Una carriera iniziata da stagionale: oggi è madrina di Fiera dell’Alto Adriatico

Non hanno scelto un nome dello spettacolo, questa volta. Nicoletta Rossi, 54 anni, originaria di Jesolo, è più di una madrina per l’edizione numero 53 della Fiera dell’Alto Adriatico – Salone Nazionale di Caorle. Il motivo è legato alla sua storia professionale. Come tanti giovani aveva iniziato come “stagionale”, riuscendo a fare un percorso di crescita professionale, fino a diventare assistente alla direzione, all’interno dello stesso gruppo alberghiero della città, assunta a tempo indeterminato.

Molto più di una madrina, dunque: “Una vera e propria ambasciatrice di quell’esercito di lavoratori impiegati negli hotel, ma anche nei ristoranti, nei campeggi, in spiaggia come nelle grandi attrazioni, insomma in tutto ciò che riguarda il turismo e che oggi, a ragione, viene considerato come capitale umano, spiega l’Associazione Jesolana Albergatori che, con i comuni di Jesolo e Caorle e Venezia Expomar Caorle, è impegnata nell’organizzazione della Fiera dell’Alto Adriatico – Salone Nazionale di Caorle, e ha deciso di dedicare la rassegna a loro, quelli che lavorano.

La giornata inaugurale, domenica 28 gennaio, alla presenza del governatore del Veneto, Luca Zaia. “Da sempre andiamo sostenendo – spiega il presidente Aja, Pierfrancesco Contarini – come il capitale umano sia di fondamentale importanza per le nostre attività. Con questa scelta abbiamo voluto ribadirlo ancora una volta e ancora con più forza. In una Fiera come la nostra, capace di mettere assieme tutte le realtà imprenditoriali del nostro comparto, non potevamo non dedicare uno spazio al nostro “capitale umano”. È un riconoscimento dovuto e di cui siamo fieri”.

L’esperienza

Nicoletta si è raccontata così: “Mi ero diplomata da poco e cercavo un lavoretto per l’estate, per pagarmi gli studi, che erano linguistici in ambito turistico, dopo alcune esperienze come commessa e in un supermercato; un’amica mi ha detto che in questo hotel stavano cercando una collaboratrice, ho fatto il colloquio e mi hanno assunto. Finita la stagione mi hanno chiesto se fossi disponibile per l’inverno, per quei lavori di segreteria che solitamente si svolgono. Accettai e, successivamente, venni assunta. Da 35 anni sono qua e devo ringraziare il titolare, persona che mi ha insegnato tutto”.

Cosa ti ha dato il lavoro stagionale?

“Per una persona che studia, com’ero io, può rappresentare motivo per aiutarti economicamente. Ma è anche una opportunità per il futuro, come lo è stata per me. Mi ha dato la possibilità di apprendere tante cose e di occupare posizioni sempre più importanti. Dal punto di vista umano mi ha fatto vivere una esperienza bellissima, in un ambiente familiare, con persone che mi hanno accompagnato, e che poi mi hanno portato a rimanere”.

Cosa si potrebbe fare per rendere il lavoro in ambito turistico più appetibile?

“Nei giovani vedo meno senso di appartenenza, meno passione e volontà di guardare ad una opportunità per il futuro; c’è più un “prendo i soldi e vado”. Forse tra gli imprenditori, questa crescita esponenziale e questa evoluzione del fare turismo, tutto così veloce ed immediato, sta facendo mancare un po’ quell’aspetto familiare che è sempre stato alla base delle imprese turistiche. Dobbiamo tornare a trasmettere la passione”.

Nonostante tutto, una esperienza stagionale “la consiglio e, se potessi, vorrei parlare ai giovani per spiegare loro che cosa mi ha appassionato e cosa mi ha dato. L’accoglienza, che sta alla base del fare turismo, è una delle cose più belle che si possano dare e delle soddisfazioni più grandi”.