L’azienda che fonde Dna cinese e qualità veneta, e punta a 100 assunzioni

«A 9 anni ero un bambino che andava alle elementari al mattino e lavorava al pomeriggio. Ero lontano 10mila km da casa, dalle cose che conoscevo, dalla vecchia scuola, dagli amici di sempre e non parlavo una sola parola di Italiano. Matteo Hu, 41 anni, è nato da genitori cinesi e cresciuto letteralmente tra tacchi e tomaie nel distretto storico delle calzature di lusso eleganti della Riviera del Brenta. Oggi guida un’azienda che è un caso di eccellenza. «Per me, cinese nell’Italia degli anni 90, non è stato facile, non mi ha aiutato nessuno. Ho trovato naturale iniziare la mia attività di imprenditore prendendo in mano l’azienda di famiglia e dandole un’impronta più moderna».

Quella di CY Calzature è una storia di lavoro, qualità e di integrazione: «Sono partito da quello che è ancora oggi il nostro fiore all’occhiello, l’orlatura della tomaia, e che ci ha fatto conoscere alle aziende del lusso con le quali ormai collaboriamo da anni».

La crescita

Questi anni hanno visto una crescita costante di CY Calzature che, anche nel 2020, in piena pandemia, quando le persone non uscivano di casa e gli acquisti si indirizzavano perlopiù su scarpe da ginnastica o pantofole, ha chiuso l’anno con un + 20% di fatturato (pari a 3 milioni e 300mila euro), per poi crescere del 39% nel 2021 (a quota 4 milioni e 600mila euro) e del 38,5% nel 2022 (fino a raggiungere i 6 milioni e 400mila euro).

«Quest’anno – riprende Hu – ci prepariamo a chiudere a 7 milioni e mezzo mentre per il 2024, grazie a un’innovazione nel sistema produttivo che abbiamo introdotto proprio a novembre con l’apertura di due nuovi plant produttivi in aggiunta ai tre già esistenti, contiamo di raddoppiare la produzione e di conseguenza il fatturato».

Scarpe e brunch

Matteo si definisce un imprenditore seriale: una volta terminati gli studi, ha approfondito da solo il tema del miglioramento personale. «Ne sono appassionato, leggo tutti i giorni libri e volumi sul business, biografie e testi che parlano di come accrescere le proprie competenze e capacità».

Una passione travasata sul lavoro: oggi Hu si trova a capo non solo di CY Calzature, ma del gruppo C Capital di cui fanno parte anche aziende di consulenza manageriale e del settore della ristorazione alle quali appartiene anche Brunch Republic.

Dalle calzature al cibo, qual è il legame? «Come le migliori storie, o nascono per caso o per amore. In questo caso le diversificazioni del nostro gruppo nascono non per amore del business ma delle persone. Per questo abbiamo scelto di investire e di credere nei sogni, e in particolare nel sogno di un nostro collaboratore, Marco Pani, dal quale nacque l’idea di Brunch Republic. Lui scelse me e io scelsi lui».

Brunch Republic ha aperto il primo locale a Venezia Mestre, a pochi passi da Piazza Ferretto: «Da qui – racconta – visto il successo della formula, è nato un brand e una catena di locali a gestione diretta e in franchising». Il secondo punto vendita viene aperto in zona universitaria a Treviso, pochi mesi prima dello scoppio della pandemia. Nonostante le difficoltà provocate da lockdown e limitazioni, l’idea si rivela vincente e si sviluppa nel 2023 quando vengono inaugurati il primo flagship store a Padova con 140 posti a sedere, un nuovo locale a Vicenza e il primo franchising a Firenze, cui seguiranno nei primi mesi del 2024 le aperture di Trieste, Modena e Riccione.

L’innovazione

Per quanto riguarda le calzature, l’innovazione che Matteo Hu ha introdotto assieme a Davide Boscolo Meneguolo, direttore dello stabilimento e responsabile del nuovo progetto, è stata ripresa dalle aziende del Sud Italia che producono sneakers luxury, e poi riadattata alle scarpe di lusso eleganti che vengono prodotte nel distretto.

«Si tratta del primo sistema di orlatura a manovia che permette ai nostri operai, a oggi un’ottantina di cui 30 inseriti solo nell’ultimo anno, di produrre in maniera più semplice e veloce. A pieno regime riusciremo a produrre circa il 50% in più rispetto al tradizionale processo produttivo».

La meccanizzazione dei sistemi produttivi e l’innovazione nel metodo adottato nei nuovi stabilimenti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non delegherà una quota di lavoro alle macchine a scapito dell’occupazione; al contrario consentirà all’azienda di assumere altro personale.

Il lavoro

Tutti i dipendenti impiegati in questo progetto sono italiani, ma Hu tiene a chiarire che c’è un principio base: «La nazionalità di una persona non è mai importante, nella vita quotidiana come nel lavoro. A essere importanti sono i suoi valori e la sua etica. Quando assumiamo qualcuno in azienda ci assicuriamo che sia una persona che condivide i nostri valori; il resto non importa e non dovrebbe importare mai».

Non solo: «La ricerca dell’eccellenza sarà la nostra mission per i prossimi anni. Nel 2024 intendiamo allargare ampiamente la famiglia di Cy Calzature, superando le 100 persone. Intendiamo sviluppare ulteriormente il nostro reparto di taglio e preparazione pellami e implementare nuovi macchinari che ci permetteranno di effettuare delle lavorazioni accessorie al fine di rendere sempre più completo il servizio».

 

Si parla di #StorieaNordest. Potrebbe interessarti anche:

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