di olive oggi è sempre più difficile tra manodopera, aumento dei costi di produzione dal frantoio agli imballaggi e norme a livello nazionale ed europeo che ci tagliano le gambe. E’ il caso dell’etichettatura e divieto di fitofarmaci utili per combattere la mosca olearia”.

I consumi

Nel settore c’è preoccupazione per il calo dei consumi, che secondo i dati recenti della Commissione Ue è stato nel 2023 del 18%, causato dall’inflazione. L’aumento dei prezzi dell’olio sugli scaffali non aiuta. “Serve un’adeguata campagna di promozione a livello istituzionale che faccia capire il valore della catena olivicola italiana – osserva Alessandra di Canossa, presidente di settore di Confagricoltura Verona e produttrice sul lago di Garda -, dal più modesto olio d’oliva ai prodotti di alta gamma, ma anche quanto i produttori, a partire da quelli più piccoli, siano importanti per i paesaggi magnifici che attraggono il turismo di tutto il mondo. Pensiamo alla bellezza degli uliveti sulla riviera gardesana o sui Colli Euganei, garantita dal lavoro di manutenzione e cura degli agricoltori. Bellezza dei paesaggi e qualità sono i nostri segni distintivi, sui quali occorre fare cultura per far capire al consumatore che, come con il vino, anche per l’olio è cosa saggia e salutare scegliere prodotti di qualità, locali, spendendo il giusto prezzo. Da parte nostra, dobbiamo invogliare gli olivicoltori a continuare a produrre olio di qualità, selezionando bene le olive, affinché sia sempre più ricercato e apprezzato dal mercato.

Secondo i dati 2022 di Veneto Agricoltura, la superficie a olivi in produzione è di 5.142 ettari, in lieve calo rispetto al 2021 (-0,8%). Circa il 70% delle piante è situato in provincia di Verona (3.565 ettari), seguita da Treviso (563 ettari) e Padova (440 ettari). La produzione 2022 è stata di 14.761 tonnellate.