Sono arrivati in serata a Lusia e nella bassa Veronese i primi stagionali qualificati dal Marocco che rispetteranno il periodo di quarantena prima di dedicarsi al lavoro.
A fronte di una richiesta annua di 4.905 assunzioni per la provincia di Verona e 1.435 per Rovigo – secondo i dati di Veneto Lavoro del 2020 erano 8.970 i nord africani occupati nei campi veneti – c’è attesa tra le aziende per questo contingente iniziale frutto delle trattative intraprese da Coldiretti con l’Ambasciata italiana a Rabat.
La comunità di lavoratori agricoli provenienti dal Paese nordafricano è la seconda più presente in Italia – spiega Coldiretti – dopo quella rumena. Apprezzati per la specializzazione quanto per la capacità di operare in squadra – commenta Coldiretti Veneto – sono un aiuto insostituibile per la produzione tabacchicola regionale e per le fasi di maturazione delle principali coltivazioni Made in Italy.
Le campagne di raccolta di frutta e verdura in Veneto fino alla vendemmia richiedono ogni anno una presenza cospicua di operai stranieri specializzati e non – sostiene Coldiretti Veneto -. A causa dell’emergenza sanitaria le ordinanze internazionali hanno bloccato i flussi di ingresso imponendo anche periodi di quarantena e autorizzazioni burocratiche che hanno rallentato di fatto le procedure per avere la disponibilità immediata.
“Operazioni diplomatiche come questa – precisa Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto – rispondono alle necessità delle imprese agricole, che nonostante il Covid non hanno mai smesso di operare per l’approvvigionamento dei beni alimentari alla collettività. In queste condizioni è importante l’annuncio da parte della Commissione europea del passaporto vaccinale con l’obiettivo di consentire la libera circolazione all’interno dell’Unione per lavoro o turismo” conclude Salvagno nel sottolineare l’importanza di lavorare a livello nazionale per accordi bilaterali con i Paesi dove è più rilevante il flusso di lavoratori.
Ma un’altra questione incombe sulle aziende agricole venete dove senza decreto flussi e proroga dei permessi di soggiorno rischiano di mancare all’appello lavoratori in una fase delicata della stagione a causa delle limitazioni all’arrivo di manodopera straniera, ma anche delle difficoltà burocratiche che impediscono l’utilizzo di quella italiana. E’ quanto emerge dal report di Coldiretti su “Il lavoro e le frontiere nell’era del Covid” diffuso oggi.
A pesare sono i limiti al passaggio nelle frontiere disposti da molti Paesi per l’avanzare dei contagi – spiega Coldiretti Verona – ma la situazione rischia di peggiorare se non verranno prorogati i permessi di soggiorno per i lavoratori stranieri presenti in Italia, in scadenza il 30 aprile prossimo. Da qui la richiesta di Coldiretti di prorogare i permessi, ma anche di accelerare l’emanazione del Decreto Flussi 2021 che dovrebbero portare nelle campagne italiane altri 18mila lavoratori extracomunitari.
Con una adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale– rileva Coldiretti – può offrire ai cittadini in difficoltà almeno 200mila posti di lavoro che in passato erano affidati necessariamente a lavoratori stranieri stagionali. “Una opportunità che deve essere dunque accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro” chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “serve anche una radicale semplificazione che possa ridurre la burocrazia, garantire flessibilità e tempestività del lavoro stagionale in un momento in cui tanti lavoratori di altri settori sono in difficoltà”.
Il tema della carenza di lavoratori stagionali è ormai ricorrente: lo scorso maggio, per portare in Italia le collaboratrici stagionali in arrivo dalla Romania, bloccate al confine con l’Ungheria, la tenuta J. Hofstätterha aveva dovuto affittare un jet privato.