La nuotatrice ipovedente Cristina Albicini, atleta di San Bonifacio, è nota per le medaglie conquistate ai campionati paraolimpici riservati a chi soffre di disabilità sensoriale e visiva. Agli Assoluti invernali di Napoli, all’inizio dell’anno, fra 180 atleti, Cristina Albicini è salita due volte sul podio con un oro nei 400 stile libero e un bronzo nei 100. Pochi mesi prima, a Bari nei Campionati italiani individuali, l’atleta veronese aveva conquistato quattro medaglie: un oro, un argento e due bronzi, realizzando anche tre record personali. A supportare la sua attività era arrivata la sponsorizzazione da parte della Pedrollo, un aiuto per rendere più agevoli i trasferimenti per gli allenamenti, in modo da poter proseguire l’impegno sportivo in tutta tranquillità, puntando a sempre nuovi successi.
Silvano Pedrollo – nato ad Arcole nel 1945, sposato con Olimpia Pizzolo, due figli – ha ricevuto dall’università degli studi di Padova la laurea ad honorem In “Ingegneria dell’Innovazione del Prodotto”. È fondatore e Presidente della Pedrollo Spa, industria italiana una delle maggiori società metalmeccaniche del Nordest e tra i leader mondiali nel settore delle elettropompe per uso agricolo, civile e industriale: un gruppo che progetta e produce interamente in Italia, negli stabilimenti di S. Bonifacio (Verona), oltre due milioni di elettropompe che vengono esportate per il 90% in 160 Paesi del mondo (e ampiamente copiate).
Prodotti avanzati e solidi, ma alla portata anche delle economie più povere dei Paesi in via di sviluppo, perché secondo l’azienda veronese non c’è crescita senza condivisione delle risorse; senza portare benessere e prosperità, facendo “fiorire il deserto”.
“Silvano Pedrollo è noto per la sua attività imprenditoriale – spiega il rettore dell’Università di Padova, Giuseppe Zaccaria, commentando la scelta – ed è in possesso di un elevato profilo scientifico-tecnologico, come titolare di più di 150 brevetti industriali nazionali e internazionali nel settore. Risulta quindi perfettamente in linea con gli obiettivi formativi del corso di laurea in Ingegneria dell’innovazione del prodotto. Inoltre Pedrollo si qualifica per un’intensa attività sociale, testimoniata da numerosi gesti di solidarietà in Italia e nei Paesi del Terzo mondo”.
Tra questi il Progetto Acqua, che ha consentito la realizzazione di 1.200 pozzi in Africa che soddisfano il fabbisogno idrico di più di due milioni di persone, non più costrette a camminare per chilometri per bere, lavarsi e coltivare. L’obiettivo per il futuro è di proseguire su questa strada fino a installare 10mila pozzi. Anche questo può essere visto come un “miracolo” dell’innovazione, così come i “mattoni di speranza” fatti di scuole, centri di accoglienza e di formazione e ospedali costruiti un po’ ovunque nel mondo.
L’innovazione, ha spiegato il neo dottore nella sua lectio magistralis, fa parte del Dna dell’azienda fin dalla nascita: non riguarda solo la tecnologia, ma abbraccia tutto l’ambiente aziendale, dalla formazione all’automazione, dalla logistica alla commercializzazione.
“I veri fattori di crescita, sia per il sistema economico che per la società, sono l’innovazione e il senso di responsabilità – ha commentato Silvano Pedrollo –. L’innovazione non è un problema soltanto degli imprenditori e delle aziende: deve riguardare anche politica e istituzioni, società civile e comunità locali, scuola e Università. Non bisogna cambiare il mondo, ma cambiare noi stessi, le aziende e il modo di produrre, per mettere la tecnologia al servizio dello sviluppo e poter guardare al futuro senza averne timore”. E se innovazione e responsabilità sono fattori di crescita, “la tecnologia rimane la chiave per vincere la sfida del cambiamento e assicurare alle aziende, alla società e al pianeta una crescita equilibrata e sostenibile, con una doverosa attenzione all’ambiente e allo sfruttamento responsabile delle risorse. Solamente investendo nelle nuove tecnologie e applicandole con tenacia quotidiana ai processi e ai prodotti potremo dare risposte concrete alle sacrosante aspirazioni di sviluppo di miliardi di persone, dapprima stabilizzando e poi progressivamente riducendo le situazioni di crisi oggi sotto gli occhi di tutti. Io credo che oggi la vera rivoluzione non sia cambiare il mondo, ma cambiare noi stessi, le nostre aziende, il nostro modo di produrre – ha concluso –. Possiamo, anzi, dobbiamo riuscirci mettendo la tecnologia e le innovazioni al servizio dello sviluppo. O meglio ancora, di un “buon” sviluppo. Solo così potremo guardare al futuro senza averne timore”.
Attraverso le innovazioni alla Pedrollo in questi 40 anni non c’è mai stato un licenziamento né un solo giorno di cassa integrazione.